Retinopatia diabetica: il focus AMD
Oggi in Italia la retinopatia diabetica interessa oltre un milione di persone, essendo la più comune complicanza oculare del diabete mellito e la causa più frequente di cecità negli adulti in età lavorativa. Per fare il punto su come implementare lo screening e la diagnosi precoce della retinopatia diabetica, il 26 e 27 ottobre, a Roma – in occasione del convegno: La microangiopatia diabetica: focus on retinopatia diabetica –, AMD ha promosso un incontro tra diabetologi e oftalmologi.
Durante l’evento, abbiamo raccolto i commenti di Riccardo Candido e Franco Tuccinardi, rispettivamente diabetologo presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste e Direttore dell’UOC Diabetologia dell’Ospedale di Formia, Consiglieri nazionali AMD e responsabili scientifici dell’evento, e di Domenico Mannino Presidente AMD.
a cura di Miryam Ciotola per il gruppo ComunicAzione
Riccardo Candido, quali soni dati di AMD sulla retinopatia?
Che si tratta di un trend in continua crescita, legato sia alla diagnosi tardiva di diabete tipo 2, fase in cui le complicanze croniche, e tra queste la retinopatia, sono già manifeste, e sia alle difficoltà organizzative e gestionali per garantire lo screening specifico per questa problematica a ciascun paziente, in modo appropriato.
Difficoltà di screening?
Sì. Che sarebbe l’esame del fondo oculare. Che andrebbe eseguito al momento della diagnosi di diabete tipo 2 e, in caso di esito negativo, una volta ogni due anni. Nel diabete tipo 1 va invece garantito cinque anni dopo la diagnosi e successivamente una volta all’anno. Secondo i nostri dati, invece, solo il 25% dei soggetti diabetici viene sottoposto nella pratica allo screening annuale per la retinopatia.
Trovare una soluzione sarebbe complicato?
No. Ad esempio, molto semplicemente, si potrebbe utilizzare la retinografia, esame che, rispetto al fundus oculi, presenta alcuni vantaggi: anzitutto quello di poter essere eseguito da un operatore addestrato, anche non medico, e di non richiedere la dilatazione della pupilla.
È una questione di costi?
È come al solito una questione di – concedetemi il gioco di parole – “lungimiranza”… Intendo dire che il mancato screening della retinopatia diabetica e la sua inadeguata gestione, in assenza di un’adeguata risposta organizzativa, condurrà negli anni a un aumento dei casi di riduzione della capacità visiva fino alla perdita della vista. Prima ancora di arrivare a questo esito estremo, la retinopatia diabetica è già una problematica molto invalidante, che impatta sulla quotidianità del paziente, con conseguente crescita dei costi diretti, dovuti alla gestione della patologia e indiretti, dovuti alle giornate lavorative perse o all’inevitabile pensionamento precoce. Si stima che nel periodo 2015-2030 questa malattia produrrà un aggravio di costi pari a 4,2 miliardi di euro.
Franco Tuccinardi, sul fronte dei trattamenti a che punto siamo?
Alcuni dati sperimentali e clinici mostrano che i farmaci appartenenti alla classe dei DPP4-inibitori avrebbero un effetto protettivo, sia in termini di prevenzione della patologia sia in termini di rallentamento della sua progressione. Rallentamento legato non solo alla riduzione della glicemia, ma anche all’azione che questi farmaci hanno a livello dei vasi retinici.
Ma abbiamo compreso che, anche in questo caso, prevenire è meglio che curare…
Certo, l’aspetto preventivo è il vero cardine del problema.
Ma come perseguirla?
Grazie a un buon controllo della glicemia, ma soprattutto attraverso lo screening di massa. Nei paesi che lo hanno attuato in modo sistematico la cecità dovuta a retinopatia diabetica si è infatti ridotta drasticamente. In questa direzione, come già accennato prima, esiste uno strumento molto utile, ovvero il retinografo: sfruttando la registrazione digitale dell’immagine ottenuta senza midriasi, ossia la dilatazione della pupilla, ne consente anche la trasmissione e la refertazione a distanza.
Ma è difficile diffondere l’utilizzo del retinografo sul territorio?
Nient’affatto. Tra le altre cose nel corso di questo convegno, che si inserisce nel progetto Sharing Events, ovvero eventi che prevedono la collaborazione di AMD con professionisti di altre aree terapeutiche, è stato previsto un corso teorico pratico per spiegare ai diabetologi l’utilizzo dello strumento.
Diagnosticare il problema retinopatia diabetica all’esordio è quindi cruciale. La retinografia digitale, esame di semplice esecuzione che consente la refertazione a distanza, potrebbe far crescere il numero di pazienti che si sottopone allo screening. Evidenze internazionali e studi condotti in Italia hanno dimostrato la piena efficacia dei programmi di prevenzione secondaria attraverso la telemedicina, dotando le strutture di base di un retinografo e ricorrendo alla telerefertazione differita da parte dell’oftalmologo. In questo modo, oltre a un sensibile contenimento dei costi, si potrebbero garantire il raggiungimento e il monitoraggio della quasi totalità della popolazione diabetica, sicuramente raddoppiando, se non triplicando i numeri attuali relativi ai pazienti che si sottopongono a screening per la retinopatia diabetica. Sul fronte del trattamento, l’azione dei DPP4-inibitori a livello dei vasi retinici sembrerebbe avere un effetto protettivo. Scopo di questo evento, caratterizzato dall’approccio multidisciplinare, è stato proprio quello di mettere a confronto esperti diabetologi e oftalmologi sulla gestione della complicanza diabetica, a partire dalla prevenzione, fino alla diagnosi e trattamento.
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