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Ulteriori dati di sicurezza sull’uso della metformina in pazienti a rischio

A cura di Riccardo Candido

24 febbraio 2017 (Gruppo CominucAzione) – Recentemente la Food and Drug Administration (FDA) ha revisionato le indicazioni all’uso della metformina in soggetti con insufficienza renale lieve e moderata (stadio 2 e 3 della classificazione NKF KDOQI) ritenendola sicura anche in questi pazienti. Lo scopo di una recente revisione sistematica proposta da Matthew J. Crowley (Durham Veterans Affairs Medical Center and Duke University School of Medicine, Durham, North Carolina; USA) è stato quello di valutare i dati di sicurezza sull’uso della metformina in pazienti con diabete di tipo 2 (DMT2) e malattia renale cronica (MRC) o insufficienza cardiaca congestizia (ICC) o epatopatia cronica (EC) con insufficienza epatica.

E’ stata eseguit una revisione su Medline dal gennaio 1994 al settembre 2016, e su Cochrane Library, Embase e International Pharmaceutical Abstracts dal gennaio 1994 al novembre 2015. I dati sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Sono stati valutati studi in lingua inglese che: 1) includevano adulti con DMT2 e MRC (con GFR stimato inferiore a 60 ml/min/1,73 m2), ICC o EC con insufficienza epatica; 2) confrontavano trattamenti che comprendevano la metformina con quelli che non la comprendevano; e 3) riportavano dati di mortalità per tutte le cause, eventi avversi cardiovascolari maggiori e altri outcome di interesse.

Sulla base dei dati di sintesi quantitativi e qualitativi che hanno coinvolto 17 studi osservazionali, l’uso di metformina è risultato associato a ridotta mortalità per qualsiasi causa nei pazienti con MRC, ICC o EC con insufficienza epatica e a un minor numero di riammissioni in ospedale per scompenso cardiaco nei pazienti con MRC o ICC.

In conclusione, i risultati di questa revisione sistematica confermano che l’uso di metformina in pazienti con MRC lieve o moderata, ICC o insufficienza epatica è associato a una riduzione della mortalità e di alcuni eventi cardiovascolari, supportando quindi le recenti modifiche di indicazione all’utilizzo del farmaco in soggetti potenzialmente a rischio di effetti collaterali.


Ann Intern Med 2017;166(3):191-200

PubMed


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