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Dallo studio ACCORD: BMI, variazione e oscillazione ponderale e outcome clinici nei soggetti con diabete tipo 2. Esiste una correlazione?

A cura di Alessandra Clerico

24 dicembre 2018 (Gruppo ComunicAzione) – Il controllo ponderale è fortemente raccomandato nelle persone con diabete tipo 2 (DT2). Sappiamo tuttavia quanto esso sia difficile e quanto il peso corporeo sia spesso caratterizzato da frequenti oscillazioni; inoltre, rimangono non chiari gli effetti delle variazioni ponderale sugli outcome clinici proprio nelle persone con DT2.

Per cercare di dare una risposta a ciò, Phyllis Yeboah (Hospital Medicine, Wake Forest Baptist Health, Winston Salem, North Carolina, USA) e coll. hanno pubblicato sulla rivista American Journal of Cardiology un lavoro nel quale hanno rianalizzato i dati dello studio ACCORD (Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes) per valutare gli effetti sugli outcome clinici del peso al basale, della sua variazione durante lo studio e delle sue oscillazioni, condizione definita come body weight variability (BWV).

Il peso dei soggetti arruolati nello studio ACCORD veniva registrato e documentato annualmente e nel loro lavoro gli autori hanno analizzato le variabili quali il peso a inizio studio, la variazione ponderale tra inizio e fine studio e la BWV definita come media della variabilità (differenza media tra valori successivi) durante lo studio. Per l’analisi è stato utilizzato il modello di rischio proporzionale di Cox. Dei 10.251 soggetti partecipanti allo studio ACCORD, 911 (8,9%) erano normopeso, 2985 (29,1%) erano in sovrappeso e 6355 (62%) erano obesi. Dopo un periodo di follow-up di 3,5 anni il 10,2% aveva avuto un evento cardiovascolare maggiore (infarto miocardico o ictus non fatale o morte cardiovascolare), il 4,3% aveva avuto un episodio di scompenso cardiaco, il 7% era deceduto e il 60,7% presentava complicanze microvascolari.

Dall’analisi dei dati, la BWV è risultata associata all’outcome clinico principale, con lo scompenso cardiaco, con la morte e con le complicanze microvascolari [HR (IC 95%) rispettivamente: 1,25 (1,15-1,36), 1,59 (1,45-1,75), 1,74 (1,63-1,85) e 1,18 (1,13-1,22); p <0,0001)]. I partecipanti allo studio deceduti appartenevano al quartile che aveva incrementato maggiormente il proprio peso.

Gli autori concludono che, in questa analisi post hocdello studio ACCORD, il peso corporeo, soprattutto inteso come BWV, è risultato significativamente correlato a tutti gli outcome clinici (infarto e ictus non fatale, morte cardiovascolare, scompenso cardiaco, morte e complicanze microvascolari), indipendentemente da altri fattori di rischio cardiovascolari e dall’indice di massa corporea, sottolineando come le fluttuazioni ponderali rappresentino un importante fattore di rischio nelle persone con DT2.

La riflessione che ne consegue è che, dunque, nella partica clinica giornaliera non si dovrebbe soltanto promuovere il calo ponderale ma porre estrema attenzione a prevenirne ed evitarne le oscillazioni nel tempo.


Am J Cardiol. 2018 Dec 3. [Epub ahead of print]

PubMed


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