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L’associazione di statina e fibrato conferma di ridurre gli eventi cardiovascolari in pazienti con diabete tipo 2, ipertrigliceridemia e basse HDL

A cura di Riccardo Candido

5 maggio 2017 (Gruppo ComunicAzione) – E’ recente la pubblicazione sulla rivista JAMA Cardiology dei risultati dello studio ACCORDION, condotto da Marshall B. Elam e coll., che ha valutato gli effetti, in termini di prevenzione cardiovascolare (CV), del trattamento di associazione con statina e fenofibrato in pazienti con diabete tipo 2 (DMT2). Si tratta del follow-up a lungo termine del “braccio lipidico” di uno studio clinico precedentemente pubblicato, lo studio ACCORD. In particolare, questa è stata la fase di monitoraggio post-conclusione di quello studio che aveva come obiettivo principale valutare se l’associazione del fenofibrato, farmaco utilizzato per l’ipertrigliceridemia, associato a un trattamento con una statina fosse in grado ridurre il rischio di eventi CV in pazienti con DMT2. Lo studio ACCORD si era concluso evidenziando che in pazienti con DMT2 già in trattamento con una statina, nella fattispecie la simvastatina, l’aggiunta di fenofibrato riduceva gli eventi CV in una sottocategoria di pazienti con trigliceridi elevati e basse HDL.

E’ stata così condotta un’osservazione per i 5 anni successivi alla conclusione dello studio, quindi per un totale di quasi 10 anni (9,7 anni per l’esattezza) su un numero consistente di pazienti: sono stati valutati 4644 soggetti, in prevalenza maschi (69%), ma anche un consistente numero di soggetti di sesso femminile (31%). Di questi, il 35% aveva già avuto un evento CV e solo il 4,3% dei partecipanti allo studio aveva proseguito il trattamento di associazione con fenofibrato una volta completato lo studio ACCORD.

I risultati dell’ACCORDION hanno sostanzialmente confermato l’osservazione dell’ACCORD, nel senso che, in generale, l’aggiunta di fenofibrato alla statina non ha dimostrato vantaggi significativi in termini di prevenzione CV ma lo ha dimostrato sempre nel sottogruppo di pazienti in corso di trattamento con statina che presentavano valori elevati di trigliceridi, superiori a 204 mg/dl e livelli di colesterolo HDL inferiori a 34 mg/dl. In questo sottogruppo di pazienti lo studio ha dimostrato che l’associazione di fenofibrato a una statina determinava una riduzione significativa – pari al 27% – degli eventi CV, ovvero dell’endpoint primario costituito da un composito comprendente infarto del miocardio fatale e non fatale e ictus.

In conclusione, i risultati dell’ACCORDION sono importanti per una serie di considerazioni. La prima è che, tipicamente, la persona con DMT2 presenta un’alterazione del profilo lipidico che si caratterizza per alti trigliceridi e basse HDL, quindi avere la possibilità, in questi pazienti, di associare alla statina (un farmaco che ha già dimostrato di ridurre nella popolazione sia diabetica che non diabetica la mortalità e gli eventi CV) un farmaco che permette di ridurre ulteriormente gli eventi costituisce un notevole vantaggio. In secondo luogo, le osservazioni devono essere tradotte nella pratica clinica. Di frequente si osserva che le persone con DMT2 con elevati livelli di trigliceridi vengono trattate con omega 3: che, in realtà, non han dimostrato a tutt’oggi evidenze scientifiche di riduzione degli eventi CV. Pertanto, sulla base delle evidenze scientifiche, in presenza di un paziente già trattato con statina che mantiene trigliceridi alti e basse HDL, la prima scelta terapeutica deve essere di associare il fenofibrato.


JAMA Cardiol 2017;2(4):370-80

PubMed


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