Una medicina additiva
Pacpills
Tutto: dalla ricerca scientifica alle Linee guida fino alla inerzia terapeutica porta i pazienti, soprattutto anziani, ad assumere un numero eccessivo di farmaci. Discutere col paziente la loro riduzione è il primo passo ma secondo Marco Bobbio è importante anche ripensare le Linee guida e i processi di autorizzazione dei principi attivi 'innovativi'.  

Prendiamo troppi farmaci. Assegnare tutta la responsabilità al medico che li prescrive però non è corretto, "La prescrizione fa parte di un percorso in cui ogni singolo passo, in sé giustificato, comporta una tendenza alla iper-prescrizione", riassume Marco Bobbio, già primario di cardiologia all'Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo.
La ricerca scientifica mira a scoprire nuovi principi attivi. Lo sviluppo da parte delle Case farmaceutiche accentua questa tendenza all'innovazione che è importantissima, ma si manifesta anche in campi dove la domanda di salute trova da tempo una risposta (un farmaco già esistente, una semplice modifica allo stile di vita).

Marco Bobbio, già primario di cardiologia all'Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo è tra i fondatori di Slow Medicine.
«La stragrande maggioranza dei trial misura l'efficacia del 'nuovo' farmaco rispetto al placebo; quasi mai vengono eseguiti confronti diretti con un farmaco già esistente, forse perché il 'vecchio' risulterebbe più efficace del 'nuovo'. Più spesso nelle ricerche viene studiata l'efficacia del 'nuovo' farmaco in aggiunta alla terapia standard.
Inoltre questi studi sono condotti su persone che soffrono solo della patologia che si vuole curare. Nella realtà, soprattutto se parliamo di malattie croniche, questo avviene di rado. Io vedo pochi pazienti che sono 'solo' cardiopatici », spiega Bobbio, tra i fondatori di Slow Medicine, un movimento che propone una Medicina "sobria rispettosa e giusta" e cerca di contrastare le prescrizioni 'inutili' (il termine tecnico è 'inappropriate').
Dopo questi studi, il farmaco nuovo viene inserito nelle Linee guida. Le Linee guida definiscono le migliori pratiche «e il farmaco nuovo, anche se non è migliore del precedente, viene prescritto dagli specialisti», continua Bobbio che ha scritto diversi libri per Einaudi fra i quali Il malato immaginato (2010) Ed ecco crescere il cumulo di nuove confezioni e pastiglie sul tavolo da cucina o nell'armadietto in bagno del paziente.
A questo si aggiungono i 'danni' della iperspecializzazione. «Nel corso della sua vita un paziente viene visitato da numerosi esperti: una donna in menopausa con diabete per esempio incontra come minimo diabetologo, cardiologo, ginecologo e magari un fisiatra. Ciascuno di questi medici prescrive i 'suoi' farmaci secondo le Linee guida.
Il risultato lo vediamo. Persone tutto sommato in buona salute che devono seguire 8 o 10 prescrizioni a vita e assumere ogni giorno decine di pastiglie con tutti i rischi di interazioni negative", continua Marco Bobbio.
Ma davvero tutte le terapie per le condizioni croniche sono a vita? Non è detto. «Il medico dovrebbe spiegare al paziente perché gli consiglia di assumere quel farmaco e quando è il caso di sospenderlo», continua Marco Bobbio, «è anche necessario periodicamente riesaminare l'utilità di quella prescrizione sulla base dell'evoluzione dell'età, dello stile di vita, della salute della persona. Potrebbe non esserci più motivo di continuare la terapia o potrebbero esserci e degli effetti indesiderati. Certe terapie preventive, utili a 70 anni, lo sono molto meno a 90 anni». Terapie che permettono alla persona di mantenere un certo stile di vita per esempio lavorare e mangiar fuori, spesso servono meno quando la persona cambia stile di vita, ad esempio va in pensione oppure è costretto a letto.
Se i medici non fanno attenzione all'insieme delle terapie alle quali è sottoposto il paziente, è comprensibile che il paziente 'si difenda' e cerchi di alleggerire l'onere che grava su di lui, riducendo le posologie o interrompendo ora uno, ora l'altro farmaco. «Spesso il paziente opera in maniera casuale con conseguenze che potrebbero essere serie», conclude Bobbio, «il medico dovrebbe essere a fianco del paziente sia nella prescrizione sia nel ridurre i sospendere i farmaci diventati inutili».