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Diabete No Grazie

Non più di un bicchiere….

Il consumo di alcol ha effetti controversi sul rischio di malattia cardiovascolare; in qualsiasi caso, i risultati di una recente indagine rafforzano il razionale delle politiche mirate a ridurre e moderarne l’abitudine. a cura di Sara Colarusso

Il consumo di alcol ha da sempre mostrato effetti controversi sul rischio di malattie cardiovascolari (infarto miocardico, angina, ictus: dagli studi condotti finora emergono infatti dati contrastanti). Ad esempio, alcuni studi epidemiologici ci dicono che in persone che fanno un uso moderato di alcol (15-30 g/giorno) si osserva un rischio minore di malattia coronarica, rispetto a soggetti astemi o forti bevitori. Per contro, l’alcol sembra associarsi a un maggiore rischio di ictus emorragico e ischemico.

Gli studi pubblicati finora hanno peraltro analizzato solo il consumo di alcol al momento dell’osservazione, e senza fare differenze fra i vari tipi di alcol (esempio: vino o birra) in relazione alle diverse malattie cardiovascolari.

Una recente indagine condotta in 23 centri di 10 paesi europei ha cercato di fare chiarezza, analizzando la correlazione fra la quantità e il tipo di alcol bevuto – valutato non solo nel periodo di studio bensì in maniera retrospettiva, ovvero nelle precedenti decadi di vita – e il rischio di malattia coronarica e di ictus.

I ricercatori hanno seguito 32.549 persone senza malattia cardiovascolare nota, individuati nel contesto dell’EPIC-CVD (European Prospective Investigation into Cancer and nutrition cohort), un trial europeo che ha valutato le cause delle diverse malattie cardiovascolari.

I risultati dicono che un consumo di oltre 12 g/giorno di alcol è stato correlato a una diminuzione della malattia coronarica non fatale, ma anche associato a un aumentato rischio di ictus, sia emorragico sia ischemico.

Ancora: non sono state osservate differenze sostanziali nella valutazione del consumo di alcol solo nel periodo dello studio rispetto al consumo delle decadi di vita precedente, non è stata riscontrata una correlazione con l’abitudine al fumo, e neppure sono state riscontrate differenze in relazione ai vari stati europei partecipanti. E non sono state riportate differenze sostanziali neanche tra i vari tipi di alcol, in particolare fra vino e birra.

In conclusione, i dati confermano che il consumo di alcol ha effetti controversi sul rischio di malattia cardiovascolare, ed essendo peraltro correlato con l’aumento della mortalità per tutte le cause e il rischio di cancro, si rinforza il razionale delle politiche mirate a ridurre e moderarne l’abitudine.


Alcohol intake in relation to non-fatal and fatal coronary heart disease and stroke: EPIC-CVD case-cohort study
BMJ 2018;361:k934