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Diabete No Grazie

Troppo cibo in tv? Sì ma è una opportunità

Federico Francesco Ferrero, medico nutrizionista torinese, ha partecipato e vinto l’edizione 2014 di Masterchef. Non c’è persona più adatta per discutere se la sovraesposizione del cibo in televisione è un problema o invece una opportunità da cogliere.

La sovraesposizione televisiva del cibo: le ore e ore di programmazione, in tutte le fasce orarie, dedicate alla preparazione e alla degustazione di alimenti è un elemento positivo o negativo nell’ottica di un miglioramento degli stili di vita e della prevenzione del diabete?

La persona di gran lunga più qualificata per rispondere a questa domanda è Federico Francesco Ferrero. Medico nutrizionista, e ‘food teller’ come si definisce: una qualifica a cavallo fra recensore, maître à penser e divulgatore (ha una rubrica sulla Stampa e una su Metro), il giovane (ha 43 anni) medico torinese vincitore della terza edizione di Masterchef, ha acquisito una esposizione mediatica superiore a quella riservata probabilmente a ogni medico nutrizionista.

La risposta di Ferrero è cauta: «La televisione non ha l’obiettivo di educare. Lo aveva forse negli anni Sessanta, ai tempi del Maestro Alberto Manzi per capirsi. Oggi la televisione, pubblica e privata, ha l’obiettivo di distrarre». Quando parla di educazione alimentare rifugge le articolate e misurate divulgazioni e dà spazio alla notizia farlocca o palesemente ‘spinta’ da interessi commerciali: «Oggi ho sentito in televisione che secondo uno studio ‘scientifico’ che assumere 10 grammi di zucchero al giorno fa bene», racconta prendendo solo l’ultimo di tanti esempi, «lo studio in questione diceva esattamente l’opposto».

Ciononostante, la televisione rappresenta un’opportunità «che noi medici non sappiamo utilizzare né quando andiamo in televisione, spesso travisati nel montaggio, a volte travisanti e poco credibili, né nella nostra attività in studio e ambulatorio».

Questa è grossa si commenterà, cosa c’entra l’artefatto mondo della televisione con la relazione fra medico e paziente protetta dall’evidenza scientifica? «C’entra perché l’esposizione mediatica del cibo ha avuto il merito di mettere l’accento sulla qualità degli alimenti, sulla loro scelta, sulla preparazione, perfino sul modo di presentarli in tavola. Davanti a platee di milioni di persone si parla di verdure, si parla di filiere biologiche e a chilometri zero, si parla di varietà dimenticate e di ricette della tradizione», ricorda Federico Francesco Ferrero. Certo a volte se ne parla a sproposito, per ‘sentito dire’, per moda. Siamo lontani dalle documentate e teoricamente solide ricerche di Slow Food. Ma se ne parla.

«Fino a qualche anno fa nessun ristorante avrebbe messo al centro della sua proposta le verdure. Oggi la loro scelta e il loro uso sono diventati il punto di forza di molti menù», nota Ferrero che ha visitato e recensito 300 ristoranti in Italia, «grazie alla esposizione mediatica del cibo, nella mente del consumatore si è aperta una breccia nella quale il medico, di base, dietologo, e soprattutto diabetologo, può entrare, ma deve saperlo fare».

Nella sua attività di consulente nutrizionista, che riconosce essere privilegiata, «perché le ‘visite’ diventano colloqui che durano magari più di un’ora», Francesco Federico Ferrero trova oggi molto più facile parlare di qualità, raccomandare – per fare un esempio – pasta fatta con farine di grani antichi e verdure di stagione. «Il mio interlocutore le accetta e il risultato automatico, questo è provato scientificamente, è che la qualità riduce la quantità, ottenendo anche, sottolineo anche, l’effetto di una graduale perdita di peso».

Nei limiti molto forti della brevità dei suoi incontri con il paziente il medico diabetologo o di Medicina Generale riceve comunque dalla televisione una opportunità. «La spreca se parla di grammature, la spreca se insiste sulla rinuncia, sul sacrificio per quanto motivato. La può vincere se gioca sul piacere. Mangiare è spesso l’unico piacere nella vita del nostro paziente. Negarglielo o anche solo dare l’impressione di volerlo ridurre è una proposta irricevibile».

E questo, secondo il dietologo torinese vincitore di Masterchef 2014, è un’opportunità anche per grandi campagne di prevenzione, per le mense aziendali e per quelle pubbliche «L’ospedale dovrebbe essere una occasione di educazione alimentare. Invece negli ospedali la ristorazione è abominevole», ricorda Ferrero. «Si parla tanto di cibo sui media perché la nostra è una civiltà in fase di declino e spesso accade che in queste fasi l’accento si sposti sull’edonismo: il sesso, il cibo, lo spreco di denaro. Lo abbiamo visto nel declino dell’impero romano con i banchetti di Trimalcione. Pare che in Cina nelle fasi di debolezza dell’impero più volte i cuochi dell’imperatore fossero nominati primi ministri. Eppure la televisione, sì, proprio la televisione, senza ovviamente volerlo, ha aperto una chance epocale. Mai prima di ora le persone sono state così preparate e disponibili a cogliere un messaggio che – puntando sul piacere e se vogliamo sulla ‘moda’ – le porta a valutare alternative più sane nella loro alimentazione. Sarebbe un peccato sprecarla».