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Il monitoraggio in continuo della glicemia è efficace anche nei pazienti in terapia multiniettiva: i risultati dello studio GOLD

A cura di Riccardo Candido

20 febbraio 2017 (Gruppo ComunicAzione) – I dati di letteratura e di pratica clinica suggeriscono che la maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 1 (DMT1) non raggiungono gli obiettivi glicemici raccomandati dalle linee-guida. Numerose evidenze hanno dimostrato come il monitoraggio in continuo della glicemia (continuous glucose monitoring, CGM) sia in grado di migliorare il compenso glicemico nei pazienti con DMT1 portatori di microinfusori. Lo studio GOLD è stato condotto per valutare gli effetti del CGM in adulti con DMT1 trattati con terapia multiniettiva.

Si tratta di uno studio clinico randomizzato, open-label, crossover, condotto in 15 strutture diabetologiche ambulatoriali in Svezia tra il febbraio 2014 il giugno 2016, i cui dati sono stati pubblicati recentemente pubblicati sulla rivista JAMA da Marcus Lind (Università di Göteborg, Svezia) e coll.

Lo studio ha incluso 161 pazienti con DMT1 ed una emoglobina glicata (HbA1c) di almeno 7,5% (58 mmol/mol) trattati con terapia multiniettiva. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere il CGM o l’automonitoraggio tradizionale della glicemia per 26 settimane, separati da un periodo di washout di 17 settimane. Sono state valutate la differenza di HbA1c tra le settimane 26 e 69 per i 2 sistemi di monitoraggio e gli eventi avversi, tra i quali le ipoglicemie gravi.

Tra i 161 partecipanti l’età media era di 43,7 anni, il 45,3% erano donne e l’HbA1c media era 8,6% (70 mmol/mol). Durante il periodo di valutazione l’HbA1c media era 7,92% (63 mmol/mol) in corso di utilizzo di CGM e 8,35% (68 mmol / mol) in corso di automonitoraggio convenzionale (differenza media, -0,43% [IC 95%, da -0,57% a -0,29%] o -4,7 [da -6,3 a -3,1 mmol/mol]; p <0,001). Cinque pazienti nel gruppo con automonitoraggio tradizionale e 1 paziente nel gruppo con CGM avevano presentato una ipoglicemia grave. Durante il periodo di washout, quando i pazienti utilizzavano l’automonitoraggio tradizionale, 7 pazienti avevano presentato una ipoglicemia grave.

Rispetto al gruppo in automonitoraggio convenzionale, nel gruppo con CGM il tempo trascorso in euglicemia è stato di 39 minuti maggiore, mentre il tempo trascorso con glicemie >250 mg/dl e <70 mg/dl è stato più breve rispettivamente di 52 e di 28 minuti. La variabilità glicemica, espressa sia come MAGE (mean amplitudine glycemic excursion) sia come deviazione standard, è stata significativamente inferiore nel gruppo in CGM. I pazienti hanno espresso un maggior gradimento per il CGM rispetto all’automonitoraggio tradizionale.

In conclusione, nei pazienti con DMT1 non adeguatamente controllato e in terapia multiniettiva, l’utilizzo del CGM determina un miglior compenso glicemico rispetto all’automonitoraggio tradizionale.


JAMA 2017;317(4):379-87

PubMed


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