Tirzepatide ed effetti cardiometabolici protettivi: ci sono differenze nelle diverse sottopopolazioni?
Punti chiave
Domanda: Qual è l’efficacia di tirzepatide nel migliorare i fattori di rischio cardiometabolici in diverse sottopopolazioni di persone con diabete tipo 2?
Risultati: Una metanalisi condotta sui dati di 7805 partecipanti a 7 studi randomizzati controllati ha valutato gli effetti di tirzepatide vs placebo e vs altri farmaci ipoglicemizzanti nel migliorare diversi fattori di rischio cardiometabolici: è stato analizzato l’effetto su singoli componenti della sindrome metabolica (valori aumentati di circonferenza vita, trigliceridi, pressione arteriosa e glicemia a digiuno e valori ridotti di C-HDL), nonché su BMI elevato e presenza di sindrome metabolica (≥3 fattori di rischio cardiometabolici). In una durata media di trattamento di 41 settimane, tirzepatide ha ridotto le probabilità di tutti i fattori di rischio cardiometabolici studiati con efficacia variabile, dal 34% di riduzione delle probabilità di valori ridotti di C-HDL (OR IC 95%66 [IC 95%: 0,52-0,84]) al 96% di riduzione delle probabilità di BMI elevato (OR 0,04 [0,02-0,08]) e al 72% di riduzione delle probabilità di sindrome metabolica (OR 0,28 [0,24-0,33]). L’efficacia superiore di tirzepatide nella risoluzione della sindrome metabolica è stata coerente in tutte le sottopopolazioni demografiche e cliniche, con un’efficacia maggiore nei pazienti con età <65 anni e nei pazienti che al baseline non assumevano SGLT2i (p = 0,008 e 0,009 rispettivamente).
Conclusioni: Questa metanalisi conferma l’efficacia di tirzepatide nel migliorare i fattori di rischio cardiometabolici e risolvere la sindrome metabolica in tutte le sottopopolazioni demografiche e cliniche di persone con diabete tipo 2 analizzate.
15 aprile 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Gisella Boselli
Che cosa si sa già? Tirzepatide, peptide sintetico con duplice attività agonista sui recettori GLP-1 e GIP, esercita effetti benefici pleiotropici sulla salute cardiometabolica, come emerso nei diversi studi clinici randomizzati (RCT, randomized clinical trials) condotti nell’ambito del suo programma di sviluppo clinico, il SURPASS. Per massimizzare i benefici clinici complessivi è tuttavia fondamentale conoscerne l’efficacia su diverse sottopopolazioni demografiche e cliniche: i singoli RCT raramente sono implementati a sufficienza per consentire questo tipo di valutazione, motivo per cui lo studio combinato dei dati dei partecipanti agli RCT svolge un ruolo chiave.
Quali sono le nuove evidenze? Un gruppo di ricercatori statunitensi ha condotto una metanalisi sui dati individuali dei 7805 pazienti arruolati negli studi SURPASS 1-5, SURPASS-AP-Combo e SURPASS J-mono. Questi RCT hanno coinvolto pazienti con diabete tipo 2 (DT2) estremamente eterogenei dal punto di vista fenotipico, di storia di malattia e terapia diabetologica: gli autori hanno pertanto raccolto diversi dati, fra cui età (cut off pari a 65 anni), sesso, popolazioni (bianca, nera, asiatica o ispanica), presenza o meno di obesità, storia di malattia cardiovascolare, scompenso cardiaco, malattia renale cronica e terapia diabetologica in corso (con SGLT2i, GLP-1 RA o insulina). Attraverso un modello a effetti misti è stata valutata l’efficacia di tirzepatide 5, 10 e 15 mg vs placebo, insulina (glargine o degludec) e GLP-1 RA (dulaglutide 0,75 mg o semaglutide 1 mg) nel migliorare molteplici fattori di rischio cardiometabolici: in una durata media di trattamento di 41 settimane, tirzepatide ha ridotto la probabilità di sviluppare tutti i fattori di rischio cardiometabolici analizzati con efficacia variabile dal 34% di riduzione delle probabilità di ottenere un C-HDL basso (OR 0,66 [IC 95%: 0,52-0,84]) al 96% di riduzione delle probabilità di raggiungere un BMI elevato (OR 0,04 [0,02-0,08]) e al 72% di riduzione delle probabilità di sindrome metabolica (MetS, metabolic syndrome) (OR 0,28 [0,24-0,33]). L’aspetto interessante è che l’efficacia superiore di tirzepatide nella risoluzione della MetS è stata coerente in tutte le sottopopolazioni demografiche e cliniche, con un’efficacia maggiore nei pazienti con età <65 anni e nei pazienti che al baseline non assumevano SGLT2i (p = 0,008 e 0,009 rispettivamente). Inoltre, dalla metanalisi è emerso come tirzepatide risulti vantaggioso in termini di risoluzione della MetS già al dosaggio di 5 mg e anche quando confrontato unicamente con farmaci protettivi dal punto di vista cardiometabolico, come i GLP-1 RA.
Sintesi e spunti per la pratica clinica. In sintesi, l’analisi conferma come l’estrema efficacia di protezione cardiometabolica di tirzepatide, emersa negli RCT, sia conservata in tutte le sottopopolazioni demografiche e cliniche coinvolte negli studi. L’insieme di questi risultati supporta il paradigma emergente secondo cui colpire la causa principale delle anomalie cardiometaboliche, invece che gestire i singoli fattori di rischio, possa fornire un approccio più completo per migliorare la salute cardiometabolica.
LEGGI L’ABSTRACT ORIGINALE: JACC. Mar 30, 2025. Published online
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