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Associazione fra inibitori della DPP-4 e incidenza di malattie infiammatorie croniche intestinali: dati preliminari

A cura di Sara Colarusso

3 aprile 2018 (Gruppo ComunicAzione) – L’impiego degli inibitori della dipeptidilpeptidasi-4 (DPP-4i) è notevolmente incrementato nell’ultimo decennio, rappresentando una valida soluzione terapeutica per migliorare il compenso glicemico, con effetto neutrale sul peso corporeo e sugli outcome cardiovascolari. È pur vero che l’enzima DPP-4 è coinvolto in diverse e ancora non ben note funzioni cellulari, essendo espresso sulla superficie di più tipi cellulari, compreso il sistema immunitario.

In modelli animali è stato dimostrato che i DPP-4i riducono l’attività delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), con specifico riferimento al morbo di Crohn, mentre dati clinici indicano che pazienti con MICI hanno più bassi valori di DPP-4 sierici, dunque non è ancora chiaro il reale nesso causale fra la funzione della DPP-4 e le MICI.

Un gruppo di lavoro canadese ha pubblicato di recente sulla rivista British Medical Journalun primo studio osservazionale su una coorte di popolazione inglese con diabete mellito tipo 2 (DMT2), per valutare l’associazione fra uso di DPP-4i e incidenza di MICI.

Devin Abrahamie coll.hanno identificato una coorte di pazienti con DMT2, attingendo dal principale database di medicina generale inglese (Clinical Practice Research Datalink, CPRD), composto da 141.170 soggetti che avevano iniziato la terapia antidiabetica tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2016, considerando come tempo di esposizione ai DPP-4i dopo 6 mesi dalla prima prescrizione del farmaco sino al termine del follow-up (giugno 2017).

L’impiego dei DPP-4i è risultato associato a un aumento di incidenza di MICI (53 vs. 34 per 100.000 persone/anno, HR 1,75, IC 95% 1,22-2,49), soprattutto per periodi più lunghi di trattamento, con un picco fra i 3 e i 4 anni di terapia, e riducendosi dopo più di 4 anni di terapia. Non è stata riscontrata nessuna associazione con una specifica molecola appartenente alla classe dei DPP-4i; l’associazione principale è stata determinata con la colite ulcerosa, nessuna correlazione altresì con il morbo di Crohn.

Questo è il primo studio osservazionale che valuta l’associazione fra uso di DPP-4i e incidenza di MICI; gli autori hanno riscontrato un incremento del rischio del 75% di MICI, che correla con la durata del trattamento con DPP-4i, ipotizzando un effetto ritardato del farmaco.

Sebbene il rischio assoluto sia basso, gli autori concludono indicando una particolare attenzione nell’impiego dei DPP-4i nei soggetti ad alto rischio, con una familiarità positiva per patologie intestinali o con note condizioni autoimmuni. Naturalmente, sono necessari ulteriori studi in tal senso per confermare questi dati preliminari e unici.


BMJ 2018;360:k872

PubMed


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