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Progetto Radar: concluse le tappe formative del percorso

Da sempre AMD punta e investe sul miglioramento continuo della qualità dell’assistenza diabetologica in Italia. In primis, affidandosi alla raccolta dei dati e all’analisi degli indicatori derivati dalle cartelle cliniche informatizzate utilizzate delle strutture diabetologiche. Le informazioni raccolte, descritte nelle pubblicazioni degli Annali AMD, consentono ai centri partecipanti un’attività di confronto del proprio operato con quello delle altre strutture, ma soprattutto dei “best performers”. Nonostante tale percorso abbia prodotto negli anni tangibili e costanti miglioramenti nelle misure di processo ed esito intermedio monitorate, dai dati emerge che permane ad oggi una quota elevata di pazienti con diabete (circa il 50%) che non raggiungono i target terapeutici auspicabili.

Al fine di ridurre l’inerzia terapeutica e di minimizzare l’impatto di un prolungato cattivo controllo metabolico, AMD ha lanciato nel 2017 il progetto Radar ed una serie di 17 incontri formativi distribuiti in tutte le regioni d’Italia, tra maggio e settembre 2018, nell’obiettivo di coinvolgere diffusamente i diabetologi sul territorio.In occasione della data conclusiva del percorso, tenutasi a Milano il 28 settembre, abbiamo fatto il punto sui risultati della prima fase dell’iniziativa, ovvero quella “formativa”, con Riccardo Fornengo e Diego Carleo, responsabili del progetto insieme a Domenico Mannino, Paolo Di Bartolo, Franco Tuccinardi, Domenico Cucinotta e Graziano Di Cianni.

a cura di Miryam Ciotola per il gruppo ComunicAzione


Riccardo Fornengo, gli obiettivi di questa prima fase del progetto sono stati raggiunti?
Gli Annali AMD documentano un notevole ritardo nell’intensificazione terapeutica in presenza di valori elevati di emoglobina glicosilata. Al momento dell’aggiunta di un nuovo farmaco, i pazienti presentano valori di HbA1c largamente al di sopra dell’8% e molti di essi mostrano tali valori già da due anni o più. Durante i 17 incontri tenutisi abbiamo formato i diabetologi all’attivazione e utilizzo di un sistema automatico di ricerca, un tool informatico appositamente predisposto integrato nella cartella clinica informatizzata, che consente una rapida identificazione dei pazienti con insoddisfacente controllo metabolico, al fine di ridurre l’inerzia terapeutica e migliorare l’appropriatezza prescrittiva. In totale il progetto ha coinvolto 68 relatori e circa 250 partecipanti selezionati tra gli operatori dei servizi di diabetologia candidati all’utilizzo del tool. Tutti hanno partecipato in maniera proattiva e ci riteniamo quindi ampiamente soddisfatti di questa fase di arruolamento degli operatori.

Diego Carleo, che cos’è il tool appositamente messo a punto per il progetto?
Si tratta di una valutazione osservazionale prospettica, basata sui dati presenti nelle cartelle cliniche informatizzate. Il tool produrrà risultati visibili e utilizzabili solo da parte del personale che opera nel centro diabetologico. Questa metodologia di approccio permetterà di agire in maniera proattiva: infatti è la cartella che indica, alla luce dei dati inseriti, che quel paziente potrebbe trarre vantaggi attraverso terapie innovative. Dopo 12 mesi dall’attivazione del tool, i dati verranno estratti in forma totalmente anonima, in linea con le procedure previste dagli Annali AMD, e analizzati solo in forma aggregata, preservando l’anonimità non solo dei pazienti, ma anche dei centri partecipanti.

Riccardo Fornengo, possiamo già fare una stima del campione e quale l’analisi statistica prevista?
Considerando il numero dei centri coinvolti in questa prima fase, e una prevalenza di pazienti eleggibili del 20%, è possibile attendersi un numero di soggetti compreso fra gli 8000 e i 12.000. Il progetto ha finalità puramente descrittive, senza nessun intento inferenziale. I dati descrittivi verranno riassunti come media e deviazione standard, mediana e range interquartile, o percentuale, in base alla tipologia delle variabili. I dati verranno analizzati sia in aggregato, sia stratificando il campione in base al sesso, alle fasce di età, ai valori di emoglobina glicosilata al baseline e alla terapia per il diabete in corso all’inizio del periodo di osservazione.

Diego Carleo, quali i prossimi step?
A partire dall’ultimo incontro tenutosi a Milano, si prevedono una serie di attività che porteranno alla conclusione del progetto, ovvero la mappatura dei centri che hanno installato il tool, l’estrazione della lista pazienti identificati dal tool a cura del personale del centro coinvolto, l’utilizzo del tool da parte del personale dei centri per la ricerca proattiva dei pazienti che necessitano di una razionalizzazione della terapia, l’estrazione dei dati a cura di Meteda, analisi dei dati a cura di Coresearch e stesura di un report finale dello studio a cura di AMD e Coresearch

Riccardo Fornengo, un auspicio per le prossime fasi del progetto?
Questo progetto di AMD è uno stimolo pressante alla diabetologia italiana a lavorare meglio per i propri pazienti. I problemi che limitano il lavoro dei diabetologi in Italia sono noti da tempo; pochi professionisti, rispetto al lavoro che aumenta di anno in anno, nonostante un continuo ripensamento dell’organizzazione delle diabetologie. Attraverso tali stimoli cerchiamo di aiutate i nostri colleghi a migliorarsi sempre di più migliorando l’assistenza da offrire ai nostri pazienti. La realtà italiana è unica nel panorama mondiale della diabetologia per una serie di caratteristiche peculiari che ci ha permesso di avere dei risultati unici in termini di livello di assistenza come testimoniamo gli Annali. Ma ciò non può bastare e dobbiamo lavorare per un miglioramento continuo, un utilizzo dei farmaci innovativi più diffuso e sempre più appropriato, la produzione di dati sempre più interessanti e premianti che facciano emergere il serio, costante e importante lavoro che svolgiamo tutti i giorni fianco a fianco con i nostri pazienti. La digitalizzazione è un passaggio obbligato se vogliamo crescere e nello stesso tempo è uno degli strumenti più potenti nelle nostre mani se vogliamo dimostrare il valore della nostra specialità.

Il commento di Domenico Mannino, Presidente AMD
Penso siano pochi i colleghi di altre discipline che possano beneficiare di un simile strumento per migliorare la qualità prescrittiva dei propri pazienti. Il progetto Radar offre anche l’opportunità di verificare come uno strumento digitale in generale possa avere un impatto sui cambiamenti prescrittivi e l’atteggiamento terapeutico nei confronti dei nostri pazienti, migliorando la compliance e l’aspetto comunicativo. I dati conclusivi che emergeranno dal Radar serviranno per verificare inoltre la possibilità di implementare l’applicazione e l’utilizzo di questo genere di strumenti anche in altri ambiti e in percorsi diversi.


  • Il primo report delle attività del Progetto RADAR è disponibile QUI

 

Con il contributo non condizionante di AstraZeneca