Alla base dei meccanismi di protezione cardiovascolare degli SGLT2i: rimodellamento cardiaco indotto da empagliflozin
Punti chiave
Domanda: Quali sono gli effetti del trattamento con empagliflozin sulla morfologia e la funzione cardiaca, in particolare del ventricolo sinistro, nei pazienti affetti da scompenso cardiaco?
Risultati: La terapia con empagliflozin determina miglioramento dei parametri morfologici e di funzione cardiaca nei pazienti affetti da scompenso cardiaco a ridotta frazione di eiezione.
Significato: Questo studio clinico randomizzato dimostra per la prima volta un’azione di rimodellamento positivo associata alla terapia con empagliflozin che è alla base del miglioramento dell’efficienza cardiaca nei pazienti scompensati.
A cura di Marcello Monesi
23 novembre 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Ampi studi clinici hanno evidenziato la protezione nei confronti dello scompenso cardiaco associata all’utilizzo degli SGLT2-inibitori (SGLTi), nelle persone con e senza diabete mellito. Le basi fisiopatologiche di tali effetti sono ancora oggetto di ipotesi e ricerche ad ampio spettro: un recente studio, presentato alle American Heart Association Scientific Sessions 2020 e pubblicato su JACC identifica, per la prima volta, uno dei possibili meccanismi protettivi per il cuore: la reversione del rimodellamento cardiaco associato allo scompenso.
Nel trial i ricercatori hanno reclutato 84 soggetti non diabetici affetti da scompenso cardiaco a ridotta frazione di eiezione (HFrEF, heart failure with reduced ejection fraction), randomizzandoli a terapia con empagliflozin o placebo per 6 mesi in aggiunta alla terapia medica per lo scompenso ottimizzata secondo le line-guida. L’endpoint primario era costituito dalla valutazione dei volumi telesistolico e telediastolico del ventricolo sinistro, quantificati con la risonanza magnetica cardiaca; gli endpoint secondari hanno valutato le variazioni nella massa ventricolare, della frazione di eiezione e il consumo di ossigeno del miocardio sotto sforzo, oltre alla qualità della vita.
Il gruppo trattato con empagliflozin ha mostrato significativa riduzione del volume telediastolico (-25,1 ± 26,0 vs. -1,5 ± 25,4 ml, p <0,001) e telesistolico (-2,6 ± 20,5 vs. -0,5 ± 21,9 ml, p <0,001), riduzione della massa ventricolare (-17,8 ± 31,9 vs. 4,1 ± 13,4 g, p <0,001), miglioramento della frazione di eiezione (6 ± 4,2 vs. -0,1 ± 3,9, p <0,001), miglioramento del consumo di ossigeno sotto sforzo e della qualità di vita. Tali dati forniscono l’evidenza di una reversione, mediata da empagliflozin, del rimodellamento cardiaco associato allo scompenso e caratterizzato da dilatazione e ipertrofia ventricolare, che determinano riduzione della frazione di eiezione.
Secondo gli autori della ricerca, nonostante il limite della ridotta numerosità della popolazione studiata, la precoce e netta divaricazione degli outcome tra il gruppo di studio e il controllo, associato all’alta riproducibilità e attendibilità della risonanza magnetica cardiaca evidenziano in modo chiaro i benefici del trattamento con empagliflozin nei pazienti con scompenso cardiaco, indipendentemente dalla presenza di diabete.
J Am Coll Cardiol 2020 Nov 9;S0735-1097(20)37753-6
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