Apporto di grassi con l’alimentazione tra le persone con diabete tipo 2: analisi dei dati relativi a due studi di coorte
A cura di Alessandra Clerico
15 luglio 2019 (Gruppo ComunicAzione) – L’obiettivo dell’analisi recentemente pubblicata sul BMJ da Jingjing Jiao (Zhejiang University School of Medicine, Hangzhou, Zhejiang, Cina) e coll., un trial di coorte prospettico longitudinale, è stato quello di valutare in persone con diabete tipo 2 la possibile associazione tra assunzione di acidi grassi con la dieta e mortalità sia per cause cardiovascolari che per tutte le cause.
Sono stati presi in considerazione 11.264 soggetti con diabete tipo 2 arruolati rispettivamente nel Nurses’ Health Study, studio condotto tra il 1980 e il 2014, e nell’Health Professionals Follow-up Study, condotto tra il 1986 e il 2014.
Ai partecipanti sono stati somministrati ogni due-quattro anni specifici questionari validati e aggiornati per valutare la tipologia e la frequenza di grassi introdotti con la dieta. L’outcome principale misurato è stato la mortalità totale e la mortalità cardiovascolare.
Durante il follow-up si sono registrati 2502 decessi, comprendenti 646 morti delle quali si è potuto documentare una causa cardiovascolare. Dopo aggiustamento per fattori confondenti mediante analisi multivariata, l’assunzione di acidi grassi polinsaturi cosiddetti PUFA (polyunsaturated fatty acids) paragonata all’introduzione di carboidrati globalmente intesi è risultata essere associata a un più basso rischio di mortalità cardiovascolare; l’hazard ratio tra il quartile a più alto consumo rispetto al quartile a più basso consumo è risultato rispettivamente di0,76 (IC 95% 0,58-0,99; p for trend = 0,03) per i PUFA considerati nell’insieme, di 0,69 (0,52-0,90; p = 0,007) per n-3 PUFA, di 1,13 (0,85-1,51) per l’acido α-linolenico e di 0,75 (0,56-1,01) per l’acido linoleico.
Si è osservata inoltre un’associazione inversa tra mortalità totale e assunzione di PUFA, n-3 PUFA e acido linoleico, mentre l’assunzione di acidi grassi monoinsaturi di origine animale, ma non di origine vegetale, si associava a un più elevato rischio di mortalità totale.
Applicando un modello che ha analizzato gli effetti sulla salute della sostituzione di grassi alimentari con PUFA, sostituendo con PUFA o acido linoleico il 2% della quota energetica introdotta con i grassi saturi, si è evidenziata una riduzione rispettivamente del 13% (HR 0,87, 0,77-0,99) o del 15% (0,85, 0,73-0,99) della mortalità cardiovascolare. Infine, la sostituzione del 2% della quota energetica proveniente da grassi saturi con PUFA è risultata associata a una riduzione del 12% (0,88, 0,83-0,94) della mortalità totale.
Secondo gli autori, nelle persone con diabete tipo 2 un maggior apporto quotidiano di PUFA rispetto a carboidrati o acidi grassi saturi si assocerebbe a una ridotta mortalità sia cardiovascolare che totale. Pertanto, tali dati mettono ancora una volta in luce l’importanza della qualità della dieta per le persone con diabete tipo 2, e in particolare della qualità dei grassi introdotti, al fine di ridurre la mortalità sia cardiovascolare che per tutte le cause.
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