Complicanze del diabete: andiamo all’osso!
A cura di Gisella Boselli
29 gennaio 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Da diversi studi emerge come fra gli organi bersaglio del diabete sia da includere anche l’osso: la fragilità ossea rappresenta, infatti, una delle possibili complicanze di malattia, sia nei pazienti con diabete tipo 1 (DT1), sia con diabete tipo 2 (DT2). L’analisi dei dati raccolti dai principali studi condotti sul tema mostra infatti che le persone con diabete hanno un aumento pari circa al 30% del rischio di incorrere in qualsiasi tipo di frattura rispetto alle persone non diabetiche. Il rischio aumenta ancor di più se si considera la sola frattura di femore e se sono presenti ulteriori fattori di rischio come la lunga durata di malattia, la storia di scarso compenso glicometabolico, la presenza di complicanze croniche (retinopatia e neuropatia in primis), pregresse fratture da fragilità o l’utilizzo di specifici farmaci.
Perché l’osso, in presenza del diabete mellito, diventa più fragile?
Il tessuto osseo, contrariamente a quanto si può pensare, è un tessuto estremamente dinamico che viene continuamente rimodellato e la cui struttura varia sulla base dell’influenza di moltissimi stimoli. La resistenza del tessuto osseo è condizionata principalmente da due aspetti:
- la “quantità di osso”, espressa dalla densità minerale ossea, che si può misurare attraverso un esame radiologico specifico chiamato dual energy X-ray absorptiometry (DEXA);
- la “qualità dell’osso”, determinata dall’andamento dei processi di rimodellamento, dalla disposizione delle trabecole che ne compongono la parte più interna, dalle caratteristiche delle cellule e della matrice extracellulare, dalla salute dei vasi coinvolti nell’irrorazione. Questi aspetti, che sono molteplici e complessi, possono anch’essi essere valutati con alcuni esami mirati quali, ad esempio, l’analisi dei marcatori di rimodellamento osseo e il Trabecular Bone Score (score in grado di valutare la microarchitettura ossea che viene acquisito mediante l’esame DEXA).
Gli studi mostrano una riduzione della densità minerale ossea nel DT1, probabile conseguenza della carenza, fin dalla giovane età, dell’insulina, ormone fondamentale nel determinare il picco di massa ossea giovanile. Nelle persone con DT2, invece, la densità minerale ossea risulta essere leggermente aumentata rispetto a quelle non affette da diabete; l’osso è comunque più fragile perché di qualità alterata, come accade peraltro anche nel DT1. Diversi aspetti concorrono a compromettere la qualità dell’osso; ad esempio, l’alterazione della vascolarizzazione e l’iperglicemia riducono il rimodellamento osseo e questo porta all’accumulo di microdanni e a modifiche della microarchitettura, inoltre l’iperglicemia cronica porta a glicosilazione (aggiunta di zuccheri) alle proteine della matrice che cambiano le proprie caratteristiche meccaniche rendendo l’osso meno resistente.
In base alla storia personale di ciascun paziente, il diabetologo valuterà se sia opportuno o meno chiedere esami di secondo livello che indaghino in modo più approfondito la salute dell’osso, sceglierà quali farmaci utilizzare nella terapia del diabete e con quali obiettivi glicemici e – nei casi più critici – se avviare terapie specifiche che rafforzino l’osso.
Quali abitudini sono fondamentali per ridurre al minimo il rischio di frattura?
- Fare regolarmente attività fisica, in particolare combinando sia esercizi di forza sia di resistenza: questo tipo di attività aiuta a mantenere un buon controllo delle glicemie, a garantire muscoli forti (con conseguente riduzione del rischio di caduta) e rappresenta inoltre uno stimolo riattivante per il rimodellamento osseo.
- Seguire un’alimentazione equilibrata, in particolare includendo un adeguato introito di calcio (latte e latticini, acque a elevato contenuto di calcio) e vitamina D (pesce, uova, formaggi); assumere eventuali integrazioni di calcio e vitamina D se prescritte dal medico.
- Ridurre il più possibile il rischio di caduta, anche attraverso gesti semplici come quelli di portare scarpe comode, eliminare tappeti o altri oggetti in cui è possibile inciampare, monitorare e correggere sempre le ipoglicemie.
- Riferire al diabetologo eventuali fratture, soprattutto se non conseguenti a forti traumi, ma anche se si ha la sensazione che la propria altezza si sia ridotta, se ci sono stati importanti dolori alla colonna, in particolare come conseguenza di sforzi fisici, e se si sono verificate fratture di vertebre o di femore in famiglia. In questo modo il diabetologo sarà sempre aggiornato sul rischio di nuove fratture e interverrà di conseguenza.
- Prendersi cura del diabete: meglio si controlla il diabete, meno danni questo potrà fare alle ossa!
Bone fragility in diabetes: novel concepts and clinical implications
Lancet Diabetes Endocrinol 2022 Mar;10(3):207-220