Diagnosi di diabete tipo 2 con un unico prelievo? Forse si può
A cura di Lucia Briatore
23 luglio 2018 (Gruppo ComunicAzione) – Gli attuali criteri dell’American Diabetes Association per la diagnosi di diabete mellito (DM) indicano che un solo riscontro di glicemia o emoglobina glicata (HbA1c) sopra i limiti stabiliti non è sufficiente, ma deve essere riconfermato da un secondo riscontro con un nuovo prelievo. Tale modalità, se presenta alta sensibilità e specificità, è tuttavia più dispendiosa perché impone al paziente un doppio accesso in una struttura sanitaria per il prelievo.
Un gruppo di ricercatori guidati da Elizabeth Selvin (Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health and Johns Hopkins University, Baltimore, MD; USA) ha voluto valutare se eseguire i due diversi dosaggi di glicemia e HbA1c sullo stesso campione ematico può essere utile per la diagnosi di DM. Per fare ciò hanno analizzato i dati dello studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC).
Tra i 12.268 partecipanti non diabetici, 978 avevano all’osservazione basale (tra il 1990 e il 1992) un’elevata glicemia a digiuno (>126 mg/dl) o HbA1c>6,5%. Tra questi, il 39% aveva entrambi i parametri sopra i limiti per la diagnosi di DM (chiamati confirmed undiagnosed diabetes), mentre il 61% aveva un solo valore alterato (chiamati unconfirmed undiagnosed diabetes). La presenza della conferma dei due valori alterati nello stesso campione aveva una moderata sensibilità (54,9%) ma un’alta specificità (98,1%) nell’identificare i casi di DM che si sarebbero sviluppati nei successivi 5 anni di follow-up, con una specificità aumentata al 99,6% a 15 anni. Di contro, i soggetti con un solo valore tra glicemia e glicata sopra i limiti diagnostici avevano una incidenza cumulativa di DM pari al 9,9% a 5 anni e al 71,7% a 15 anni. I soggetti con confirmed undiagnosed diabetes al basale presentavano inoltre un maggior rischio di malattie cardiovascolari (OR, 1,52), renali (OR, 1,51), vasculopatia periferica (OR, 2,48) e mortalità per tutte le cause (OR, 1,49).
Gli Autori indicano alcuni limiti di questo studio: nella pratica clinica l’intervallo di tempo per un secondo controllo della glicemia è generalmente inferiore a quello di 5 anni effettuato nello studio; la popolazione osservata era composta da statunitensi bianchi e di colore tra i 45 e i 64 anni, pertanto i risultati potrebbero non essere generalizzabili in altre popolazioni; la concordanza tra glicemia a digiuno elevata e glicata elevata era approssimativamente del 40%, mentre quella tra due determinazioni successive di glicemia a digiuno è riportata essere del 70%.
Gli Autori concludono che prima di modificare i criteri per la diagnosi di DM saranno ovviamente necessari ulteriori studi. Questo lavoro pone tuttavia l’attenzione sulla necessità di individuare criteri diagnostici più “snelli” per individuare e poter trattare tutti quei pazienti non ancora diagnosticati che costituiscono una popolazione ad alto rischio di patologie cardio-nefro-vascolari e di mortalità precoce.
Ann Intern Med. 2018 Jun 19. doi: 10.7326/M18-0091. [Epub ahead of print]
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