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Metformina in dolce attesa: a che punto siamo?

Punti chiave

Domanda: Quale può essere il ruolo della metformina nella terapia del diabete gestazionale?

Risultati: Una revisione sistematica e metanalisi recentemente pubblicata ha evidenziato che l’uso della metformina nella terapia del diabete gestazionale ha mostrato, rispetto all’insulina, una significativa riduzione del rischio di ipoglicemia neonatale e del rischio di preeclampsia materna, nonché una moderata diminuzione del peso alla nascita. Gli esiti a lungo termine nella prole (massa grassa e percentuale di grasso corporeo) e quelli metabolici materni (prediabete, diabete tipo 2, HOMA-IR) non hanno mostrato differenze significative tra i due gruppi. Tali risultati suggeriscono benefici a breve termine della metformina su alcuni esiti materni e neonatali, con effetti a lungo termine ancora incerti.

Significato: La metformina si conferma un’opzione sicura ed efficace per la gestione del diabete mellito gestazionale, offrendo benefici sul breve termine. Tuttavia, le evidenze sugli esiti a lungo termine, sia per le madri che per i figli, rimangono limitate. Sono necessari ulteriori studi di follow-up estesi per chiarire eventuali effetti metabolici o di sviluppo a lungo termine e consolidare il ruolo della metformina come alternativa terapeutica standard.


30 dicembre 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Olimpia Iacono

CHE COSA SI SA GIÀ? Il diabete mellito gestazionale (GDM, gestational diabetes mellitus) rappresenta un problema di sanità pubblica in crescente aumento ed è associato a complicanze materne e neonatali, come l’aumento del rischio cardiometabolico a lungo termine per madri e figli. Quando le modifiche dello stile di vita non garantiscono un adeguato controllo glicemico, diventa necessario intervenire farmacologicamente: l’insulina rappresenta lo standard terapeutico, ma presenta limiti clinici e gestionali, come il rischio di ipoglicemie, l’aumento ponderale e le potenziali ripercussioni sulla salute mentale della madre, inclusa l’ansia correlata alla gestione dell’insulina.

In tale contesto, la metformina ha suscitato crescente interesse come possibile alternativa terapeutica, grazie alla sua capacità di migliorare la sensibilità insulinica, ridurre la gluconeogenesi epatica e contenere l’aumento ponderale. Permangono tuttavia preoccupazioni circa la sicurezza del farmaco in gravidanza, poiché la metformina attraversa la placenta e può influenzare la programmazione metabolica fetale. Alcuni studi osservazionali suggeriscono infatti una possibile associazione tra esposizione intrauterina alla metformina e un aumento del rischio di obesità nella prole in età pediatrica.

Anche le linee-guida internazionali mostrano ampie differenze sull’indicazione all’uso della metformina nel GDM: l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e l’American Diabetes Association (ADA) privilegiano l’insulina come prima scelta, mentre la Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM), il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) e l’International Federation of Gynecology and Obstetrics (FIGO) considerano la metformina un’opzione di prima linea in casi selezionati.

La metformina rappresenta pertanto un’alternativa promettente rispetto all’insulina nella terapia del GDM; tuttavia, restano preoccupazioni legate al passaggio transplacentare e ai potenziali effetti a lungo termine sulla prole.

QUALI SONO LE NUOVE EVIDENZE? Recentemente Mathilde Louise Saxdorff Brinkmann (Dept. of Clinical Research, University of Southern Denmark, Odense, Danimarca) e colleghi hanno pubblicato su Diabetic Medicine una revisione sistematica e metanalisi per valutare la sicurezza e l’efficacia della metformina nella terapia del GDM, ponendo particolare attenzione agli outcome materni e neonatali e agli outcome a lungo termine sia per le madri sia per i figli.

Sono stati inclusi 10 trial clinici randomizzati condotti fino al 29 agosto 2024. La popolazione di tali studi includeva donne gravide con GDM, l’intervento era rappresentato dalla terapia con metformina nel secondo o terzo trimestre, il confronto prevedeva terapia standard o placebo, e gli outcome riguardavano sia le complicanze materne (come disturbi ipertensivi, terapia farmacologica per iperglicemia, aumento ponderale, modalità del parto) sia quelle neonatali (peso alla nascita, parto pretermine, ipoglicemia, morte neonatale e morte intrauterina), con particolare attenzione all’ipoglicemia neonatale, al peso alla nascita e agli esiti a lungo termine di madri e figli.

Risultati
Le metanalisi hanno evidenziato che, rispetto all’insulina, la metformina:

  • Riduce significativamente il rischio di ipoglicemia neonatale con una differenza di rischio (RD, risk difference) -4,6% e OR 0,65 (IC 95%: da 0,46 a 0,92).
  • Mostra una tendenza a ridurre i nati grandi per età gestazionale (LGA, large for gestational age), con riduzione assoluta stimata del 9,8% e OR 0,87 (IC 95%: da 0,67 a 1,13) non significativa a livello statistico.
  • Riduce modestamente ma significativamente il peso alla nascita con differenze medie -68,96 g (IC 95%: da -108,34 a -29,57).
  • Riduce il rischio di preeclampsia (OR 0,66; IC 95%: da 0,45 a 0,97; RD -1,3%) in modo statisticamente significativo.

Per gli esiti a lungo termine nella prole, come massa grassa e percentuale di grasso corporeo, non sono state osservate differenze significative tra esposizione a metformina o insulina in utero.

Gli esiti metabolici materni a lungo termine (prediabete, diabete tipo 2, HOMA-IR) non hanno mostrato differenze significative fra i due gruppi, indicando effetti limitati e incerti della metformina sul lungo termine.

COMMENTO E SPUNTI PER LA PRATICA CLINICA. La metformina si conferma un’opzione terapeutica promettente per la gestione del GDM, in particolare per la riduzione del rischio di ipoglicemia neonatale e preeclampsia, con un moderato effetto sulla riduzione del peso alla nascita. Tuttavia, è necessario mantenere cautela. Le evidenze sugli esiti a lungo termine sono ancora limitate e la variabilità di parametri chiave, come il peso alla nascita, evidenzia la necessità di ulteriori approfondimenti. Per aumentare la certezza e l’applicabilità dei risultati, gli studi futuri dovrebbero adottare definizioni standardizzate degli esiti, includere popolazioni più ampie e diversificate e valutare gli esiti materni e della prole a lungo termine. Pur mostrando promettenti benefici, l’uso della metformina deve essere interpretato con prudenza fino a quando non saranno disponibili dati più definitivi a lungo termine.


LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO ORIGINALE: Diabet Med 2025 Dec 7:e70173. Online ahead of print

PubMed


 

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