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La digitalizzazione in diabetologia

Caserta, 28-29 settembre 2018 – AMD lancia il progetto formativo La digitalizzazione in diabetologia: attualità e prospettive, con il contributo non condizionante di Roche Diabetes Care, finalizzata all’implementazione della cartella clinica informatizzata diabetologica in tutti i centri diabetologici italiani.  Per digitalizzazione in diabetologia non si intende l’abolizione dell’uso della carta stampata, bensì la gestione di uno scambio costante di informazioni tra medico e paziente, utilizzando tutte le risorse date dall’integrazione tra la raccolta dei dati e la loro interpretazione ed analisi, con l’iniziativa del diabetologo. Il risultato: vantaggi clinici, gestionali e organizzativi. Abbiamo chiesto un commento al Presidente AMD Domenico Mannino e a Paola Ponzani, della Asl 3 Genovese, e Vincenzo Guardasole, dell’AOU Federico II di Napoli, a nome dei componenti del board scientifico dell’evento, che comprende anche Roberta Assaloni, Riccardo Candido, Riccardo Fornengo

A cura di Miryam Ciotola per il gruppo ComunicAzione


Presidente Mannino, qual è il razionale del progetto?
Promuovere presso la classe medica un utilizzo più appropriato delle nuove tecnologie, affinché i pazienti possano trarne benefici concreti.

Perché?
Metà della popolazione mondiale accede a Internet e gli utenti di dispositivi mobili sono quasi 5 miliardi. La tecnologia digitale, così diffusa e pervasiva, rappresenta una risorsa irrinunciabile per la cura del diabete: app, algoritmi e device possono aiutare i pazienti a gestire più efficacemente la loro malattia.

Ma in Italia…
In Italia la cartella clinica informatizzata non è patrimonio comune di tutti i diabetologi. E i pazienti spesso utilizzano ancora il diario cartaceo per registrare i propri dati glicemici. Così l’impiego del digitale rimane appannaggio per lo più dei giovani e delle persone affette da diabete tipo 1.

Paola Ponzani, quali gli ostacoli alla digitalizzazione così intesa?
Dalla letteratura emerge che i pazienti con diabete sembrano favorevoli alla e-Health. L’88% è disposto a condividere i propri dati con i medici, e si stima che circa il 60% delle attività relative alla salute gestite da dispositivi mobili, in Europa, riguardi soluzioni per il trattamento e il monitoraggio in remoto della glicemia.

Allora, quali gli obiettivi del progetto?
Sulla base di tali premesse, fornire al diabetologo le competenze tecniche necessarie a identificare lo strumento digitale più adatto al singolo paziente per motivarlo a vivere, sentire e pensare la malattia da protagonista.

Vincenzo Guardasole, quante e quali tappe prevede il progetto?
Questo di Caserta è il primo dei quattro appuntamenti che coinvolgeranno circa 50 diabetologi ciascuno, per un totale di 200 specialisti in tutt’Italia. Seguiranno Acireale 19-20 ottobre e Milano 15-16 febbraio.

Per arrivare a quali risultati?
Un’indagine sui 200 partecipanti in totale al corso misurerà il loro livello di dimestichezza con gli strumenti digitali, destinati a diventare essenziali nell’ambulatorio di diabetologia del futuro prossimo. Perché è fondamentale conoscere le diverse tecnologie per scegliere quella più adatta al singolo paziente, aiutandolo a raggiungere i suoi target terapeutici e una migliore qualità di vita.

Paola Ponzani, sappiamo che il progetto ha previsto una survey pre-evento: al fine di?
Il medico deve conoscere tutte le opzioni tecnologiche oggi disponibili, i diversi tipi di glucometri, di sistemi di monitoraggio in continuo della glicemia, di microinfusori ecc. E deve conoscere i criteri con cui scegliere quella che può aiutare ogni persona con diabete a raggiungere i target di cura e a migliorare la propria qualità di vita, tenendo in considerazione le sue caratteristiche personali, cliniche e psicologiche e il suo stile di vita. Con la survey valuteremo le abitudini professionali in campo tecnologico e il grado di digitalizzazione di tutti i partecipanti al corso e come si modificheranno in seguito alle attività formative.

Vincenzo Guardasole, quali gli altri obiettivi del progetto?
Far comprendere ai colleghi come la svolta digitale della nostra professione sia ormai imprescindibile, considerata l’evoluzione organizzativa a cui stiamo andando incontro: da una situazione in cui ogni diabetologo segue poche decine di pazienti a una in cui ogni specialista dovrà seguire molti più pazienti, prevalentemente a distanza. Già oggi abbiamo a disposizione la cartella clinica informatizzata, condivisa in rete con gli altri membri del team, e la possibilità di accedere ai dati glicemici del paziente in remoto.

Presidente Mannino, la svolta digitale quindi è solo a metà dell’opera?
AMD da anni crede nella cultura della raccolta dal dato, fondamentale per il miglioramento continuo dell’assistenza e oggi più che mai deve raccogliere la sfida di una gestione sempre più digitale del diabete.

Scarica qui la brochure dell’evento


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