Bassi valori di colesterolo HDL correlano con la nefropatia diabetica
Punti chiave
Domanda: La condizione di dislipidemia con bassi valori di C-HDL può favorire la progressione della malattia renale nelle persone con diabete?
Risultati: Un nuovo studio giapponese ha valutato 1033 pazienti con DT2, seguiti dall’ospedale universitario di Fukushima, provenienti da uno studio di coorte prospettico osservazionale. I partecipanti sono stati seguiti per eventi renali e mortalità per tutte le cause per un periodo mediano di 5,3 anni. I parametri lipidici C-HDL, TG, C-LDL, C-non-HDL e rapporto TG/C-HDL sono stati categorizzati in quartili e valutati utilizzando modelli di rischio proporzionali di Cox, aggiustati per i principali fattori confondenti. Dopo l’aggiustamento multivariato, i pazienti nel quartile più basso di C-HDL (<42 mg/dl) presentavano rischi significativamente più elevati di eventi renali (HR aggiustato 2,61, IC 95% da 1,32 a 5,14) e mortalità per tutte le cause (HR aggiustato 2,27, IC 95% da 1,16 a 4,42) rispetto al gruppo di riferimento (C-HDL 49-58 mg/dl). È stata osservata un’associazione a forma di U tra C-HDL e mortalità per tutte le cause.
Significato: La dislipidemia è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari nel DT2, ma la sua associazione con la progressione della malattia renale rimane non del tutto chiarita e le prove scientifiche relative agli esiti renali complessi sono limitate. Secondo questo nuovo studio, bassi livelli di C-HDL si associano in modo indipendente ad eventi renali e mortalità per tutte le cause.
23 dicembre 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Giuseppe Frazzetto
CHE COSA SI SA GIÀ? La dislipidemia è un fattore di rischio accertato per eventi cerebro-cardiovascolari ed è uno dei fattori di rischio più importanti nei pazienti con diabete tipo 2 (DT2). Alcuni studi precedenti hanno esaminatol’associazione tra livelli di colesterolo HDL (C-HDL) e risultati renali nella popolazione generale e nelle persone con malattia renale cronica (CKD, chronic kidney disease).
Già Bowe et al. hanno riportato che – in un’ampia coorte di veterani statunitensi – livelli più bassi di C-HDL si associavano a un aumento del rischio di CKD incidente, raddoppio della creatinina sierica, riduzione ≥30% del tasso di filtrazione glomerulare stimato (eGFR, estimated glomerular filtration rate) e malattia renale terminale che richiede terapia sostitutiva renale. Analogamente, un ampio studio di coorte, basato sulla popolazione nel Regno Unito, ha dimostrato che livelli più bassi di C-HDL erano indipendentemente collegati allo sviluppo di CKD avanzata, suggerendo un modello di rischio coerente tra diverse popolazioni etniche e geografiche.
Risultati coerenti sono stati osservati anche nelle popolazioni giapponesi. Lo studio Japan Specific Health Checkups ha mostrato che livelli di C-HDL <40 mg/dl erano associati a un aumento del rischio di una riduzione ≥40% dell’eGFR nella popolazione giapponese generale. Inoltre, Tsuruya et al. hanno riportato che negli adulti giapponesi il rapporto trigliceridi (TG)/C-HDL era associato alla progressione della CKD, e Nam et al. hanno dimostrato che nei pazienti coreani con CKD non dipendente dalla dialisi sia i livelli bassi sia quelli alti di C-HDL erano collegati alla progressione della CKD, evidenziando ulteriormente il significato clinico del C-HDL come marcatore di dislipidemia che contribuisce ad esiti renali avversi.
QUALI SONO LE NUOVE EVIDENZE? Nelle persone con DT2, studi recenti hanno riportato un’associazione tra bassi livelli di C-HDL e lo sviluppo o la progressione della nefropatia diabetica (DKD, diabetic kidney disease), definita come la nuova insorgenza o il peggioramento dell’albuminuria e/o una riduzione dell’eGFR a <60 ml/min/1,73 m². Zoppini et al. hanno scoperto che in italiani con DT2 livelli più elevati di C-HDL si associavano a un minor rischio di riduzione dell’eGFR a <60 ml/min/1,73 m². Bassi livelli di C-HDL sono stati anche associati al rischio di nuova insorgenza o peggioramento dell’albuminuria. Russo et al., utilizzando un database di un’ampia popolazione di soggetti ambulatoriali con DT2, hanno riportato che bassi livelli di C-HDL sono associati al rischio di sviluppo di DKD, definita come basso eGFR <60 ml/min/1,73 m² o una riduzione dell’eGFR >30% e/o albuminuria. Una recente metanalisi ha inoltre rilevato una relazione tra bassi livelli di C-HDL e il rischio di riduzione dell’eGFR a <60 ml/min/1,73 m² e/o albuminuria in pazienti con DT2.
CONCLUSIONI. Nel Fukushima Cohort Study, appena pubblicato da Kei Nakada (Dept. of Nephrology and Hypertension, Fukushima Medical University, Fukushima, Japan) e colleghi su BMJ Open Diabetes Research & Care,relativo a oltre 1000 soggetti giapponesi con DT2, bassi livelli di C-HDL sono stati associati in modo indipendente a esiti renali clinicamente significativi, tra cui un calo ≥50% dell’eGFR e l’insorgenza di insufficienza renale, nonché alla mortalità per tutte le cause. I risultati sottolineano il potenziale ruolo del C-HDL quale marcatore prognostico nella stratificazione del rischio dei pazienti con DT2. Gli operatori sanitari potrebbero quindi dover prestare maggiore attenzione ai bassi livelli di C-HDL e la futura ricerca dovrebbe indagare se il trattamento del C-HDL possa migliorare gli esiti renali in tale popolazione ad alto rischio. Sono necessari futuri studi prospettici per determinare se interventi volti ad aumentare i livelli di C-HDL possano portare a migliori esiti renali nei pazienti con diabete di tipo 2.
LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO ORIGINALE: BMJ Open Diabetes Res Care 2025 Dec 3;13(6):e005581
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