Differenze nel controllo glicemico, nel monitoraggio e nel trattamento del diabete tipo 2 in Inghilterra: un’analisi di coorte retrospettiva
A cura di Alessandra Clerico
4 novembre 2019 (Gruppo ComunicAzione) – In Inghilterra negli ultimi vent’anni sono state evidenziate disparità di accesso alle cure e differenze in termini di esiti di salute per la popolazione con diabete tipo 2. Sono via via state messe in atto una serie di iniziative per affrontare tale disequilibrio.
In tale prospettiva, lo scopo dello studio condotto da Martin B. Whyte (University of Surrey, Guildford, UK) recentemente pubblicato su PLOS Medicine è stato quello di valutare se può esistere una differenza nell’approccio diagnostico-terapeutico dei medici di medicina generale verso i pazienti con diabete tipo 2. È stata pertanto estrapolata una coorte di soggetti con diabete tipo 2 a partire dal data base del Royal College of General Practitioners Research and Surveillance Centre, rappresentativa di un campione di 164 medici di medicina generale operanti in tutto il territorio inglese. È stata analizzata la tipologia di assistenza sanitaria e i farmaci utilizzati tra il 1° gennaio 2012 e il 31 dicembre 2016.
L’assistenza sanitaria includeva un controllo di HbA1c all’anno, lo studio della funzione renale mediante stima del filtrato glomerulare (eGFR, estimated glomerular filtration rate), la misurazione della pressione arteriosa, lo screening per la retinopatia e per la neuropatia. Le variabili potenzialmente associate alle disparità in termini di outcome sono state studiate utilizzando modelli di regressione logistica mista e di regressione lineare aggiustati per età, sesso, etnia, stato socioeconomico utilizzando l’indice IMD (Index of Multiple Deprivation, indice di deprivazione multipla) e dividendo la popolazione in 5 quintili caratterizzati da una progressiva deprivazione socioeconomica passando dal 5° al 1° quintile.
L’etnia è stata definita utilizzando le categorie etniche dell’Office for National Statistics: bianchi, misti, asiatici, neri e altri (categoria includente arabi e altri gruppi non classificati altrove).
Dall’intera popolazione adulta seguita dai medici di medicina generale, in tutto 1,238.909 soggetti, gli autori dello studio hanno identificato una coorte di 84.452 soggetti adulti con diabete tipo 2, pari al 5,29% della popolazione totale. L’età media della popolazione era di 68,7 ± 12,6 anni e 21,656 (43,9%) soggetti erano donne. L’indice di massa corporea medio era di 30,7 ± DS 6,4 kg/m2. I gruppi più svantaggiati dal punto di vista socioeconomico (definiti con l’indice IMD: 1° e 2° quintile) mostravano una peggiore HbA1c; l’etnia nera mostrava un’HbA1c peggiore rispetto all’etnia bianca. Tra gli asiatici era meno frequente rispetto ai bianchi la prescrizione della terapia insulinica (odds ratio [OR] 0,86, IC 95% 0,79-0,95; p <0,01), di SGLT2 inibitori (OR 0,68, IC 95% 0,58-0,79; p <0,001) e di GLP1-RA (OR 0,37, IC 95% 0,31-0,44; p <0,001).Tra gli individui di colore era meno frequente rispetto ai bianchi la prescrizione di SGLT2 inibitori (OR 0,50, IC 95% 0,39-0,65; p <0,001) e di GLP-1 RA (OR 0,45, IC 95% 0,35-0,57; p <0,001). Gli individui del quintile socioeconomico più elevato rispetto ai soggetti appartenenti ai rimanenti quintili ricevevano con maggiore regolarità annuale il controllo dell’HbA1c, della pressione arteriosa e dell’eGFR, e lo screening per retinopatia e neuropatia. Tra la popolazione nera era meno frequente rispetto alla popolazione bianca il controllo dell’HbA1c (OR 0,89, IC 95% 0,79-0,99; p = 0,04) e della retinopatia (OR 0,82, IC 95% 0,70-0,96; p = 0,011).Tra gli asiatici era più frequente rispetto alla popolazione bianca il controllo dell’HbA1c (OR 1,10, IC 95% 1,01-1,20; p = 0,023) e dell’eGFR (OR 1,09, IC 95% 1,00-1,19; p = 0,048), ma meno frequente il controllo della retinopatia (OR 0,88, IC 95% 0,79-0,97; p = 0,01) e della neuropatia (OR 0,88, IC 95% 0,80-0,97; p = 0,01).
Lo studio è di per sé limitato dalla sua stessa natura di studio osservazionale e dall’utilizzo di dati retrospettivi. La disparità di cure tra i soggetti diabetici potrebbe anche riflettere differenze regionali che non sono tuttavia state prese in considerazione in tale valutazione.
Tenendo conto dei suddetti limiti, lo studio evidenzierebbe che la disparità di approccio al controllo glicemico, al monitoraggio della patologia e all’utilizzo delle nuove terapie farmacologiche resta una sfida nella cura del diabete. Sia l’etnia sia le condizioni socioeconomiche delle persone affette da diabete sono importanti nel determinare disuguaglianze e differenze nell’approccio e nella qualità delle cure. Tali differenze relative al controllo glicemico, e ad altri parametri metabolici, potrebbero essere fattori determinanti per un maggior sviluppo di complicanze in questi sottogruppi di popolazione.
PLoS Med. 2019 Oct 7;16(10):e1002942
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