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RAMADAN 2022

Estratto linee-guida IDF-DAR


a cura del gruppo AMD Interculturalità

Per i musulmani quello del Ramadan è il mese sacro durante il quale il digiuno canonico (Sawm), uno dei cinque “pilastri” dell’Islam (il quarto, per l’esattezza), è obbligatorio per tutti. Il mese del Ramadan dura 29-30 giorni (quest’anno va dal 2 aprile al 2 maggio), durante i quali il consumo di cibo e bevande è proibito dall’alba al tramonto. A seconda della stagione e della posizione geografica, ogni periodo di digiuno può durare da dieci a venti ore. È obbligatorio per tutti gli adulti musulmani (compresi gli adolescenti che hanno raggiunto l’età della pubertà), ma alcuni gruppi, come anziani o persone affette da patologie, sono esentati dall’osservanza. Tra le persone con patologie sono inclusi le persone con diabete, anche se molte di esse praticano comunque il digiuno.

A causa della natura metabolica della malattia, le persone che vivono con il diabete sono tuttavia a maggior rischio di complicazioni da marcati cambiamenti nell’assunzione di cibo e liquidi. I potenziali pericoli per la salute includono ipoglicemia, iperglicemia, disidratazione e complicazioni metaboliche acute come la chetoacidosi diabetica (DKA). Inoltre, il digiuno del Ramadan non solo modifica l’orario dei pasti, ma può anche disturbare i modelli del sonno e i ritmi circadiani, tutti fattori che possono influenzare lo stato metabolico di un individuo.

Si segnala poi un possibile carico extra di calorie: l’iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno al tramonto, spesso è un momento di festa, con consumo di notevoli quantità di cibo carico di zuccheri e carboidrati. Poiché c’è una variazione culturale nei cibi tradizionali consumati durante l’iftar, un dietologo ben addestrato e al centro della gestione del diabete e del team di follow-up dovrebbe sempre tenerne conto.

Se la restrizione assoluta dell’assunzione di liquidi tra l’alba e il tramonto è un aspetto integrale del Ramadan, ciò può avere conseguenze potenzialmente importanti, in particolare negli individui con diabete scarsamente controllato. Alcuni effetti che devono essere affrontati, in individui altrimenti sani, sono l’entità della perdita di liquidi ed elettroliti durante le giornate di digiuno e i potenziali effetti avversi o benefici che quello può avere sulla persona.  Cambiamenti che possono avere un impatto sui livelli ormonali e sui loro normali ritmi.

Nelle persone con diabete si può riscontrare:

  • Resistenza all’insulina e aumento dei livelli di glucagone.
  • Uno spostamento del ritmo circadiano del cortisolo con un’attenuazione del rapporto mattina-sera.
  • Riduzione dei livelli di adiponectina al mattino.
  • Grandi aumenti dei livelli di leptina al mattino.
  • Riduzioni dei livelli di ormone della crescita al mattino e alla sera.
  • Riduzioni (seppur modeste) del testosterone negli uomini.
  • Un impatto diretto sul microbiota intestinale che potrebbe portare a cambiamenti nella salute.
  • Indurre cambiamenti epigenetici nei geni come quelli che controllano il ritmo circadiano.

Talvolta si registrano anche cambiamenti fisiologici favorevoli tra gli individui sani, come calo ponderale e miglioramenti del profilo lipidico. Nelle persone con diabete, tuttavia, il digiuno del Ramadan può essere associato ad alcuni rischi a causa della fisiopatologia che interrompe i normali meccanismi omeostatici del glucosio.

È pertanto fortemente raccomandato a tutte le persone con diabete, e in particolare quelle con diabete tipo 1, di consultare un diabetologo prima di decidere di procedere con il digiuno del Ramadan.


Per qualsiasi approfondimento in materia, vi invitiamo a consultare le linee-guida IDF-DAR o a contattare il gruppo AMD Interculturalità (margherita.occhipinti@uslnordovest.toscana.it)