La “medicina” migliore per il diabete? L’attività fisica…
Intervista ad Alberto Aglialoro
Diabetologo presso la SSD Endocrinologia Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’ospedale Villa Scassi, ASL 3 di Genova, membro del gruppo di studio interassociativo AMD-SID Attività fisica (GAF), già presidente della sez. regionale AMD Liguria
Quanto è importante l’attività fisica nella cura del diabete?
E’ la “medicina” migliore per il diabete. Il primo momento della terapia del diabete è lo stile di vita. Occorre sensibilizzare la popolazione diabetica all’utilizzo di un’alimentazione sana ed equilibrata e all’importanza dell’esercizio fisico come prevenzione e cura del diabete. Diverse indagini condotte in Italia hanno documentato che oltre il 30% della popolazione diabetica è sedentaria. Dobbiamo diffondere la cultura dell’attività fisica sin dall’esordio della malattia poiché è la terapia più accessibile, economica e salutare: non è un farmaco nel senso tradizionale del termine, è più efficace di molti farmaci, non ha effetti collaterali negativi.
Ma per la prevenzione del diabete?
L’attività fisica è un efficace strumento di prevenzione perché ci dà la possibilità di ridurre la comparsa della malattia diabetica e di altre malattie, in particolare quelle cardiovascolari e cardiometaboliche. Purtroppo però, nonostante le evidenze scientifiche, la prescrizione dell’attività fisica in modo strutturato non è ancora entrata nel bagaglio di conoscenze applicata alla pratica clinica del diabetologo: lo specialista la prescrive troppo raramente al paziente diabetico. Mediamente, solo uno su tre.
Quali sono i benefici dell’attività fisica?
Sono tanti. In generale, migliora la qualità della vita e aumenta l’autostima e il senso di benessere psicologico. In chiave prettamente medica, riduce la mortalità da tutte le cause, riduce la malattia coronarica e la mortalità coronarica, aumenta il colesterolo HDL – quello “buono” – e riduce il colesterolo LDL (“cattivo”), riduce l’incidenza di cancro del colon, riduce la pressione arteriosa, incrementa la densità ossea e riduce l’incidenza delle fratture… Per il diabete: migliora la sensibilità insulinica e il compenso e contribuisce in modo significativo alla prevenzione del diabete tipo 2. Senza contare che contribuisce in modo altrettanto significativo a ridurre la spesa sanitaria e all’aumento della produttività… Non poco, direi…
Che tipo di attività fisica può praticare una persona con diabete?
Non ci sono particolari preclusioni, ad eccezione dei soggetti diabetici con complicanze croniche. Ad esempio: cardiopatia ischemica, retinopatia diabetica, ecc. In questi casi il diabetologo suggerirà alcune tipologie di attività fisica da prediligere rispetto ad altre. In qualsiasi caso, la prescrizione dell’attività fisica non va improvvisata: il team dedicato di professionisti – diabetologo, infermiere professionale, laureato in scienze motorie – è in grado di inquadrare il paziente, definirne il profilo clinico e consigliargli il tipo di attività più idonea. La persona con diabete può svolgere le più svariate attività aerobiche: camminare, nuotare, correre, andare in bicicletta…
Proviamo a fare degli esempi?
Per ottenere una sensibile riduzione del rischio cardiovascolare o un effetto di prevenzione del diabete la “dose minima appropriata” di attività fisica è stimata in 150 minuti alla settimana di esercizio aerobico a media intensità. Dove per esercizio aerobico si intende un’attività fisica strutturata, programmata e supervisionata da un preparatore atletico. 150 minuti alla settimana vuol dire mezzora per 5 giorni: è una “dose” compatibile con la vita quotidiana di molte persone e al tempo stesso straordinariamente superiore alla media. Per sfruttare al meglio i suoi effetti benefici, inoltre, meglio non far passare più di 2-3 giorni tra una seduta di attività fisica e l’altra. E negli ultimi anni diversi studi hanno dimostrato che anche l’esercizio anaerobico – la cosiddetta contro-resistenza – è efficace sia sul rischio cardiovascolare sia sulla glicemia e può essere associato favorevolmente all’attività aerobica.
L’agonismo?
Da tempo l’agonismo non è più sconsigliato alla persona con diabete, purché essa sia un vero esperto del suo diabete: una persona che sappia come funziona il suo metabolismo, lo misuri costantemente, ragioni sui dati che raccoglie e sappia gestire l’alimentazione e la terapia farmacologica in relazione all’esercizio fisico. Gli esempi di atleti con diabete campioni nel loro sport sono numerosi.
E’ dunque importante un attento autocontrollo nella persona con diabete che pratica attività fisica?
E’ molto importante. Nella persona con diabete i meccanismi metabolici di approvvigionamento dell’energia muscolare sono alterati e la glicemia generalmente scende. Tale fenomeno è positivo e non comporta il rischio di ipoglicemia se il diabetico non assume farmaci, mentre nei diabetici che fanno uso di alcuni tipi di farmaci ipoglicemizzanti orali o di insulina il rischio di ipoglicemia è reale. Dunque diventa importante controllare la glicemia prima e dopo aver svolto attività fisica.
Ciò vale anche per il diabete tipo 1?
Per l’attività fisica nel diabete tipo 1 va fatto un discorso a parte. Gestire l’esercizio fisico in questo tipo di diabete, insulino-trattato, significa gestire la totalità della complessità della malattia: il diabetico deve raggiungere un livello di competenza gestionale elevato. Per fare un esempio: può essere necessario prima dell’attività fisica programmata ridurre la dose di insulina che viene abitualmente praticata al pasto precedete l’esercizio fisico e dopo l’attività fisica ridurre la dose di insulina che viene praticata al pasto successivo. Tutto dipende dal tipo di esercizio fisico, dalla sua durata, dal pasto assunto e ovviamente dai valori glicemici.
L’alimentazione?
Altrettanto importante è l’alimentazione, soprattutto in previsione di un’attività fisica prolungata: è consigliabile un pasto ricco in carboidrati, grassi e proteine 3-4 ore prima. Può peraltro essere necessaria un’integrazione di carboidrati durante un’attività di lunga durata – quindi, portare sempre con sé uno snack, carboidrati semplici e complessi.
La sedentarietà fa male quanto l’inattività fisica?
Sì. Anche la sedentarietà, che descrive una condizione diversa dall’inattività fisica, seppure a essa sovente associata, comporta un aumentato rischio cardiometabolico. Una persona può essere fisicamente attiva ma al tempo stesso sedentaria. Uno studio del 2016 ha dimostrato infatti che ogni ora di tempo sedentario, misurato oggettivamente con un dispositivo chiamato accelerometro, è associata a un incremento del 22% del rischio di sviluppare il diabete tipo 2 e del 39% di sviluppare la sindrome metabolica.
Conclusioni?
Le società scientifiche diabetologiche italiane – l’AMD e la SID – in collaborazione con le associazioni dei diabetici organizzano da diversi anni numerose iniziative per sensibilizzare la popolazione diabetica e la comunità diabetologica sull’importanza dell’attività fisica come strumento di prevenzione e cura del diabete. In particolare, il gruppo interassociativo AMD-SID Attività fisica ha recentemente realizzato un opuscolo e un poster che spiegano perché si deve praticare attività fisica e illustrano come iniziare e quale tipologia di esercizio fisico svolgere.