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Associazione tra diabete ed eventi clinici avversi a 1 anno in una coorte multinazionale di pazienti ambulatoriali con scompenso cardiaco cronico: risultati dall’ESC-HFA Heart Failure Long-term Registry

A cura di Enrico Pergolizzi

5 giugno 2017 (Gruppo ComunicAzione) – La prevalenza del diabete tipo 2 (DMT2) è in costante crescita e si prevede che continuerà ad aumentare poiché l’obesità e gli altri fattori di rischio per il diabete stanno diventando sempre più comuni. Diabete e pre-diabete sono spesso associati a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari (MCV), che rimangono la principale causa di mortalità in tutto il mondo, nonostante una notevole riduzione negli ultimi 30 anni dei tassi di mortalità corretti per età. Ciò significa che la mortalità per MCV è stata ritardata, ma non risolta.

Lo scompenso cardiaco cronico (SCC) è una sindrome clinica progressiva e complessa degli anziani e l’impatto prognostico del diabete stesso nei pazienti con SCC può essere clinicamente rilevante poiché tali due condizioni patologiche spesso coesistono e condividono comuni fattori di rischio e comorbilità che portano a morte precoce, quali stili di vita non salutari e molteplici disfunzioni cardiometaboliche, come ipertensione, insufficienza renale cronica (IRC), dislipidemia e ipercoagulabilità. Anche lo stesso SCC peggiora l’insulino-resistenza e può aumentare la prevalenza del diabete con scarso controllo glicemico.

Attualmente, una grande percentuale di ricoveri ospedalieri per MCV si registra a causa di un peggioramento dello SCC, spesso in associazione al DMT2 e con outcome di sopravvivenza a breve e lungo termine molto scarsi.

La relazione tra DMT2 e outcome di sopravvivenza nel contesto di multimorbilità nei pazienti con SCC (ad esempio, cardiopatia ischemica, ipertensione e IRC) è nota da oltre un decennio (1-4), ma ci sono pochi dati recenti, spesso anche conflittuali o inconcludenti, di confronto sui risultati di sopravvivenza a medio-lungo termine provenienti da grandi coorti europee di pazienti ambulatoriali con SCC.

Per tale motivo Marco Dauriz e coll. hanno cercato di esplorare l’impatto prognostico del diabete in 1 anno sui tassi di morte per tutte le cause, di morte per MCV e di prima ospedalizzazione per peggioramento di uno scompenso cardiaco (SC) tra 9428 pazienti ambulatoriali con SCC iscritti al General Long-Term Registry dell’EURObservational Research Programme (EORP) della European Society of Cardiology (ESC) e della ESC-Heart Failure Association (HFA). I dati sono stati pubblicati sulla rivista Diabetes Care (5).

Rispetto ai pazienti non diabetici, i pazienti affetti da diabete (n = 3440, 36,5%) a 1 anno avevano più elevati tassi cumulativi di morte per tutte le cause (9,4 vs. 7,2%; hazard ratio [HR] aggiustato 1,28; IC 95% 1,07-1,54), di morte per MCV (4,8 vs. 3,8%; HR aggiustato 1,28; IC 95% 0,99-1,66) e di ospedalizzazione per SC (13,8 vs, 9,3%; HR aggiustato 1,37; IC 95% 1,17-1,60), indipendentemente da età, sesso, BMI, fumo, pressione arteriosa sistolica, velocità di filtrazione glomerulare stimata, emoglobina, eziologia dello SC, frazione di eiezione ventricolare sinistra, ipertensione, uso di statine, pregresso ictus o malattia polmonare ostruttiva cronica. Tra i pazienti con SCC che avevano misurazioni di HbA1c disponibili al basale (n = 2567), vi era una associazione significativa e indipendente fra aumento di HbA1c e il rischio a 1 anno sugli outcome di sopravvivenza.

In conclusione, la presenza del diabete aumenta notevolmente il rischio di esiti clinici avversi a 1 anno nei pazienti ambulatoriali con SCC, indipendentemente dai molteplici comuni fattori di rischio. In tale popolazione di pazienti a rischio particolarmente elevato deve essere considerato un trattamento più efficace e personalizzato del diabete.


  1. Nat Rev Cardiol 2011;8:30-41
  2. Br J Gen Pract 2008;58:488-94
  3. Am J Cardiol 2009;103:88-92
  4. JACC Heart Fail 2015;3:136-45
  5. Diabetes Care 2017;40:671-78 | Pub Med

AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.