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Ancora dubbi sul ruolo dell’uricemia nello sviluppo di patologia cardiovascolare

A cura di Riccardo Candido

14 luglio 2017 (Gruppo ComunicAzione) – Per valutare i diversi outcome di salute correlati ai livelli sierici di acido urico, Xue Li (Centre for Global Health Research, University of Edinburgh, UK) e coll. hanno condotto una revisione che ha preso in considerazione metanalisi e revisioni sistematiche di studi osservazionali, metanalisi di studi controllati randomizzati e studi di randomizzazione mendeliana. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista British Medical Journal.

Sono stati valutati 57 articoli che riportavano 15 revisioni sistematiche e 144 metanalisi di studi osservazionali, 8 articoli che analizzavano 31 metanalisi di trial clinici randomizzati controllati e 36 articoli che riportavano 107 studi di randomizzazione. Nelle metanalisi degli studi osservazionali non è stata rilevata alcuna associazione significativa tra livelli di uricemia e outcome di salute, anche se cinque associazioni sono state classificate come altamente suggestive nei soggetti con iperuricemia (aumentato rischio di insufficienza cardiaca, ipertensione arteriosa, alterata glicemia a digiuno o diabete, malattia renale cronica, mortalità coronarica). Solo la riduzione di episodi ricorrenti di nefrolitiasi era associata alla riduzione dei livelli di acido urico e l’aumentato rischio di gotta era associata a iperuricemia.

In conclusione, nonostante vi siano numerosi studi in letteratura pubblicati sul tema, prove convincenti sul ruolo dell’iperuricemia esistono solo per lo sviluppo di gotta e nefrolitiasi. Quindi, manca ancora l’evidenza che trattare l’iperuricemia al di fuori di queste due condizioni sia clinicamente indicato.


BMJ 2017 Jun 7;357:j2376

PubMed


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