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Il diabete mellito tipo 2 si associa a un aumento della mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco indipendentemente dalla presenza di coronaropatia

A cura di Riccardo Candido

14 novembre 2016 (Gruppo ComunicAzione) – L’insufficienza cardiaca (IC) è una complicanza frequente e clinicamente rilevante nel diabete mellito tipo 2 (DMT2). La prognosi dell’IC secondaria a cardiopatia ischemica e l’impatto della rivascolarizzazione in tali pazienti non sono stati ancora completamente indagati nella real life.

Lo scopo di uno studio svedese recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Cardiology è stato quello di esaminare l’impatto prognostico a lungo termine dell’IC ischemica rispetto a quella non ischemica e della rivascolarizzazione in una popolazione non selezionata di pazienti con e senza DMT2.

I pazienti, selezionati dal Registro Svedese dell’insufficienza cardiaca (SwedeHF) nel periodo 2003-2011, sono stati stratificati per la presenza di diabete e IC ischemica o non ischemica e per la storia di rivascolarizzazione e sono stati valutati i predittori di mortalità e longevità.

Fra i 35.163 pazienti con IC, quelli con DMT2 erano più giovani e il 90% aveva avuto almeno 1 o più comorbilità associate. La cardiopatia ischemica (CPI) era presente nel 62% dei pazienti con DMT2 e nel 47% di quelli senza diabete. Di questi pazienti, il 53 e il 48% rispettivamente erano stati precedentemente sottoposti a rivascolarizzazione. Il DMT2 era un predittore di mortalità indipendentemente dalla presenza di CPI, con un hazard ratio (HR) di 1,40 e 1,30 nei pazienti con e senza CPI, rispettivamente. I pazienti DMT2 e CPI avevano la più alta mortalità, che era ulteriormente aumentata dalla mancata rivascolarizzazione (HR aggiustato: 0,82 a favore di tale trattamento; IC 95%: 0,75-0,91). La rivascolarizzazione non annullava l’impatto del DMT2, che prediceva la mortalità sia nei pazienti con (HR: 1,36; IC 95%: 1,24-1,48) sia in quelli senza (HR: 1,45; IC 95%: 1,33-1,56) una storia di rivascolarizzazione.

In conclusione, Il novanta per cento dei pazienti con IC e DMT2 hanno comorbilità prevenibili. La CPI nei pazienti con DMT2 ha un impatto particolarmente negativo sulla mortalità, che viene favorevolmente influenzato dalla rivascolarizzazione.

J Am Coll Cardiol 2016;68(13):1404-16

PubMed


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