Dapagliflozin da solo e con saxagliptin: effetto sulla riduzione dell’albuminuria e sul controllo glicemico in pazienti con diabete tipo 2 e malattia renale cronica – I risultati dello studio DELIGHT
A cura di Francesco Romeo
10 giugno 2019 (Guppo ComunicAzione) – Lo scarso controllo metabolico e l’aumento dell’albuminuria sono marcatori della progressiva riduzione della funzionalità renale (1). Nei pazienti con diabete tipo 2 (DT2), il controllo intensivo della glicemia ha dimostrato di avere effetti nefroprotettivi (2) e i trattamenti volti alla riduzione dell’albuminuria hanno dimostrato di poter rallentare il deterioramento della funzionalità renale (3).
Nello studio DELIGHT, pubblicato su Lancet Diabetes Endocrinology (4), gli autori hanno valutato l’effetto sulla riduzione dell’albuminuria da parte di dapagliflozin, un inibitore del cotrasportatore sodio-glucosio, con e senza l’aggiunta di saxagliptin, un inibitore della dipeptidil peptidasi-4, e l’effetto di dapagliflozin-saxagliptin sul controllo glicemico, in pazienti con DT2 e malattia renale cronica da moderata a grave.
Nell DELIGHT, studio condotto in doppio cieco, controllato versus placebo, sono stati arruolati pazienti in 116 centri di ricerca in Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud, Messico, Sudafrica, Spagna, Taiwan e Stati Uniti. Sono stati inclusi pazienti con una storia nota di DT2, aumento dell’albuminuria (rapporto albumina-creatinina nelle urine [UACR, urine albumin-to-creatinine ratio] 30-3500 mg/g), una velocità di filtrazione glomerulare stimata di 25-75 ml/min, e un’HbA1c compresa fra 7 e 11% (53-97 mmol/mol), in terapia con inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACEI) o con un bloccante il recettore dell’angiotensina II (ARB) e trattamento ipoglicemizzante per almeno 12 settimane.
Dopo un periodo di run-in di 4 settimane, in singolo cieco con placebo, i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale (1:1:1 tramite un sistema di risposta vocale interattiva) a ricevere solo dapagliflozin (10 mg), dapagliflozin (10 mg) e saxagliptin (2,5 mg) o placebo una volta al giorno per 24 settimane. Gli endpoint primari sono stati: modifica rispetto ai valori basali di UACR (dapagliflozin e dapagliflozin-saxagliptin) e di HbA1c (gruppo dapagliflozin-saxagliptin).
Lo studio è stato condotto tra il 14 luglio 2015 e il 18 maggio 2018. Sono stati sottoposti a screening 1187 pazienti, dei quali 461 sono stati assegnati in modo casuale: 145 al gruppo dapagliflozin, 155 al gruppo dapagliflozin-saxagliptin e 148 al gruppo placebo (13 i pazienti sono stati esclusi a causa di problemi di integrità dei dati). Dapagliflozin e dapagliflozin-saxagliptin hanno ridotto UACR rispetto al placebo per tutto il periodo dello studio. Alla settimana 24, la differenza (vs. placebo; n = 134 pazienti con dati disponibili) nel cambiamento medio di UACR rispetto al basale era -21% (IC 95% -34, da 1 a -5,2; p = 0,011) per dapagliflozin (n = 132) e -38% (da -48,2 a -25,8; p <0,0001) per dapagliflozin-saxagliptin (n = 139). L’HbA1c è stata ridotta nel gruppo dapagliflozin-saxagliptin (n = 137) rispetto al gruppo placebo (n = 118) alla settimana 24 (-0,58% [da -0,80 a -0,37; p <0,0001]). Il numero di pazienti con eventi avversi (79 [54%] nel gruppo dapagliflozin, 104 [68%] nel gruppo dapagliflozin-saxagliptin e 81 [55%] nel gruppo placebo) o eventi avversi gravi (12 [8%], 12 [8%] e 16 [11%]), erano simili tra i gruppi.Gli autori dello studio concludono che, secondo i loro dati, dapagliflozin con o senza saxagliptin, somministrato in aggiunta a ACEI o ARB, è un’opzione potenzialmente interessante per rallentare la progressione della malattia renale in pazienti con DT2 e malattia renale cronica da moderata a grave.
1. Diabetes Care. 1999;22:233-40
3. Lancet Diabetes Endocrinol. 2019;7:128-3
4. Lancet Diabetes Endocrinol. 2019 Jun;7(6):429-41
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