Rischio di mortalità e di eventi vascolari nelle donne rispetto agli uomini con diabete tipo 1: revisione sistematica e metanalisi
A cura del Gruppo AMD: Donna
15 maggio 2015 (Congresso Medico) – Il diabete di tipo1, la più comune delle malattie croniche autoimmuni a esordio nell’infanzia e nell’adolescenza, sembra essere in aumento del 3% ogni anno dal 1989, pur senza differenze di genere né in termini di incidenza né di prevalenza. Nonostante l’efficienza del sistema di cura, il diabete tipo 1 è associato a un aumentato tasso di mortalità rispetto alla popolazione generale, a causa delle complicanze metaboliche acute e croniche; per esempio, il tasso di mortalità cardiovascolare in persone anziane affette diabete di tipo 1 è superiore di dieci volte rispetto alle persone anziane della popolazione generale.
La recente metanalisi della Prof.ssa Rachel R. Huxley (Sydney, Australia) e coll., pubblicata sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology, aveva l’obiettivo di valutare se il diabete tipo 1 si associ a un rischio di mortalità per eventi vascolari e per tutte le cause differente tra uomo e donna. L’endpoint primario era la mortalità entro il periodo di studio. Gli endpoint secondari erano la mortalità per tutte le cause e malattia coronarica, ictus, malattie cardiovascolari, malattia renale, il cancro, il suicidio e gli incidenti (escluse malattie infettive e respiratorie).
Dei 2472 articoli pubblicati tra il 1996 e il 2014 e identificati attraverso una ricerca sistematica su PubMed ne sono stati selezionati 26; sono stati analizzati 15.273 eventi in 214.114 persone. Gli autori hanno effettuato un’analisi dei sottogruppi per anno di riferimento della raccolta dei dati, per regione, per durata di studio di follow-up, per età in termini di insorgenza precoce o tardiva; hanno classificato gli studi in tre gruppi a seconda che il tasso di mortalità negli uomini fosse del 10% superiore a quello delle donne, tra lo 0 e il 10% superiore a quello delle donne o inferiore a quello delle donne.
I finanziatori dello studio non avevano alcun ruolo nell’acquisizione, analisi e interpretazione dei dati.
La metanalisi ha concluso che nelle donne il rischio di mortalità per tutte le cause era superiore del 37% rispetto agli uomini; ancor maggiore era il rischio per cause macrovascolari. I tassi di mortalità per cause neoplastiche, per incidenti e suicidi erano simili in entrambi i sessi. A conferma di tali dati, studi precedenti hanno mostrato un maggior grado di disfunzione endoteliale e una maggiore estensione delle lesioni aterosclerotiche e calcificazioni coronariche nelle donne rispetto agli uomini.
A tal riguardo, gli Annali di genere AMD, elaborati dal gruppo Donna AMD, coordinato da Valeria Manicardi, sostengono differenze sostanziali tra uomo e donna nel raggiungimento del compenso glicemico (1/5 delle donne raggiunge un livello di emoglobina glicata inferiore a 7%, contro 1/4 degli uomini), nonostante non emerga nessuna disparità nel trattamento e nella qualità di cura complessivamente erogata. Tale discrepanza di genere potrebbe trovare spiegazione nella ridotta sensibilità insulinica, nella maggiore propensione ai disturbi del comportamento alimentare e negli scompensi ormonali dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio (irregolarità mestruali, ritardo del menarca e menopausa precoce) caratteristici del sesso femminile. Questa maggiore difficoltà nel raggiungimento del target di emoglobina glicata nelle donne, potrebbe essere alla base dell’aumentata mortalità cardiovascolare nei diabetici tipo 1 di sesso femminile.
I dati riportati rilevano che nelle donne affette da diabete tipo 1 il rischio di mortalità per tutte le cause è superiore del 37% rispetto agli uomini. Il rischio di eventi macrovascolari fatali e non fatali è due volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Tale discrepanza non sembra trovare giustificazione in una disparità di qualità di cura bensì nelle differenza biologiche fisiologiche e para-fisiologiche di genere.
Lancet Diabetes Endocrinol 2015;3:198-206
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