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Rischio di sanguinamento a breve e a lungo termine in pazienti diabetici con IMA sottoposti a rivascolarizzazione percutanea

A cura di Massimo Michelini per il Gruppo AMD: Diabete e Inpatient

12 maggio 2017 (Gruppo ComunicAzione) -– Il diabete mellito è un ben noto fattore di rischio per lo sviluppo di malattia cardiovascolare; il tasso di mortalità tra i pazienti con infarto miocardico acuto è più alta nei pazienti diabetici; d’altra parte, la malattia cardiovascolare rappresenta la principale causa di morte tra gli stessi; la rivascolarizzazione percutanea ha migliorato la prognosi nei pazienti con STEMI (ST elevation myocardial infarction), ma i pazienti diabetici non hanno altrettanto beneficiato di tale miglioramento.

Pazienti affetti da diabete mellito presentano una maggior frequenza di eventi ischemici e una riduzione del tasso di sopravvivenza dopo intervento di rivascolarizzazione percutanea, ma non è noto se gli eventi di sanguinamento a breve ed a lungo termine siano associati o meno alla presenza di diabete.

Uno studio pubblicato sulla rivista Medicine da Huairong Zhang (Dept. of Endocrinology, First Affiliated Hospital of Xi’an Jiaotong University, Xi’an Jiaotong University, Xi’an, Shaanxi, Cina) e colleghi ha cercato di determinare l’impatto del diabete sulla mortalità e sugli eventi di sanguinamento dopo angioplastica primaria nell’infarto ST sopra slivellato. Si tratta di uno studio retrospettivo, condotto tra il 2010 e il 2013, di una coorte di 435 pazienti con STEMI che ha valutato come outcome primari il sanguinamento a 30 giorni e il tasso di mortalità sempre a 30 giorni.

L’analisi di regressione multivariata ha mostrato come, rispetto ai pazienti non diabetici, i pazienti diabetici con STEMI presentino una più elevata incidenza di frazione di eiezione ventricolare, sin <40% (17,6 vs. 4,2; p <0,05) e una classe Killip >II (11,3 vs. 3,8%; p <0,05); l’incidenza di sanguinamento a 30 giorni era significativamente più alta per i pazienti con diabete rispetto ai non diabetici (6,2 vs. 0,9%; p <0,05%); gli stessi pazienti presentavano un più alto tasso di mortalità sia a 30 giorni sia a 2 anni.

I risultati dello studio suggeriscono che il diabete mellito rappresenta un predittore indipendente per l’aumento del rischio di sanguinamento a 30 giorni ed è correlato a un aumento della mortalità a 30 giorni e 2 anni; e i suoi dati sono quindi un importante elemento per poter definire la stratificazione del rischio prima dell’esecuzione di angioplastica primaria.


Medicine (Baltimore) 2016;95(33):e4470

PubMed


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