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"I vostri vecchi faranno sogni" scrive la Bibbia per definire l'età profetica dello spirito, e aggiunge: "I vostri giovani avranno visioni" (Gioele 2:28). Il passo piacque anche a Pietro e passò negli Atti. Ma non è questo che ci interessa.
Per la Bibbia è paradossale che il vecchio sogni (e che i giovani abbiano visioni). "Ancora oggi è così", conferma Alberto Spagnoli, uno dei pochi psicoterapeuti specializzati nell'analisi delle persone anziane e autore di "E divento sempre più vecchio" (Bollati Boringhieri, 2001), nonché del capitolo dedicato alle psicoterapie dinamiche nel "Manuale di psicoterapia dell'anziano" (Bollati Boringhieri 2002). "Parlare di sogno dell'anziano è spiazzante se non scandaloso".
Eppure l'anziano sogna...
Il tempo della vecchiaia non è tempo inutile di decadimento e desituazione, vissuto nell'attesa della morte persecutrice bensì percorso, seppure problematico, verso il compimento di sé. E i sogni ne fanno parte.
Sono sogni diversi da quelli degli adulti?
I temi fondamentali non sono molto diversi da quelli degli adulti. Essi ricalcano i grandi temi dell'aggressività, subita o perpetrata, della sessualità e del narcisismo. Forse nella terza età, che oggi indica l'anziano fra i 65 e il 75-80 anni, notiamo una prevalenza dei sogni legati all'autostima: i sogni legati a sensazione di vergogna per esempio, o quelli nei quali il soggetto mette in scena la sensazione di essere stato scacciato dai giovani.
Hanno questa sensazione?
Certo, l'anziano vive assai male il pensionamento, è un forte colpo alla propria autostima. Del resto ha ragione. È proprio l'(in)civiltà occidentale che mette assurdamente da parte l'anziano.
E la salute? Gli anziani parlano spessissimo e in gran dettaglio delle loro patologie.
È significativo notare che questo tema emerge in maniera diversa. Il dato clinico è ignorato dall'inconscio. Dopo gli 80 anni i sogni legati alla morte si fanno più frequenti ma sono generali, indipendemti da questa o quella patologia. Ma cio' non è un fatto negativo. Diceva Jung che il senso del pomeriggio della vita consiste nel mettere radici nell'anima per accedere a un tipo di saggezza che supera l'Io e la sua prospettiva sul mondo. Messe le radici nel mondo, con i figli, con le opere, la soggettività si ribella, esprime il suo bisogno di attenzione, di essere coltivata.
In pratica l'anziano dice a se stesso: ma io non sono solo padre o madre, produttore di beni o servizi...
Esatto. Non sono solo 'utile', sono io. Solo che questa prospettiva di realizzazione e liberazione è messa in crisi dalla mancanza di un quadro sociale condiviso della vecchiaia.
In che senso?
Se parliamo di 'sogno' in senso ampio, progetto, aspirazione, parliamo di qualcosa che in un certo senso esisteva già prima. I sogni sono condivisi con la società, altrimenti diventano follie. Il folle è un sognatore non compreso.
E manca un contesto in cui l'anziano può sognare?
Manca completamente. Non capiamo nulla dell'anziano. Lo obblighiamo a scegliere fra svolgere il ruolo di vecchio saggio, asessuato, tutto preso da piaceri vicari: l'orgoglio per il figlio, il saluto distratto dei nipoti... se non rientra in questo ruolo è il vecchio rimbambito o patetico. Che pensa ancora al sesso...
Le nuove medicine hanno rimosso un limite alla sessualità degli anziani...
Forse hanno rimosso un limite alla nostra visione della cosa. Gli anziani hanno una attività erotica importante che noi adulti, intesi come loro figli, rimuoviamo collettivamente, così come individualmente neghiamo l'attività erotica dei nostri genitori. Parlo di sesso e parlo di amore. Alcune donne si sono innamorate per la prima volta dopo la morte del marito. Altre vivono la fine degli impegni di lavoro come l'alba di una vita erotica e di coppia che prima non era possibile.
Non capiamo nulla degli anziani...
No, mancano nella nostra civiltà delle nuove idee, un pensiero più fresco, un quadro nel quale l'anziano può avere un futuro, può ritrovarsi senza vergogna. Siamo in ritardo. Loro sognano, ma noi non abbiamo 'visioni'.
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