Uno studio pragmatico randomizzato sullo screening del diabete gestazionale
Punti chiave
Domanda: Qual è il miglior metodo di screening del diabete gestazionale? A una fase mediante somministrazione di 75 g di glucosio o a due fasi con un primo test a 50 g seguito, se positivo, da un secondo con 100 g di glucosio?
Risultati: L’impiego del test a una fase ha garantito un maggior numero di diagnosi di diabete gestazionale ma gli esiti materno-fetali nei due gruppi sono stati identici.
Significato: Questo studio pragmatico randomizzato, suggerisce che l’impiego del test di screening per il diabete gestazionale a una fase dovrebbe essere preferito in quanto garantisce un maggior numero di diagnosi di malattia rispetto a quello a due fasi.
A cura di Francesco Romeo
29 marzo 2021 (Gruppo ComunicAzione) – Il diabete gestazionale è una patologia comune ed è associato a un aumentato rischio di esiti avversi materni e perinatali. Sebbene gli esperti raccomandino lo screening universale per il diabete gestazionale, manca il consenso su quale dei due approcci di screening raccomandati debba essere utilizzato.
Gli autori di questo recente studio pragmatico randomizzato, pubblicato sul New England Journal of Medicine, hanno confrontato lo screening a una fase (cioè un test di tolleranza al glucosio in cui il livello di glucosio nel sangue è stato ottenuto dopo la somministrazione orale di un carico di glucosio di 75 g a digiuno) con lo screening a due fasi (un test di stimolazione del glucosio in cui il livello di glucosio nel sangue è stato ottenuto dopo la somministrazione orale di un carico di glucosio di 50 g a digiuno, seguito, se positivo, da un test di tolleranza al glucosio orale con un carico di glucosio di 100 g) in tutte le donne in gravidanza che avevano ricevuto cure in due sistemi sanitari. Le linee-guida per il trattamento del diabete gestazionale erano coerenti con i due approcci di screening.
Gli endpoint primari erano: diagnosi di diabete gestazionale, neonati grandi per l’età gestazionale, un endpoint composito perinatale (nati morti, morte neonatale, distocia della spalla, frattura ossea o paralisi del nervo brachiale o della mano correlata a lesioni alla nascita), ipertensione gestazionale o preeclampsia e taglio cesareo primario.
Un totale di 23.792 donne è stato sottoposto a randomizzazione. Il 66% delle donne nel gruppo a una fase e il 92% di quelle nel gruppo a due fasi hanno aderito allo screening assegnato. Il diabete gestazionale è stato diagnosticato nel 16,5% delle donne assegnate all’approccio in una fase e nell’8,5% di quelle assegnate all’approccio in due fasi (rischio relativo non aggiustato, 1,94; IC 97,5%, da 1,79 a 2,11). Nelle analisi intention-to-treat, le rispettive incidenze degli altri esiti primari erano le seguenti: neonati di grandi dimensioni per età gestazionale, 8,9% e 9,2% (rischio relativo, 0,95; IC 97,5%, da 0,87 a 1,05); esito composito perinatale, 3,1 e 3,0% (rischio relativo, 1,04; IC 97,5%, 0,88-1,23); ipertensione gestazionale o preeclampsia, 13,6 e 13,5% (rischio relativo, 1,00; IC 97,5%, 0,93-1,08); e taglio cesareo primario, 24,0 e 24,6% (rischio relativo, 0,98; IC 97,5%, 0,93-1,02).
Nonostante il maggior numero di diagnosi di diabete gestazionale con l’approccio a una fase rispetto all’approccio a due fasi, non c’erano differenze significative tra i gruppi nei rischi di esiti primari relativi alle complicanze perinatali e materne.
N Engl J Med 2021; 384:895-904
AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.