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Diabete tipo 1 a lenta progressione e sesso femminile possono correlare con alterazioni pancreatiche precancerose

Punti chiave

Domanda: Quali fattori possono predisporre alla comparsa di lesioni precancerose del pancreas nelle persone con diabete tipo 1?

Risultati: Uno studio trasversale condotto su pazienti del database giapponese sul diabete tipo 1 (TIDE-J) ha indagato la correlazione tra i reperti anomali del pancreas rilevati tramite imaging (PAI), che suggeriscono un potenziale precanceroso, e fattori quali il diabete tipo 1 a lenta progressione o a esordio acuto e alcuni parametri clinici come sesso, età, durata di malattia. Sono stati analizzati 167 persone con diabete tipo 1: nei i 13 soggetti PAI-positivi (circa l’8% del campione), il sesso femminile (92,3 vs 53,2%, p = 0,007), il diabete tipo 1 a lenta progressione (69,2 vs 36,4%, p = 0,034) e l’età avanzata erano i fattori prevalenti rispetto a quanto osservato nei PAI-negativi. L’analisi di regressione logistica multivariata ha quindi confermato che il sesso femminile (OR 13,87; IC 95% 1,6-120,1; p = 0,017), il diabete tipo 1 a lenta progressione (OR 5,70; IC 95% 1,46-22,19; p = 0,012) e l’età (OR 1,05; IC 95% 1,002-1,103; p = 0,043) erano effettivamente associati in modo indipendente alla positività per PAI.

Significato: È già ben nota l’associazione fra il diabete tipo 1 e il rischio di insorgenza di alcuni tumori, particolarmente della regione pancreatica. Questo lavoro aggiunge informazioni riguardanti le caratteristiche cliniche delle persone con diabete tipo 1 a lenta progressione che tendono a sviluppare alterazioni di possibile significato precanceroso al pancreas. Se l’evoluzione in senso neoplastico fosse in seguito confermata, la ricerca potrebbe avere implicazioni significative per la gestione clinica delle persone con diabete tipo 1, suggerendo strategie di screening e monitoraggio mirate ad alcuni sottogruppi di pazienti.


21 ottobre 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Giuseppe Frazzetto

CHE COSA SI SA GIÀ? La presenza di diabete si associa a un aumentato rischio neoplastico, con un legame particolare con il cancro al pancreas. Dati metanalitici recenti suggeriscono che le persone con diabete tipo 1 (DT1) abbiano un rischio relativo di cancro al pancreas due volte maggiore rispetto a quelle senza. Inoltre, sono state segnalate lesioni precursore di adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC, pancreatic ductal adenocarcinoma) nel pancreas autoptico di persone con DT1, prevalentemente nella variante a progressione lenta (precedentemente noto come LADA).

Gli organi esaminati presentavano reperti patologici, tra cui lesioni da neoplasia intraepiteliale pancreatica e infezione persistente da enterovirus. Pertanto, i reperti pancreatici anomali all’imaging (PAI, pancreatic abnormal findings on imaging) che suggeriscono un potenziale precanceroso dovrebbero ricevere maggiore attenzione a causa della loro potenziale associazione con il PDAC nelle persone con DT1. Nonostante i fattori di rischio accertati per il PDAC, la prevalenza e le caratteristiche cliniche delle persone con PAI e DT1 sono ancora poco studiate.

QUALI SONO LE NUOVE EVIDENZE? Uno studio trasversale recentemente pubblicato su BMJ Open Diabetes Research & Care da Tomoyasu Fukui (Div. of Diabetes, Metabolism and Endocrinology, Dept. of Medicine, Showa Medical University, Tokyo, Japan) e colleghi ha indagato la frequenza di reperti PAI, rilevati mediante ecografia transaddominale, TC, RM (inclusa la colangiopancreatografia a risonanza magnetica e colangiopancreatografia retrograda endoscopica o ERCP), nelle persone con DT1 arruolate nel database giapponese sul diabete tipo 1 (TIDE-J). Lo studio ha valutato i fattori potenzialmente associati ai PAI tra cui sesso, età, durata del diabete, DT1 a lenta progressione o a esordio acuto, BMI, controllo glicemico valutato tramite HbA1c, livelli di immunoreattività del peptide C (CPR) a digiuno, stato degli autoanticorpi delle isole pancreatiche, come gli autoanticorpi anti-decarbossilasi dell’acido glutammico (GADA), gli autoanticorpi anti-antigene 2 associato all’insulinoma (IA-2A) e gli autoanticorpi del trasportatore di zinco 8 (ZnT8A) e i geni dell’antigene leucocitario umano (HLA) di classe II associati alla suscettibilità al DT1 (ad esempio, aplotipi HLA DRB1-DQB1).

Su un totale di 167 persone con DT1, 13 (7,8%) sono state identificate come PAI-positive (TC 61,5%; RM 30,8%; US 61,5%; ERCP 15,4%). Tra queste, la percentuale di donne era significativamente più alta (92,3%) rispetto a quanto osservato nei casi PAI-negativi (53,2%) (p = 0,007). Allo stesso modo, il DT1 a lenta progressione era più comune tra i casi PAI-positivi (69,2%), mentre il DT1 a esordio acuto rappresentava soltanto il 36,4% dei casi (p = 0,034). I soggetti PAI-positivi erano anche più anziani (59,6 ± 15,1 anni) rispetto a quelli PAI-negativi (47,3 ± 17,1 anni) al momento della diagnosi (p = 0,013). Gli altri fattori esaminati non erano distribuiti in modo significativamente diverso tra i gruppi.

Limiti. Questa indagine, per quanto innovativa, presenta comunque dei limiti considerevoli. In primo luogo, il numero di soggetti analizzato è relativamente piccolo. In secondo luogo, poiché sono state utilizzate come test di screening le metodiche di imaging, la reale prevalenza di PAI potrebbe essere sottostimata o non confermata da un esame istologico (i PAI potrebbero infatti riferirsi a processi di invecchiamento fisiologico o a fattori anatomici correlati al sesso). Infine, lo studio non ha incluso un gruppo di controllo senza diabete per un confronto diretto.

CONCLUSIONI E COMMENTO. I risultati dello studio indicano che il DT1 a progressione lenta potrebbe essere più probabilmente associato a lesioni precancerose rilevanti per il pancreas esocrino, rispetto al DT1 a esordio acuto, specialmente nelle donne. Tuttavia, il meccanismo fisiopatologico alla base della maggiore incidenza di anomalie rilevate dalle metodiche di imaging rimane irrisolto. Sono pertanto necessari ulteriori studi per valutare l’esatto tasso di incidenza di PAI nelle persone con DT1.


LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO ORGINALE: BMJ Open Diabetes Res Care 2025 Sep 15;13(5):e005229

PubMed


 

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