Congresso Nazionale GAF – Diabete e sport
Stili di vita sedentari e diete insalubri sono le più importanti cause dell’aumento dei casi di diabete tipo 2 nel mondo e dei problemi cardiovascolari correlati alla malattia diabetica. Il diabete raddoppia il rischio di morte, ma più i pazienti sono in forma, più il rischio connesso alla malattia cala.
Lo sport è un’arma efficace per ridurre la mortalità dovuta al diabete; sfortunatamente, la gran parte dei pazienti non intraprende programmi di attività fisica, nonostante gli studi abbiano ormai da tempo chiaramente evidenziato i benefici della pratica sportiva sul controllo della glicemia e sulla riduzione del rischio cardiovascolare associato al diabete, sottolineando quanto siano preziosi anche piccoli aumenti del livello di attività fisica, ad esempio per i pazienti cardiopatici affetti da diabete. “Piccole passeggiate, già da sole, migliorano il controllo della glicemia, mentre due ore a settimana di camminata veloce riducono il rischio di problemi cardiovascolari per i pazienti diabetici”: questa la posizione, sicuramente condivisibile, della Società Europea di Cardiologia Preventiva.
Nel nostro paese purtroppo, fatta eccezione per alcune sporadiche iniziative regionali, si fa ben poco per promuovere e incoraggiare l’attività fisica nei soggetti con diabete. A oggi, i pazienti possono ricevere presso i servizi di diabetologia italiani precise indicazioni e prescrizioni su come svolgere attività fisica, ma poi sia il costo di tali attività, sia la loro organizzazione, location ecc. sono totalmente a carico del paziente. Eppure, gli Standard italiani per la cura del diabete segnalano, supportati da una enorme quantità di dati scientifici e senza ombra di dubbio, che una modica quantità di attività fisica (circa 150 minuti/settimana) è in grado di migliorare sensibilmente il controllo della glicemia nei pazienti con diabete, e che lo stesso tipo di attività fisica è anche capace di ridurre il rischio di diventare diabetici, nei soggetti ad alto rischio di malattia.
È dunque necessario intraprendere, con convinzione, percorsi condivisi tra politica e sanità pubblica; il tutto si tradurrebbe alla fine anche in un risparmio economico per il Sistema sanitario, perché l’aumento dell’attività fisica si accompagna a una riduzione del consumo di farmaci antidiabete, oltre a determinare la riduzione dei rischi legati alle complicanze, specie cardiovascolari, della malattia.