"La persona con il diabete deve divenire autonoma", "deve fare scelte autonome". "L'autocontrollo rende la persona con il diabete autonomo". Giusto, sacrosanto. Ma cosa vuol dire esattamente "autonomo"? È una parola strana che unisce il concetto di legge e di libertà. Quasi un paradosso...
Quando si parla di autonomia a me vengono in mente i nodi. E mi viene in mente Franco, amico di sempre.
Abbiamo condiviso un pezzo di strada. Da grandi. Cose d'ospedali.
E prima sogni e valori. E anche la nostra adolescenza.
Avevamo una barca, la sua.
5 metri e 20 centimetri, con un 5 cavalli Faryman, un diesel a cui abbiamo voluto bene, tante volte... e lui a noi.
5 metri e 20 centimetri, umile e austera, regina del nostro mare. Quel lago di mare che sta fra Carloforte, Calasetta, Portovesme, Portoscuso e Capo Altana.
La falsa sicurezza che intorno le coste sono tante.
In quel mare, che monta imponente da maestro e prepotente da libeccio, noi ci sentivamo sicuri. Sempre.
Per i delfini che ci erano stati intorno e che passavano sotto la pancia della nostra barca, col mare forza 8, i pescatori che dal molo ci urlavano dietro "tornate!" "dove andate??!!!", il traghetto che non osava e le onde che sembravano montagne. Erano montagne e tutto ci ribolliva intorno, acqua, vento, schiume, e il Faryman. Lui sempre lì, tum tuf, tum tuf.
E i nostri 16 anni
E i nodi...
16 anni.
Padroni assoluti.
Non solo del mare e del vento, delle schiume e delle onde. Su 5 metri e 20 centimetri di legno giovane e stagionato.
Lui al timone. 80 centimetri di barra robusta e docile.
Io a prua, già da allora troppo avanti a sfidare non ancora il mondo, ma il mare sì, avvinghiato a un corrimano con l'incerta sicurezza di viti 'ottonate', non ultima delle incredibili credulità in cui cadevo e cado.
"Légati, c......, légati!" sento, forte e deciso e confuso, fra schiume, sferzate di sale e acqua che mi passano di fianco e dietro, e il motorare del Faryman.
Do retta. Non si può fare diversamente, in mare. In quel mare non ti passa neanche per la capa che un ordine possa non essere un ordine.
Una scotta è lì, quasi sotto i piedi. Al suo posto.
1, 2, 3, 4 con rapidità e il 5° e il 6° nodo per sicurezza. Intorno a un anello di vero ottone.
E poi intorno alla vita. Anche di più che 6. Perché se le cose si fanno, si fanno bene, in quel mare.
Un tavolone di legno ci sfila di fianco e un tronco grande, grande 'che se lo prendiamo di prua ci sfasciamo', ci ballonzola a qualche metro
È comparso sulla cima di un'onda, quasi d'improvviso, e un delfino insieme a lui.
Il delfino scivola dentro l'acqua. Elegante, silenzioso, rassicurante. E gli va sotto.
C'è davvero fiducia e protezione nel vederlo lì. E nel non vederlo più.
'Vai!, ci sono - sembra dirti - non siete soli, andate! State attenti. Anche ai tronchi. Sei legato?"
Dentro e fuori, quel mare ci ha stregato. 20 chilometri in Lambretta 125 e, purchè non minacciasse pioggia, ogni scusa era buona. Spesso 60 lire di miscela, 'al tre', il maggior ostacolo.
E anche da lì, dalla torretta di Capo Altana, lo spettacolo delle onde montagna montate dal Maestro e gli spruzzi fin lassù a 20-40 metri più in alto e tu lì a cercare di catturare una goccia di sale.
Di pomeriggio.
E a rinnovare il ricordo delle schiume, delle onde, del tronco. E del defino che va.
E la notte a studiare. Per crescere.
E poi cresci.
Il mare, sempre di Sardegna, ma è un altro.
E il 'legno' è più ambizioso. 130 anni ha già passato in mare, per 10 metri e mezzo di scafo. Fuori tutto.
Una vecchia bilancella di Carloforte. Che il sale, lo trasportava. 130 anni prima.
Era diventata nostra.
Quando cresci gli amici vengono da altri mondi, dai loro mondi.
Non sai di loro. E comunque, mi dico, lo faccio per me. Ho comprato il libro dei nodi!
Franco me li aveva mostrati pazientemente, tante volte. Non li avevo... capiti.
Poi, piano piano, cresci, o ci provi a crescere, e, se vuoi andare in mare da grande, i nodi, li impari!
E il mio nuovo socio di barca e amico? Qualche resistenza!
Non sai se possa risentirsi. L'ho comprato e l'ho messo lì, il Libro dei nodi! Nella nostra piccola biblioteca di bordo, insieme a Sepulveda, Machado, Coelho, Saint-Exupéry, Hemingway. Perché c'è vita in un nodo, sicurezza in un nodo, forza in un nodo. C'è poesia.
E libertà.
Hai mai visto le piccole dita di un bambino quando gioca - hai mai visto un bambino non giocare seriamente? - ad armare il suo primo piccolo Optimist?
Incerte, impacciate, titubanti sul primo nodo bandiera.
E che delusione quando il suo tanto atteso e convinto nodo piano si trasforma in un accartocciato nodo 'dell'asino'.
E che soddisfazione per quel nodo savoia che è straripante di portamento e di eleganza... fino a quando non lo stiracchia un po'.
E la magìa di una gassa?
Sono loro, quelle piccole dita, che allora si accartocciano fra loro e con una abilità che non gli avresti dato qualche giorno prima, fanno davvero la magìa.
E ti accorgi che lui, così piccolo, con la determinazione del conquistatore del mondo, con la spavalderia di chi sa e può guardare lontano, annoda le sue piccole dita e con un'abile gassa s'attacca al molo, controlla un savoia, stringe un bandiera, aggiusta la deriva, controlla i filetti, e poi tutto è un attimo, molla la gassa cazza la randa. E va.
Incontrerà il delfino?
Che figura se parleranno fra loro.
Magari gli racconterà di quello sbruffone, uno 'ora papà', legato a quella prua 1,2,3,4 e anche 5 e 6...
Quanto tempo c'è voluto a sciogliere quei nodi!.
E quelli che legavano la scotta in vita? Quelli? Niente c'è voluto, quando ho deciso di tagliare la scotta!
Che figura se poi il discorso si farà più lungo.
Perchè quel bambino potrebbe parlargli del suo papà... uno che chiacchera di autonomia...
Quel bambino, che è un figlio mio, che è un figlio tuo, che nodo farà quando rientrerà in porto?
Anzi, eccolo che arriva!
Che voglia di aiutarlo! Un po' ci penso, ma il gesto è più veloce e il suo sguardo ancor di più.
Lo prendo, quello sguardo, che è lì a gelare il gesto e a farmi accartocciare le budella.
E il nodo? Magìa di quelle dita!
È come se si facesse da solo.
Per essere saldo.
Che c'è di più saldo di una gassa?
Di una gassa d'amante! Così si chiama IL NODO dei marinai.
Pronto a essere sciolto.
Al comando.
Della necessità, del desiderio, del volere, del piacere, della passione di quelle piccole dita e di quel rufolo di vento.
Che sapranno rifarle, altre mille e mille gasse, per necessità, per desiderio, volere, piacere, passione.
Per una poesia.
Quella che s'intitola 'autonomia'.
Che è anche vincolo.
Che è anche libertà.