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I risultati dello studio Qatar: combinazione terapeutica di exenatide e pioglitazone vs. terapia insulinica secondo schema basal/bolus in pazienti affetti da diabete tipo 2 in scarso controllo glicometabolico con la terapia con sulfoniluree e metformina

A cura di Sara Colarusso

17 marzo 2017 (Gruppo ComunicAzione) – Sono di recentissima pubblicazione sulla rivista Diabetes Care i positivi risultati dello studio Qatar, condotto dal Muhammad Abdul-Ghani (Doha, Qatar) e coll., un trial clinico randomizzato nato per valutare l’efficacia della terapia di combinazione con exenatide e pioglitazone rispetto alla terapia basal bolus con insulina nei pazienti con diabete mellito tipo 2 (DMT2) di lunga data e scarsamente controllato dalla terapia con metformina in associazione a sulfoniluree.

Il trial, svoltosi fra America e Asia, ha incluso 231 pazienti con DMT2 non compensato (HbA1c >58 mmol/mol) in terapia con una sulfonilurea e metformina e che sono stati randomizzati a ricevere: 1) terapia combinata di pioglitazone ed exenatide settimanale, oppure 2) terapia insulinica secondo schema basal/bolus al fine di mantenere HbA1c <53 mmol/mol.

Dopo un follow-up medio di 12 mesi, gli autori hanno osservato una diminuzione sostanziale di HbA1c (dal basale 86 ± 5,2 mmol/mol a 43 ± 0,7 mmol/mol) con la terapia combinata, mentre nei pazienti sottoposti a terapia insulinica sono stati raggiunti valori medi di 54 ± 0,8 mmol/mol.

La terapia di combinazione è stata altresì efficace nel ridurre l’HbA1c indipendentemente da genere, etnia, indice di massa corporea o HbA1c basale. D’altro canto, la terapia insulinica ha comportato un aumento ponderale significativamente maggiore e un tasso di ipoglicemia tre volte più alto rispetto ai pazienti del gruppo trattato con terapia combinata.

In conclusione, la terapia di associazione exenatide/pioglitazone rappresenta un’opzione terapeutica piuttosto efficace e sicura nei pazienti con DMT2 di lunga data e scarsamente controllato dalla terapia con metformina e sulfonilurea, al fine di migliorare il compenso glicemico senza aumentare il rischio di incremento ponderale e di ipoglicemie.


Diabetes Care 2017 40(3):325-31

PubMed


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