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Diabete No Grazie

Prevenzione: qualche risultato nella lotta all’obesità infantile

Il progetto Okkio alla Salute rileva una riduzione nella percentuale di bambini sovrappeso e obesi e qualche miglioramento nelle abitudini alimentari. Ma i valori rimangono i più alti in Europa e le differenze fra nord e sud ancora troppo marcate. Ne parliamo con l'epidemiologia Angela Spinelli

Nell’ultima indagine di Okkio alla Salute avvenuta nel 2014 in 2672 classi delle scuole elementari su 48.426 bambini di 8-9 anni e 50.638 genitori, il 20,9% dei bambini risultava in sovrappeso e il 9,8% obeso. La quota è in leggera diminuzione (nell’indagine del 2012 erano 22,2% e 10,6%) ma rimane tra le più alte in Europa.

«Abbiamo osservato una tendenza al miglioramento quasi in tutte le regioni, ma restano differenze marcate fra le percentuali di obesità e la diffusione di comportanti inappropriati nel sud rispetto al nord e tra figli di genitori con titolo di studio basso e alto», afferma Angela Spinelli, epidemiologa dell’Istituto Superiore di Sanità che dirige il sistema di sorveglianza nazionale Okkio alla salute, promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM, coordinato dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e condotto in collaborazione con tutte le Regioni italiane e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Forse l’attenzione sul problema è partita un po’ in ritardo ma il grande lavoro svolto da tutti i professionisti del settore sanitario da dieci anni a questa parte sta dando i suoi primi frutti, anche se si tratta di contrastare abitudini e soprattutto potenti condizionamenti pubblicitari.

«Vediamo diminuire nettamente (dal 65% del 2012 al 52% del 2014) la percentuale di bambini che mangiano merende abbondanti, mentre rimane intorno al 40% la quota di bambini che non fa la prima colazione o ne fa una insufficiente anche se è diminuita la quota di bambino che non fanno la colazione che è un importante pasto della giornata. Vediamo qualche miglioramento anche sul piano della attività fisica e della sedentarietà mentre rimane bassa (dal 26% del 2010 al 28% del 2014) la percentuale di bambini che si reca a scuola a piedi o in bicicletta», continua Angela Spinelli.

Analizzando i dati dell’indagine si conferma un rischio rilevato in tante iniziative di prevenzione: i messaggi ‘passano’ più facilmente in famiglie di livello culturale (e spesso anche socio economico) alto mentre fanno più fatica a coinvolgere le altre famiglie. Esiste il rischio di far coincidere povertà e scarsa salute da una parte e benessere economico e fisico dall’altra. Proprio il contrario di quello che la Costituzione prima e l’istituzione del Servizio Sanitario Universale poi intendevano realizzare. «Anche per questo agire sulla scuola è importante», nota Giulia Cairella, nutrizionista, componente del Comitato Tecnico del progetto Okkio alla Salute, «l’attuale Piano nazionale di prevenzione che sarà esteso fino al 2018 concentra sulla riduzione delle diseguaglianze il principale obiettivo di tutti programmi di attività».

«Il solo fatto di misurare un fenomeno lo cambia» nota Giulia Cairella. «Andare in migliaia di scuole e porre domande ad alunni e genitori è già un elemento che crea sensibilizzazione e consapevolezza. Molte scuole poi, sia autonomamente, sia in accordo con Regioni e Aziende Sanitarie Locali, hanno messo in atto interventi di informazione e spesso anche azioni concrete di prevenzione. Per esempio sorprende in positivo la diminuzione osservata nel Lazio: la quota di bambini sovrappeso e obesi è passata dal 36% del 2008 al 31% del 2014», sottolinea Giulia Cairella che è referente di Okkio alla salute per il Lazio, «questi risultati sottolineano l’importanza degli interventi di prevenzione realizzati in questi anni con grande competenza dal personale delle aziende sanitarie».

«In tutte le scuole c’è sensibilità al problema e in molte scuole c’è progettualità. Ma per trasformarla in interventi concreti occorrono finanziamenti piccoli o medi, pensiamo alle palestre inagibili ad esempio. È grave che nelle scuole elementari l’insegnamento dell’educazione fisica sia raccomandato ma non obbligatorio», esclama Angela Spinelli, «l’impegno delle famiglie è centrale ma non tutto dipende dalla buona volontà e dalla informazione dei singoli. In ogni caso», conclude la coordinatrice dell’iniziativa, Okkio alla Salute come ogni buon sistema di sorveglianza non si limita a porre domande ma veicola anche dei materiali: poster e dépliant che – distribuiti insieme ai questionari – hanno il merito di rappresentare un punto di partenza per la programmazione di attività e il primo passo per il cambiamento».