Il sitagliptin migliora la sopravvivenza nei diabetici affetti da COVID-19
Punti chiave
Domanda: La dipeptidil-peptidasi-4 è stata individuata come possibile porta d’accesso del SARS-CoV-2 nelle cellule respiratorie. L’uso del sitagliptin, un DPP-4 inibitore usato come ipoglicemizzante orale, può migliorare il decorso dei diabetici affetti da polmonite da COVID-19?
Risultati: L’impiego intraospedaliero di sitagliptin in aggiunta all’insulina ev ha significativamente migliorato il decorso dei diabetici, riducendo significativamente la mortalità, la ventilazione meccanica e l’accesso in terapia intensiva.
Significato: Questo primo studio osservazionale, condotto in Italia, suggerisce che l’impiego di sitagliptin possa essere di notevole importanza nella terapia dell’infezione da COVID-19 nelle persone con diabete. I dati, molto promettenti, attendono conferme da ulteriori studi già in corso.
A cura di Marcello Monesi
12 ottobre 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Recenti ricerche hanno evidenziato che la dipeptidil-peptidasi-4 (DPP-4) espressa sulla membrana cellulare è uno dei vettori che facilitano l’ingresso del SARS-CoV-2 all’interno delle cellule dell’epitelio respiratorio. Da qui l’intrigante ipotesi che le gliptine, ben conosciute dai diabetologi come inibitori della DPP-4, possano in qualche modo rallentare la propagazione del virus nell’organismo. Una prima importante conferma in tal senso arriva da uno studio che ha coinvolto sette centri ospedalieri nel nord Italia, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Diabetes Care.
In questo studio osservazionale retrospettivo sono stati arruolati 338 diabetici ospedalizzati per polmonite da COVID-19 nei mesi di marzo e aprile del 2020. La metà di questi è stata trattata con insulina ev come “usual care”, mentre l’altra metà ha ricevuto sitagliptin in aggiunta alla terapia insulinica. I due gruppi erano simili per età, sesso, gravità della patologia, e terapie impiegate per il trattamento dell’infezione da COVID-19. Il gruppo trattato con sitagliptin ha mostrato una significativa riduzione della mortalità (18 vs. 37% di pazienti deceduti; HR 0,44, IC 95% 0,29-0,66; p = 0,0001), un miglioramento degli outcome clinici (60 vs. 38% di pazienti migliorati; p = 0,0001); in particolare, nei pazienti trattati con sitagliptin si è osservata una riduzione del 27% del ricorso alla ventilazione meccanica, riduzione del 49% dell’accesso in terapia intensiva, una maggiore probabilità di un decorso meno grave (in base a una scala di gravità su 7 punti, nel gruppo con sitagliptin si è mediamente osservato un miglioramento di 2 punti).
Oltre al meccanismo già citato di prevenzione dell’ingresso del virus nelle cellule, un altro potenziale meccanismo mediato da sitagliptin è l’inibizione dell’interleuchina-6, che potrebbe ridurre la cascata delle citochine indotta dal virus; da non trascurare ovviamente anche l’effetto positivo sulla glicemia.
I risultati molto incoraggianti di questo primo studio osservazionale attendono conferma in un trial randomizzato e controllato che, annunciano i ricercatori dello studio, è attualmente in corso. Da verificare un potenziale ruolo di protezione della molecola anche nei soggetti non affetti da diabete.
Diabetes Care 2020 Sep; dc201521
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