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Management del diabete mellito nel paziente anziano con comorbilità

A cura di Antonino Di Benedetto e Giovanna Ciccarello per il Gruppo Terapia personalizzata

26 maggio 2017 (Gruppo ComunicAzione) – Il diabete mellito tipo 2 (DMT2) è una patologia cronica che colpisce oltre il 20% degli ultrasessantacinquenni (circa 11,2 milioni di persone negli USA). Negli anziani possono verificarsi plurime comorbilità (obesità, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, sarcopenia, artrite, insufficienza renale, neoplasie, demenza ecc.) che conducono a una condizione di fragilità e precarietà clinica, di cui occorre tener conto nella gestione della malattia diabetica.

Ancora oggi non vi è accordo tra gli specialisti circa gli obiettivi terapeutici nella popolazione geriatrica affetta da DMT2 per l’estrema eterogeneità della popolazione stessa e la mancanza di trial clinici specifici esaustivi.

Le società scientifiche (American Geriatric Society, Department of Veternas Affairs, American Diabetes Association, European Diabetes Working Party for Older People) nonostante propongano differenti target di HbA1c nelle diverse categorie di pazienti (da un obiettivo più stringente di HbA1c <7,0% nei pazienti relativamente sani, a uno meno stringente <8,5-9,0% in quelli con complicanze gravi e comorbilità) concordano nell’individualizzazione della terapia e nel perseguimento di obiettivi terapeutici meno stringenti nell’anziano fragile con ridotta aspettativa di vita (<5 anni).

Elbert S. Huang ha condotto una revisione clinica degli studi sulla gestione del DMT2 nel paziente anziano, pubblicata sulla rivista BMJ. Dai pochi studi disponibili, è emerso che un controllo glicemico intensivo riduce, negli anni, se non già presenti, le complicanze micro- e macrovascolari, ma espone, nell’immediato, al rischio di mortalità e ipoglicemie, soprattutto in corso di terapia con insulina e sulfaniluree. Evitare l’ipoglicemia e le sue conseguenze deve essere la priorità nel management della patologia diabetica nell’anziano fragile.


BMJ 2016;353:i2200

PubMed


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