Skip to content

Italian Diabetes & Obesity Barometer 2018

Giunge all’undicesima edizione il report dell’IBDO, presentato recentemente a Roma. Dedicato alla memoria di Massimo Boemi e di Sergio Leotta, traccia il quadro del diabete tipo 2 in Italia valutando fatti, figure, dati, situazioni: uno spaccato della nostra realtà.

a cura di Miryam Ciotola


Le malattie croniche non trasmissibili rappresentano la sfida attuale che il Sistema Sanitario nazionale si trova ad affrontare in termini di sostenibilità sanitaria, economica e sociale ed è importante, per poterla affrontare in maniera adeguata, disporre di dati capaci di fornire la fotografia della situazione attuale italiana, ma anche uno spaccato delle singole regioni, che permettano il confronto chiaro e costruttivo, alla ricerca di soluzioni in grado di migliorare l’aspettativa e la qualità di vita delle popolazioni. L’Italian Diabetes & Obesity Barometer (IBDO) Report, grazie al coinvolgimento di importanti istituzioni del nostro paese quale l’ISTAT, all’impegno dell’IBDO Foundation e al contributo di numerosi esperti, contribuisce da anni a stimolare il dibattito necessario a promuovere la cultura dell’agire.

In occasione del lancio a Roma avvenuto il 17 aprile del report annuale, abbiamo raccolto i commenti di Domenico Cucinotta, coordinatore del report da alcuni anni, e di Marco Comaschi, tra gli autori del documento.


D. Cucinotta

Prof. Cucinotta, da alcuni anni coordina il report IBDO. Da dove nasce l’idea?
L’obiettivo era ed è: delineare la situazione del diabete – in particolare del tipo 2 –  e, negli ultimi anni, anche dell’obesità nel nostro paese dal punto di vista epidemiologico e assistenziale. E di promuovere gli interventi necessari per una loro migliore prevenzione e gestione. Per arrivare a tanto il report si avvale della collaborazione di istituzioni prestigiose pubbliche e private: l’ISTAT, l’Osservatorio nazionale per la salute nelle regioni italiane, il CORESEARCH e l’Health City Institute. Il report è anche l’unico documento riguardante diabete che, nel nostro paese, fornisce i dati scorporati per singola regione ed è dunque uno strumento prezioso per l’interlocuzione con le autorità sanitarie locali.

Prof. Comaschi qual è il focus dell’edizione di quest’anno?
I dati sulla diffusione del diabete e dell’obesità. Dati che ne evidenziano le rispettive crescite preoccupanti, soprattutto nelle regioni meridionali e nei soggetti più vulnerabili sul piano economico e sociale. Le evidenze epidemiologiche, cliniche e sociali rilevate dal rapporto mostrano ancora una volta la necessità di assumere decisioni di politica sanitaria che affrontino la cura delle cronicità con sistemi organizzativi rinnovati, modellati sui bisogni delle persone e sul recupero della loro qualità della vita, attraverso integrazioni di competenze e professionalità multiple, non solo sanitarie. Una parte importante del documento è stata poi dedicata al problema, attuale e scottante, della salute nei grandi agglomerati urbani e riporta nello specifico i dati relativi alla diffusione del diabete nell’area metropolitana di Roma, approfondendo i temi dell’health city.

M. Comaschi

Grandi città, diabete, obesità: come coinvolgere architetti e ingegneri?
Architetti e ingeneri vanno necessariamente coinvolti. Ma da soli non sono sufficienti. Competenze differenti e sinergiche tra i ricercatori del report hanno messo in luce aspetti estremamente variegati e rilevanti della situazione italiana. Urbanistica, ma anche istruzione, educazione, trasporti, distribuzione, economia sono aspetti che – tutti insieme – giocano un ruolo fondamentale per una moderna tutela della salute e dunque per migliorare la vita dei cittadini del nostro paese.

Ma dal report emerge ancora una volta un’Italia diseguale…
Purtroppo, uno degli aspetti più evidenti del rapporto è ancora una volta la conferma della diseguaglianza tra le nostre regioni. In correlazione lineare con il reddito procapite dei residenti e con la diversa capacità manageriale e politica. A fronte di eccellenze organizzative e gestionali in alcune regioni, in altre si assiste ancora alla difficoltà di accesso ai servizi, alla mancanza di regole chiare nell’erogazione dell’assistenza, con esiti molto difformi. Ad esempio, la media italiana del tasso di amputazione degli arti inferiori è attestata intorno a 14 casi su 100.000 abitanti: ma in alcune regioni si sale a oltre 20, mentre in altre è sotto 10. Una realtà non più tollerabile dalla comunità scientifica, che ha il compito di collaborare con gli organi decisori per pretendere risultati omogenei per la salute delle persone con diabete, come con altre malattie.

Prof. Cucinotta, quali le conclusioni del report?
Come sempre, il report si conclude con una “call to action”, un elenco completo e puntuale degli interventi che è necessario mettere in atto, a tutti i livelli, per una prevenzione efficace e una migliore gestione di diabete e obesità. In sintesi: promuovere comportamenti sani e contribuire alla creazione di un ambiente capace di favorire stili di vita sani; migliorare la salute dei neonati, dei bambini, delle loro madri e implementare una gravidanza parimenti sana e corretta; attuare iniziative di prevenzione in popolazioni vulnerabili e ad alto rischio; implementare interventi di diagnosi e trattamento precoce; utilizzare questionari e carte del rischio elaborati a livello nazionale.

Non è certo poca cosa…
L’elenco delle cose da fare e delle azioni da intraprendere è ovviamente lungo. Per, senza alcuna presunzione è possibile asserire che la rete diabetologica italiana è sicuramente tra le più evolute a livello mondiale: i risultati clinici tratti dalla letteratura internazionale dimostrano l’eccellenza italiana nella cura delle persone con diabete, che deve essere salvaguardata a livello istituzionale. È questa eccellenza che può, e deve, fare molto.

Ma la mancanza di equità non è il problema principale dell’assistenza diabetologica nel nostro paese?
L’eccellenza ovviamente si declina in realtà diverse. Vige una dispersione dei modelli organizzativi che comporta sicuramente sprechi di denaro. La sfida posta dalla malattia, però, per le dimensioni che il fenomeno ha assunto e – in mancanza di interventi decisivi – assumerà nel futuro, richiede uno sforzo ulteriore, al fine di rendere sostenibile la lotta al diabete e alle malattie croniche a esso correlate.

L’augurio?
L’obiettivo dell’Italian Diabetes & Obesity Barometer Report 2018, che ha raccolto i contributi di oltre 50 tra i più validi esperti nazionali di diverse discipline, è quello di fotografare lo “stato dell’arte” del diabete in Italia. L’auspicio è che esso possa costituire un utile strumento per tutti gli stakeholder coinvolti nell’universo “diabete”.