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Efficacia della supplementazione di vitamina D sul controllo glicemico nel diabete tipo 2: una revisione sistematica aggiornata e una metanalisi di studi clinici randomizzati controllati

Punti chiave

Domanda: L’integrazione della vitamina D può avere effetti positivi sul controllo glicemico nei soggetti con diabete tipo 2?

Risultati: Una revisione sistematica con metanalisi condotta su 39 trial randomizzati e 2982 pazienti con diabete di tipo 2 conferma che è possibile ottenere una riduzione significativa dei valori di emoglobina glicata (-0,30%, IC 95% da -0,43% a -0,18%), glicemia a digiuno (-8,8 mg/dl, IC 95% da -12,4 a -5,0 mmol/l) e indice di insulino-resistenza HOMA (-0,39, IC 95% da -0,64 a -0,14) con una supplementazione di vitamina D ad alte dosi per breve tempo, soprattutto se in soggetti sovrappeso-obesi in stato di carenza vitaminica e scompenso glicemico.

Significato: I risultati di uno studio recente chiariscono finalmente una tematica da tempo considerata controversa a causa dell’eterogeneità metodologica degli studi condotti, già numerosi, sull’associazione tra supplementazione di vitamina D e controllo glicemico.


15 ottobre 2024 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Francesco Fasulo e Marina Valenzano

Che cosa si sa già? Studi epidemiologici precedenti suggeriscono che esista un’associazione negativa tra bassi livelli di 25(OH)D3 e metabolismo glicidico, con un aumento del rischio di progressione verso il diabete o scarso compenso di malattia già nota. Numerosi studi e metanalisi sono stati condotti per indagare l’efficacia della supplementazione con vitamina D nel migliorare il controllo glicemico, ma i risultati sono stati spesso controversi o inconcludenti, a causa delle molteplici scelte metodologiche adottate nei progetti di ricerca. Dal punto di vista fisiopatologico, la vitamina D può influenzare la capacità secretiva e la preservazione delle β-cellule attraverso vari meccanismi, tra i quali ricordiamo il legame con recettore per la vitamina D (VDR) che condiziona il trasporto del glucosio, la regolazione dei livelli di calcio intracellulari, l’immunomodulazione e la riduzione dell’infiammazione insulare.

Quali sono le nuove evidenze? L’articolo riporta i risultati di una nuova revisione sistematica, con metanalisi, che riesamina l’argomento. Sono stati selezionati 39 trial clinici randomizzati controllati (RCT) rispetto a placebo, pubblicati fino al 20 giugno 2023 su PubMed, EMBASE, Web of Science e Cochrane Library, che hanno coinvolto 2982 soggetti. I criteri di inclusione degli studi prevedevano: soggetti di età adulta, diagnosi di diabete tipo 2 (DT2), osservazione di almeno 2 mesi con disegno RCT, indicazione della posologia di vitamina D giornaliera o settimanale, outcome clinici comprensivi di glicemia a digiuno (FBG), HbA1c, indice di insulino-resistenza HOMA (HOMA-IR), insulinemina a digiuno.

I gruppi di trattamento con vitamina D hanno ottenuto una differenza media ponderata (WMD) di FBG pari a -8,8 mg/dl (IC 95% da -12,4 a -5,0 mg/dl), di HbA1c -0,30% (IC 95% da -0,43% a -0,18%), di HOMA-IR -0,39 (IC 95% da -0,64 a -0,14]) e dei valori di insulinemia a digiuno -1,31 μIU/ml (IC 95% da -2,06 a -0,56 μIU/ml).

Inoltre, è stato rilevato che gli effetti della supplementazione di vitamina D sul controllo glicemico dipendono dal dosaggio e dalla durata della supplementazione, dai livelli basali di 25(OH)D3 e dall’indice di massa corporea dei pazienti con DT2. In particolare, l’utilità della supplementazione di vitamina D è più evidente nei soggetti con documentata carenza di 25(OH)D3, obesi, con HbA1c ≥8% al baseline. Infatti, i livelli ematici di 25(OH)D3 ottenuti in caso di obesità sono generalmente inferiori rispetto a quanto osservato nei soggetti normopeso e sovrappeso (42 vs 49 e 45 nmol/l), dal momento che la vitamina D viene immagazzinata e “sequestrata” nella massa grassa. Inoltre, è stata descritta una tendenza all’aumento dei valori di ormone paratiroideo nei pazienti obesi che può contribuire alla riduzione dei valori di 25(OH)D3 stimolandone la conversione nella forma attiva 1,25(OH)2D3. Per tali motivi, per ottenere livelli ematici terapeutici è necessario fornire dosi 2-3 volte superiori nei soggetti sovrappeso-obesi. Nello specifico, dosi giornaliere di colecalciferolo >2000 UI correlano con un marcato miglioramento nel controllo glicemico che è più evidente se la durata della somministrazione non supera le 12 settimane.

La revisione sistematica presenta notevoli punti di forza: ad esempio è stato confermato l’incremento dei livelli sierici di 25(OH)D3 a seguito dell’assunzione di integratori e sono state condotte analisi di sensibilità per escludere eventuali bias tra cui quello di pubblicazione positiva. Tuttavia potrebbero ancora essere state trascurate variazioni dei risultati dovute a differenze epidemiologiche delle popolazioni di studio o potenziali interferenze introdotte dallo stile di vita o da altri farmaci sulla supplementazione della vitamina D.

Sintesi dei risultati e commento. L’articolo fornisce un’analisi completa e aggiornata sull’efficacia della supplementazione di vitamina D finalizzata al miglioramento del controllo glicemico nei pazienti con DT2 e si avvale di una metodologia solida le cui conclusioni possono essere considerate affidabili. In particolare, sono stati delineati utili spunti per un uso appropriato della vitamina D nella pratica clinica tra i quali la necessità di:

  • selezionare i pazienti che possono trarre maggior beneficio dal trattamento: gli effetti sono più evidenti nei soggetti obesi con ridotti livelli basali di 25(OH)D3 e scompenso glicemico;
  • proporre supplementazioni adeguate per quantità e durata: 2000 UI di colecalciferolo al giorno per un periodo di 12 settimane sono ritenute sufficienti, sebbene le analisi suggeriscano che dosi più elevate per periodi più brevi potrebbero essere più efficaci.

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PubMed


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