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Diabete in gravidanza – AMD dà il via al progetto “Giunone 3.0”

11 gennaio 2018 – Con l’obiettivo di favorire la formazione di tutto il team diabetologico – medici, infermieri, dietisti, ma anche ostetriche e ginecologi – in tema di diabete in gravidanza, di possibili percorsi di prevenzione e cura, e di strategie di sensibilizzazione delle donne con diabete alla programmazione della gravidanza, AMD lancia il nuovo progetto formativo itinerante GIUNONE 3.0. AGGIORNAMENTO SU DIABETE E GRAVIDANZA. In occasione delle prime due tappe del percorso, tenutesi oggi a Genova e Oristano, abbiamo chiesto un commento ai responsabili scientifici del progetto, Annunziata Lapolla, docente presso l’Università degli Studi di Padova e direttore dell’UOC di Diabetologia e dietetica AULSS Euganea di Padova, Graziano Di Cianni, direttore dell’UOC Diabetologia e Malattie del metabolismo ASL Toscana Nordovest di Livorno, e Domenico Mannino, presidente AMD.

A cura di Miryam Ciotola


Presidente Mannino, quali dati hanno spinto AMD a ideare il progetto?
In Italia ogni anno si contano circa 500.000 gravidanze. Di queste, 50.000 vengono “complicate” dal diabete, pregestazionale o gestazionale (GDM). Nel primo caso, il problema maggiore è rappresentato dalla mancanza di programmazione. Ovvero, in caso di diagnosi tardiva, una donna gravida con diabete non controllato espone il bambino a un rischio di malformazioni, dovute all’iperglicemia e agli eventuali farmaci assunti, quali ad esempio statine e ACE-inibitori. Un rischio che è 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale.

Il diabete gestazionale?
Il GDM è invece tra le più frequenti cause di ricorso al taglio cesareo, esito in parto pretermine e di altre serie complicanze della gravidanza. Inoltre, aumenta il rischio di sviluppare diabete tipo 2 successivamente al parto, con tutto il carico dei costi sanitari e sociali che esso comporta.

Quale il razionale e gli obiettivi?
Diffondere la conoscenza sul tema e offrire agli operatori del team diabetologico una opportunità in cui condividere e discutere esperienze, individuare, proporre e seguire le vie più semplici ed efficaci per garantire una gravidanza serena e la nascita di un bambino sano.

Come?
Offrendo un compendio di azioni programmatiche per il team diabetologico, diversificate e mirate ai differenti compiti delle diverse figure professionali. Il progetto che parte oggi 11 gennaio, nel corso di ben 16 tappe, attraverserà tutto il territorio nazionale.

Al centro del problema, i costi umani o quelli sociosanitari?
L’importanza del desiderio di maternità nella sfera affettivo-emotiva della donna, del suo partner e del nucleo familiare, ci ha spinto a sviluppare un progetto formativo specifico che avesse a cuore tutte le possibili implicazioni e complicanze di una gravidanza con diabete. Obiettivi centrali sono quindi tutti i metodi per prevenire eventuali eventi indesiderati, pesanti in termini sia di costi umani che sociosanitari.

Graziano Di Cianni, il diabete in gravidanza resta dunque ancora oggi un problema aperto?
Nonostante già nel 1989 l’Organizzazione Mondiale della Sanità avesse fissato l’obiettivo di rendere la gravidanza diabetica uguale, in termini di esiti, a quella delle donne sane, entro l’inizio degli anni 2000, il diabete in gravidanza resta ancora oggi un problema aperto.

Su quali fronti?
Su entrambi i fronti. Per quanto riguarda le forme pregestazionali, iI consiglio fondamentale da dare alle pazienti è di programmare la gravidanza, in modo che inizi in una fase di buon controllo glicemico, scongiurando le complicanze correlate allo scompenso. Per quanto concerne il GDM è necessario impegnarsi in un percorso che comprende dieta, stretto monitoraggio della glicemia, ricorso all’insulina, controlli ambulatoriali, eccetera. Le donne con elevati fattori di rischio dovrebbero sottoporsi allo screening già alla 14-16a settimana, ma l’esperienza clinica ci insegna che non sempre le linee-guida sul tema vengono seguite.

L’elenco delle cose da fare rischia di spaventare le pazienti…
Dal punto di vista emotivo può essere faticoso, specie se si è alla prima gravidanza. Ma grazie al supporto del team diabetologico, il problema può essere gestito. È fondamentale, inoltre, che le pazienti prevedano di partorire in strutture dotate di Terapia Intensiva Neonatale, perché il bambino potrebbe andare incontro a diverse problematiche, tra queste l’ipoglicemia.

Annunziata Lapolla, un problema ancora non risolto. Ma passi avanti sono stati fatti?
Negli ultimi vent’anni l’outcome della gravidanza nelle donne che hanno problemi di diabete è molto migliorato. Ma ci sono ancora margini su cui lavorare.

Quali?
Ad esempio, nell’ambito dello screening del GDM, che viene eseguito nel corso del secondo trimestre. Secondo le linee-guida italiane, le donne con grandi fattori di rischio, come una grave obesità, che hanno già avuto GDM alla gravidanza precedente e con alterata glicemia, dovrebbero essere sottoposte a screening, per diagnosticare la patologia il prima possibile e poterla monitorare in modo rigoroso. Queste pazienti andrebbero inoltre seguite con particolare attenzione, anche dopo il parto, per aiutarle a intervenire sui fattori correggibili ed evitare che sviluppino diabete tipo 2.

Presidente Mannino, un messaggio conclusivo sul tema?
I risultati di studi e ricerche sono incoraggianti: nelle donne con diabete una gravidanza senza anomalie, né complicanze e né ricorso al parto cesareo è possibile. Ma serve l’impegno di tutti, équipe medica, genitori in dolce attesa e famiglia tutta, per programmare il concepimento e il controllo metabolico in modo costante e accurato, soprattutto nei primi mesi di gestazione.


Visualizza le brochure delle tappe del progetto Giunone 3.0

Con il contributo non condizionante di Guidotti e A. Menarini diagnostics