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Effetti di empagliflozin su sintomi, stato di salute e qualità di vita in pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca acuta: risultati del trial EMPULSE

Punti chiave

Domanda: Ci sono benefici in termini di qualità della vita derivanti dall’inizio precoce del trattamento con l’SGLT2 empagliflozin in pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca acuta scompensata?

Risultati: L’inizio del trattamento con empagliflozin con una mediana di 3 giorni dopo il ricovero ha portato a una maggior sopravvivenza, meno ricoveri e miglioramenti nella qualità della vita.

Significato: Sebbene i benefici degli inibitori SGLT2 nell’insufficienza cardiaca cronica fossero già ben stabiliti, altri dati clinici riportati da lavori scientifici avevano sostenuto l’inizio della terapia farmacologica non appena i pazienti ospedalizzati fossero stabili, ma senza i dati per sostenere tale raccomandazione fino allo studio EMPULSE.


A cura di Gemma Frigato

19 aprile 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Una nuova analisi, pubblicata recentemente su Circulation da Mikhail N. Kosiborod (University of Missouri-Kansas City, Kansas City, MO, USA e University of New South Wales, Sydney, New South Wales, Australia) e coll., ha approfondito il tema della qualità di vita percepita (in base al Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire (KCCQ) tra i pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca (HF, heart failure) acuta scompensata e in terapia con empagliflozin, un inibitore del cotrasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2). I pazienti hanno riportato un miglioramento di un’ampia gamma di esiti dello stato di salute già 15 giorni dopo la somministrazione del farmaco rispetto a quelli trattati con placebo.

I ricercatori dello studio EMPULSE hanno randomizzato 530 pazienti a empagliflozin 10 mg una volta al giorno o placebo e li hanno seguiti per 90 giorni, utilizzando come endpoint composito la mortalità, la frequenza degli eventi HF, il tempo al primo evento HF e la variazione del punteggio della qualità della vita (QoL, quality of life) rispetto al basale.

La popolazione dello studio comprendeva pazienti con e senza frazione di eiezione (EF, ejection fraction) ridotta, diabete o HF de novo o cronica scompensata. Al basale, i pazienti con KCCQ peggiore erano più giovani e avevano maggiori probabilità di essere donne o non caucasici e di avere diabete e HF scompensata. Le risposte al KCCQ monitorate nello studio a 15, 30 e 90 giorni comprendevano il punteggio dei sintomi fisici, il punteggio di limitazione fisica, la QoL, il punteggio di limitazione sociale, il punteggio di riepilogo clinico (inclusi sintomi e limitazioni fisiche) e il punteggio riepilogativo complessivo, che include tutti i domini.

Rispetto al placebo, i pazienti nel gruppo empagliflozin hanno comunque avuto un maggiore miglioramento del punteggio totale dei sintomi a 15 giorni, con una differenza tra i gruppi di 5,35 punti (p <0,01) e una differenza di 4,45 punti a 90 giorni (p = 0,03). Pattern simili sono stati osservati per gli altri domini KCCQ, con una differenza di 4,40 punti sul punteggio di riepilogo (p = 0,03), 4,85 punti al punteggio di riepilogo clinico (p = 0,02), 4,80 punti al punteggio delle limitazioni fisiche (p = 0,05) e 4,66 punti sul punteggio QoL (p = 0,04), tutti con evidenza di beneficio entro 15 giorni e beneficio sostenuto a 90 giorni.

I risultati di un aumento del beneficio con empagliflozin sono stati coerenti in vari sottogruppi demografici e clinici, indipendentemente dallo stato dell’HF, dallo stato dell’EF (conservata o ridotta) e dal punteggio totale dei sintomi KCCQ al basale.

Tuttavia, un’analisi dei responder per il deterioramento totale del punteggio dei sintomi KCCQ e i miglioramenti a 90 giorni mostravano un trend verso un vantaggio per empagliflozin, ma non raggiungevano la significatività statistica. Gli autori comunque concludono che i pazienti dimessi a domicilio con un inibitore SGLT2 hanno un’alta probabilità di continuare ad assumerlo dopo il ricovero in ospedale per HF, mentre quelli dimessi a casa senza uno di questi farmaci è molto improbabile che ricevano una prescrizione per un inibitore SGLT2 come pazienti ambulatoriali. Anche il fatto che il beneficio si manifesti così precocemente è molto importante e rappresenta un richiamo ai medici, compresi i cardiologi, affinché inizino a prescrivere tali agenti farmacologici.



AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.