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«"Voglio un diabetologo-camaleonte", mi ha detto una giovane donna con diabete. Il camaleonte fa più che adeguarsi all'ambiente esterno, cambia colore a seconda delle emozioni che prova, le esplicita e le condivide. E questo è un ottimo modo per impostare una relazione di cura». Natalia Visalli, Coordinatore del Gruppo di Studio AMD Diabete e Psicologia, ha approfondito il tema dell'aderenza del paziente alla terapia. Un tema che permette di rileggere «come se rivoltassimo un abito per vederne la trama dall'interno», tutti gli aspetti della relazione tra medico e paziente.

«Se la persona con diabete non segue la terapia o la modifica senza parlarne con il medico, significa che la relazione non funziona: il medico è solo un 'prescrittore' e il paziente non si sente coinvolto sul piano emotivo e/o non è coinvolto sul piano cognitivo», afferma Natalia Visalli che fa parte del Team di diabetologi dell'Ospedale Santo Spirito a Roma. Partiamo da questo secondo aspetto. «Alcuni studi affermano che solo il 50% dei pazienti comprende il senso dei termini medici. Una percentuale ancora inferiore ha le capacità necessarie per capire dei concetti legati a parametri quantitativi», ricorda Natalia Visalli. Insomma. esiste un problema di comprensione del messaggio. «All'uscita del colloquio con il medico il 22% dei pazienti ammette di non aver capito quello che gli è stato detto e il 28% crede erroneamente di aver capito. Purtroppo pochissimi chiedono al medico di spiegarsi meglio. In questi casi è il medico che deve ripensare la sua strategia e la sua tecnica di comunicazione o usufruire delle altre figure presenti nel Team per chiarire e rafforzare il messaggio».

Esistono delle tecniche e delle strategie che vengono insegnate, AMD ha fatto molto in questo campo attraverso la sua Scuola e con altre iniziative di formazione. «Ma occorre soprattutto l'atteggiamento adeguato», ricorda Natalia Visalli che ha diretto il Gruppo italiano di studio sulla Educazione Terapeutica nel biennio 2014-2015, «il paziente deve sentirsi 'speciale', diverso da quello che è entrato un quarto d'ora prima e da quello che entrerà in studio un quarto d'ora dopo. Deve essere accolto nella sua specificità e deve essere accolto come esperto del 'suo' diabete. La visita deve essere più l'incontro fra due esperti, che la consegna di una prescrizione. La persona deve sentirsi incoraggiata a parlare della sua esperienza, del suo modo di vivere il diabete. E soprattutto non deve sentirsi giudicato».
Sembra molto complesso. Ma tutto diviene più semplice se pensiamo alla relazione fra medico e paziente come a un incontro. È vero che le visite sono brevi ma è anche vero che il paziente, letteralmente, cresce o invecchia insieme al suo diabetologo. Ciascuno deve mettere a fuoco la figura dell'altro con delle domande, per esempio, o riconoscendo delle sensazioni positive (come nelle due immagini presenti in questo articolo che rielaborano e ampliano quelle presentate da Natalia Visalli a un recente congresso di Diabetologia.
Certo, la gran parte del lavoro spetta al medico che dovrebbe, secondo Natalia Visalli, «giocare un ruolo proattivo, uscire dal ruolo solo formalmente 'autorevole' che istintivamente il paziente gli assegna. E lo può fare sorprendendo il paziente con delle domande quali appunto: "Non trova difficile a volte seguire questa terapia?". Un'altra buona strategia è quella di preannunciare i possibili effetti collaterali di una terapia o la possibilità che i risultati si vedano solo sul lungo termine. Deve anche prevedere che il paziente farà riferimento ad altri medici per seguire altri aspetti della sua salute, che potrebbe anche ritenere più importanti, e dichiararsi così disponibile a un gioco di squadra in una rete di relazioni allargata ma comunque trasparente».
Impostare relazioni di questo tipo non solo è più efficace ma è anche più divertente e più creativo per il medico e per il paziente. «Non c'è soddisfazione maggiore che utilizzare insieme le proprie conoscenze per risolvere un problema che il paziente riscontra nel mettere in atto la terapia», assicura Natalia Visalli.
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