Intervista a Domenico Mannino, nuovo Presidente AMD
Agire per migliorare la formazione dei diabetologi, per implementare i rapporti con le istituzioni e la collaborazione del team con le altre specializzazioni mediche, per condividere i dati clinici … Un mandato, quello di Domenico Mannino, nuovo Presidente AMD, volto a condurre l’organizzazione dell’assistenza diabetologica verso condizioni di benessere.
“Proseguire il lavoro già ben avviato dai miei predecessori, arricchendolo e collegandolo alle attività del futuro”: è così che alcune testate giornalistiche hanno sintetizzato in estremo la vision di Domenico Mannino in occasione dell’avvio del suo mandato di Presidente AMD in seno al XXI Congresso nazionale della nostra associazione, tenutosi a Napoli nel maggio scorso. Spenti i riflettori, passata la molteplicità di impegni congressuali e post-congressuali, concluse le telefonate di auguri, esauriti i consigli e i suggerimenti provenienti da ogni parte, abbiamo incontrato il neo Presidente a Siracusa, in occasione del corso “Health Literacy and Quality of Care”. Più tranquillo e in fase completamente operativa, gli abbiamo chiesto di poter conoscere meglio il suo pensiero.
a cura di Miryam Ciotola, Coordinatore Gruppo AMDComunicAzione
Presidente, da poche settimane hai iniziato il viaggio della tua presidenza AMD, ma sei stato già membro del Consiglio Direttivo societario dal 1999 al 2003. L’AMD in questi anni è cambiata?
Per discutere di cambiamenti devi innanzitutto considerare che sono socio AMD dal 1978 e che ho quindi seguito la crescita societaria quasi fin dai suoi primi passi, essendo stata fondata nel 1974.
Presidente, ti chiedo scusa!
Perché sorridi, Miryam?
Perché sono nata nel 1978…
Ti sarei grato, cara, se potessi evitare di sottolineare la mia matura età… Peraltro, questo mi fornisce lo stimolo per raccontarti ancor di più: nel corso della sua storia, AMD è stata la prima associazione a parlare di percorsi assistenziali, della necessità di interventi precoci nella terapia del diabete e nella prevenzione delle sue complicanze, ed è stata anche la prima società a parlare di appropriatezza terapeutica, di terapia individualizzata e personalizzata, perseguendo la logica dell’agire subito ma anche bene.
Una direzione valida ancora oggi…
Certo. Inoltre, negli ultimi due anni, abbiamo portato in primo piano, in tempi duri per la sanità in generale, la necessaria valorizzazione delle competenze del diabetologo. Essere diabetologo può e deve essere considerato un valore aggiunto in tutti i setting di cura del paziente diabetico. Nel momento in cui la sanità pubblica si rivolge inevitabilmente a un modello di assistenza territoriale, il fatto che a coordinare i sistemi di intervento ci sia una persona esperta in diabetologia fa si che questa persona diventi un fulcro che moltiplica le funzioni di leva.
È questo quindi che intendevi dire quando hai affermato che intendi “continuare il lavoro già avviato negli anni precedenti dai tuoi predecessori”? Ma come collegarlo alle attività future?
Individuando innanzitutto le priorità di intervento: migliorare la capacità assistenziale del diabetologo, incidendo in maniera importante sull’organizzazione dei PDTA, lavorare sulle opportunità fornite dall’engagement ed empowerment del paziente diabetico, perché in ogni malattia cronica l’attore principale della terapia è il paziente stesso,lavorare per favorire il cambiamento. Bisogna allora intervenire fortemente nel campo dell’educazione: questo si farà facendo evolvere la Scuola AMD. AMD possiede le competenze tecniche giuste e le risorse umane necessarie per dar vita alla Scuola per educatori, al fine di formare personale, inizialmente medico – poi esteso a tutte le componenti dell’équipe – che sia specializzato nell’educazione terapeutica nella cura delle persone con patologie croniche.
Altre priorità già individuate?
Porteremo avanti in maniera molto decisa il percorso di condivisione dei dati clinici basato sul modello degli Annali. Le azioni di AMD non si limitano al campo diabetologico ma interessano trasversalmente molte branche della medicina. È fondamentale che vi sia un rapporto stretto del diabetologo con tutte le componenti del team, quali gli altri specialisti come il cardiologo, l’oculista, il nefrologo, ma anche il personale non medico come infermieri, dietisti, podologi, psicologi…
Il medico di medicina generale?
Un ruolo delicato e importante è logicamente ricoperto dalla figura del medico di medicina generale che, in genere, è il primo contatto del paziente nella fase di inizio e non solo del suo percorso sanitario e terapeutico. In tal senso, AMD ha già ottimi rapporti con la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG). È nostra precisa intenzione arrivare a un sistema di rete tra medicina generale e diabetologo cosicché alla fine il paziente possa trovare una risposta univoca in ogni punto di ingresso nel sistema. In altre parole, il paziente ha diritto a incontrare un interlocutore competente a qualsiasi livello si trovi nell’entrare nella rete assistenziale, dalla attività ambulatoriale routinaria fino alla assistenza ultraspecialistica ospedaliera o territoriale. Ciò anche nell’ottica generale di garantire – nell’ambito di un percorso diagnostico-terapeutico che sia uguale per tutti – la famosa equità dell’accesso alle cure per la quale AMD lotta già da tempo.
Altre iniziative?
Per rispondere alle sfide che il sistema sanitario si trova oggi ad affrontare, nell’era della cosiddetta spending review, metteremo contemporaneamente in campo un sistema di telepresenza, teleassistenza e monitoraggio da remoto che permetterà ai clinici di assistere i pazienti anche a casa o in strutture dedicate alla cronicità, anche nelle condizioni più difficili.
E in campo formativo? AMD è già piuttosto avanti, difficile forse individuare percorsi nuovi…
Ti sbagli Miryam. Verrà dato notevole impulso a corsi di formazione in diabetologia. Un aspetto che si collega bene a un’altra priorità del mio mandato: la formazione dei giovani diabetologi. L’università non fornisce ai medici la “struttura emotiva” adatta a seguire persone affette da malattie come il diabete. La cronicità richiede percorsi formativi ad hoc. Agiremo anche attraverso un sistema di borse di studio, che AMD finanzierà direttamente, per progetti assistenziali a livello regionale. Quindi saremo ancora più presenti sul territorio.
I rapporti con le istituzioni?
La condivisione delle argomentazioni dell’on. Gelli nell’interrogazione parlamentare sulla prescrivibilità dei farmaci DPP4-inibitori ne rappresenta, nei fatti, un esempio. AMD ritiene che ogni genere di apertura finalizzata a ottenere la piena realizzazione di un setting di assistenza realmente integrata, tale da consentire una presa in carico condivisa del paziente davvero funzionale al raggiungimento degli obiettivi clinici debba essere perseguita anche e soprattutto attraverso le istituzioni, come da diversi anni abbiamo rappresentato ad AIFA, al ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità.
Per concludere, Presidente, come riassumere quanto è necessario portare avanti nel prossimo biennio?
Condurre l’organizzazione dell’assistenza diabetologica verso condizioni di benessere.