Dormire con un peso
Luca Busetto
ricercatore all’Università di Padova, specialista nel trattamento dell’obesità, membro del direttivo nazionale della Società Italiana dell’Obesità e della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità.
Il rischio principale è addormentarsi alla guida. Il secondo, non meno serio, è il logorio del cuore delle arterie e del polmone. Insomma la sindrome delle apnee ostruttive notturne è un problema serio e anche piuttosto diffuso. Riguarda anche te? Vediamo:
• Sei obeso o francamente sovrappeso ?
• Ti appisoli facilmente durante la giornata?
• Trovi più facile dormire sul fianco o con diversi cuscini dietro la testa e le spalle?
Se hai risposto sì ad almeno due di queste domande vale la pena di continuare a leggere questo articolo perché la sindrome delle apnee ostruttive non è una delle tante sindromi che sembrano ‘inventate’ per dare un nome a quello che capita più o meno normalmente. «La sindrome delle apnee ostruttive è una vera patologia con tanto di sintomi e conseguenze anche serie, ma per fortuna anche di ‘cura’», assicura Luca Busetto, ricercatore all’Università di Padova, specialista nel trattamento dell’obesità, membro del direttivo nazionale della Società Italiana dell’Obesità e della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità.
In cosa consiste la sindrome dell’apnea ostruttiva?
Nelle persone obese o sovrappeso è frequente trovare strati di tessuto adiposo, di grasso insomma, intorno alle vie aeree superiori, tra il palato e la gola, in corrispondenza della faringe. Normalmente l’azione dei muscoli che stanno intorno alla faringe tiene aperte le vie aeree durante il giorno. Di notte però il tono muscolare si riduce e il grasso che ‘pesa’ sullo strato muscolare interrompe il flusso d’aria in entrata. Un po’ come accade quando per scherzo o per sbaglio mettiamo un piede sul tubo di gomma di una pompa e il flusso dell’acqua si blocca.
E cosa succede allora?
La persona va in apnea, letteralmente smette di respirare per alcuni secondi: la concentrazione di ossigeno si riduce e aumenta l’anidride carbonica. A quel punto scattano alcuni meccanismi ‘salvavita’ interni. Una reazione di stress, diciamo quasi di panico, riattiva la pressione e il tono muscolare e le vie aeree si riaprono. Invariabilmente il respiro riprende.
E tutto accade mentre la persona dorme?
Sì, e spesso non si accorge di nulla. Se ne accorge invece la persona che dorme con lui e non lo sente più respirare per alcuni secondi. A dire il vero, qualche volta, dopo un episodio particolarmente prolungato, il paziente si sveglia con la sensazione di soffocare, oppure con la sensazione di aver fatto un incubo.
E quante volte accade questo fenomeno?
Un episodio ogni ora o due è fisiologico, ma è frequente trovare dieci, venti, a volte anche quaranta episodi ogni ora. Praticamente il paziente passa la notte in apnea.
Tutte queste apnee non fanno bene all’organismo immagino.
Più che l’effetto delle apnee va considerato l’effetto dei risvegli. La reazione dell’organismo all’apnea è quella che possiamo provare da svegli che so: quando ci troviamo davanti a pericolo improvviso. La pressione si alza, il cuore batte forte… Proviamo a immaginare cosa succederebbe se questo ci capitasse 100 volte al giorno in rapida successione! Nei casi più gravi l’apnea ostruttiva è associata a un rischio di infarti e di morte improvvisa notturna, molte volte superiore alla media, dovuta probabilmente ad aritmie. Chi ha qualche difficoltà nel controllo della glicemia vede spesso la situazione peggiorare: dal prediabete si passa al diabete e il diabete presente si aggrava, perché ogni risveglio comporta una scarica di ormoni iperglicemizzanti. Abbiamo detto della pressione: la soglia di criticità si supera quando la pressione alta sia del sangue sia all’interno del polmone si cronicizza e finisce con il caratterizzare non solo i momenti di apnea ma l’intera notte e poi anche il giorno.
E tutto questo per un po’ di grasso sul collo…
Non esattamente sul collo, diciamo fra il naso e la gola, all’interno. Esiste però una correlazione per cui chi ha il collo davvero magro, diciamo meno di 40 centimetri, difficilmente ha questa sindrome. Le apnee ostruttive sono frequentissime presso i grandi obesi e frequenti fra gli obesi, ma possiamo trovarle anche fra le persone che hanno semplicemente un po’ di grasso addominale.
C’entra tutto questo con il russare?
In parte. Chi ha la sindrome delle apnee ostruttive di sicuro russa. Chi non russa è molto difficile che abbia la sindrome delle apnee ostruttive. Tuttavia solo una parte di chi russa ha le apnee. Al partner che ci parla di quanto russiamo per notte possiamo chiedere però «Ti capita di non sentirmi più respirare per qualche secondo?». Ecco, quello è un segno da indagare. Un altro segno da indagare è l’appisolamento diurno o la sensazione di dormire meglio seduti che sdraiati, mentre la stanchezza, la scarsa concentrazione e i vuoti di memoria pur tipici della sindrome, non sono specifici.
Bene. Immagino che perdendo peso la sindrome dell’apnea regredisca. Ma esistono altre cure?
Basta una perdita di peso limitata. Spesso basta perdere cinque dieci chili per risolvere anche la sindrome delle apnee ostruttive. Ad ogni modo esiste anche un’altra soluzione: la ventilazione.
Oddio… la bombola di ossigeno come a un moribondo!
No no, nulla di tutto questo. Si tratta di dormire con un tubicino legato a una mascherina ben applicata su naso e bocca, è vero, ma nel tubo non entra ossigeno, quanto normale aria spinta da un ventilatore a una certa pressione. La pressione dell’aria tiene aperta la faringe contrastando la spinta del grasso. Non ci sono bombole, non si insuffla ossigeno o nient’altro, non è nemmeno una respirazione assistita. È semplicemente un modo per tenere aperto l’ingresso della trachea. Questi ventilatori, grandi come dei libri e relativamente poco rumorosi, si chiamano C-PAP. I risultati sono notevoli. Dopo la prima notte la persona si sveglia con la sensazione di aver fatto per la prima volta da tempo un sonno vero, rapidamente recupera concentrazione e buonumore, per non parlare dei miglioramenti metabolici.
Quindi se capisco che ho questa apnea ostruttiva vado in negozio e compro la macchinetta. Dico bene?
No, no, affatto. Se si ha il dubbio di soffrire di sindrome dell’apnea ostruttiva ci si può rivolgere a un Servizio di Medicina interna o se esiste, di obesiologia o a un Centro per la cura del sonno o a un reparto di Pneumologia. Insieme allo specialista si compila un questionario che elenca e valuta la presenza di sintomi. Se i sintomi sono sufficienti a far sospettare una apnea notturna al paziente viene proposto un esame polisonnografico. A casa sua o in ospedale, il paziente passa la notte con dei sensori che rilevano e registrano il flusso di aria al naso e alla bocca, l’ossigenazione dei tessuti periferici e i movimenti espansivi del torace. Se si trova in ospedale vengono registrati anche la pressione, il ritmo cardiaco e l’attività del cervello. A quel punto è possibile fare una diagnosi precisa (esistono delle apnee notturne non ostruttive) e proporre una terapia. Se si decide di provare con un C-PAP il paziente dovrà passare almeno un’altra notte o due in ospedale per ‘tarare’ il sistema.
E il problema è risolto!
No, abbiamo agito solo sulle conseguenze. Il ricorso alla ventilazione riduce la mortalità per ogni causa nei casi gravi (non ha effetti a breve in quelli meno gravi), ma basta interrompere la ventilazione per una notte e la situazione torna esattamente come prima e questo a noi medici non piace. La vera terapia è perdere peso per dormire bene di notte e vivere meglio di giorno.