Semaglutide orale e outcome cardiovascolari in pazienti con diabete tipo 2
A cura di Francesco Romeo
9 settembre 2019 (Gruppo ComunicAzione) – La semaglutide è un nuovo farmaco per la cura del diabete mellito tipo 2, appartenente alla famiglia degli analoghi del GLP-1, la cui commercializzazione in Italia sta avvenendo proprio in questi giorni. A oggi erano disponibili solo dati di sicurezza cardiovascolare per la formulazione sottocutanea (1), ma non ancora per la semaglutide orale.
L’obiettivo degli autori dello studio PIONEER 6, pubblicato nei giorni scorsi su N Engl J Med (2), è stato quello di valutare gli effetti cardiovascolari della semaglutide orale una volta al giorno in uno studio randomizzato, controllato in doppio cieco versus placebo. Sono stati coinvolti pazienti con diabete tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare: età ≥50 anni con malattia cardiovascolare o renale oppure età ≥60 anni con soli fattori di rischio cardiovascolare. L’outcome primario, composito, comprendeva la comparsa di un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o morte per cause cardiovascolari).
Un totale di 3183 pazienti è stato assegnato in modo casuale a ricevere semaglutide orale o placebo. L’età media dei pazienti era di 66 anni e il tempo mediano nella sperimentazione è stato di 15,9 mesi. L’84,7% dei soggetti aveva eventi cardiovascolari preesistenti o insufficienza renale. I principali eventi avversi cardiovascolari si sono verificati in 61 paziente su 1591 (3,8%) nel gruppo in semaglutide orale e in 76 su 1592 (4,8%) nel gruppo placebo (HR 0,9, IC 95% 0,57-1,11; p <0,001 per la non inferiorità).
Valutando i singoli componenti dell’endpoint primario, è stata riscontrata una riduzione significativa della mortalità per cause cardiovascolari: 15 su 1591 pazienti (0,9%) nel gruppo con semaglutide orale e 30 su 1592 (1,9%) nel gruppo placebo (HR 0,49; IC 95% 0,27-0,92). L’infarto miocardico non fatale si è verificato in 37 su 1591 pazienti (2,3%) e in 31 su 1592 (1,9%), rispettivamente (HR 1,18; IC 95% 0,73-1,90); e l’ictus non fatale in 12 su 1591 pazienti in terapia con semaglutide orale (0,8%) e in 16 su 1592 (1,0%) in placebo (HR 0,74; IC 95% 0,35-1,57). La morte per qualsiasi causa si è verificata rispettivamente in 23 su 1591 pazienti (1,4%) nel gruppo semaglutide e in 45 su 1592 (2,8%) nel gruppo placebo (HR 0,51; IC 95% 0,31-0,84). Gli eventi avversi gastrointestinali che hanno portato alla sospensione della terapia sono stati più comuni nel gruppo con semaglutide orale.
Secondo i dati di questo studio condotto su pazienti con diabete tipo 2 a elevato rischio cardiovascolare la semaglutide orale ha dimostrato avere un profilo di rischio cardiovascolare rassicurante, non inferiore a quello del placebo, con una riduzione statisticamente significativa sia della mortalità cardiovascolare sia di quella per tutte le cause.
1. N Engl J Med 2016; 375:1834-1844
2. N Engl J Med 2019;381:841-851
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