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Diabete pregestazionale e rischio di malattie cardiache congenite nella progenie: uno studio nazionale di coorte

A cura di Enrico Pergolizzi

16 settembre 2016 (Gruppo ComunicAzione) – E’ noto che le donne affette da diabete mellito (DM) hanno un rischio aumentato di eventi avversi in gravidanza, tra cui anche le malformazioni, rispetto alle donne non diabetiche; infatti, il diabete pregestazionale è un fattore di rischio per difetti cardiaci congeniti (congenital heart defects, CHD). Anche se l’associazione del DM pregestazionale con CHD è nota da decenni, non è peraltro ancora ben chiaro se tale conoscenza abbia avuto un impatto sostanziale sulla riduzione delle gravidanze complicate in DM o sulla percentuale di nascite con CHD attribuibili a DM pregestazionale.

Studi sperimentali suggeriscono che l’iperglicemia durante l’embriogenesi precoce può portare a una alterazione dell’espressione genica di alcuni elementi fondamentali per lo sviluppo del cuore, in particolare per quanto riguarda le sezioni di deflusso; tuttavia, il meccanismo che produce questa alterata espressione non è ancora ben noto. Il DM materno può essere associato a specifici tipi di CHD, ma fino ad ora gli studi clinici non si sono mai soffermati sui differenti effetti che si possono avere anche in relazione al tipo di DM (tipo 1 [DMT1] o tipo 2 [DMT2]).

Per questo, Nina Øyene coll (Danimarca, Norvegia), hanno proposto uno studio di coorte nazionale per studiare il rischio di CHD nei figli di donne affette da DM pregestazionale. Inoltre, hanno voluto valutare se l’associazione varia nel corso del tempo, se la presenza di complicanze diabetiche aumenta ulteriormente il rischio di CHD, se l’associazione è correlata a specifici CHD e se varia in base al tipo di DM materno.

Sono così state identificate 2.025.727 persone nate nel periodo 1978-2011; tra di esse, 7296 (0,36%) erano nate da madre affetta da DM. La diagnosi di DM pregestazionale è stata identificata utilizzando il National Patient Register e le informazioni provenienti dalle prescrizioni arrivate alle farmacie danesi. Le persone con CHD (n = 16.325) sono state assegnate a specifici fenotipi cardiaci correlati embriologicamente. La prevalenza di CHD nella prole di madri con DM pregestazionale era di 318 per 10.000 nati vivi (n = 232) rispetto a un rischio basale di 80 per 10.000; il rischio relativo (RR) aggiustato per CHD era 4,00 (intervallo di confidenza [IC] al 95%, 3,51-4,53). L’associazione non si modificava in base all’anno di nascita, all’età materna al momento della diagnosi di DM o alla durata del DM, e il rischio di CHD associato al tipo di DM (DMT1 o DMT2) non differiva in modo significativo. I soggetti nati da donne con precedenti complicanze acute del DM avevano un rischio di CHD superiore a quelli nati da donne con DM non complicato (RR, 7,62; IC 95%, 5,23-10,6, e RR, 3.49; IC 95%, 2.91-4,13, rispettivamente; p = 0,0004). Tutti i fenotipi specifici di CHD sono risultati associati con DM materno pregestazionale (range RR, 2,74-13,8).

In conclusione, il significativo aumento del rischio di CHD associato al DM materno pregestazionale non è variato nel corso del tempo e non differisce per tipo di DM. L’associazione con le complicanze acute del DM è risultata particolarmente forte, suggerendo un ruolo fondamentale del glucosio all’interno del pathway causale.

 

Circulation 2016;133:2243-53

PubMed


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