Cambiamenti nella composizione muscolare in persone con diabete tipo 2 in trattamento con tirzepatide: un’analisi post-hoc del SURPASS-3 MRI
Punti chiave
Domanda: Il trattamento con tirzepatide ha dimostrato benefici significativi sul peso corporeo e sulla distribuzione del grasso. Tali risultati possono associarsi anche a cambiamenti favorevoli della composizione muscolare?
Risultati: Nel 2019 sono stati individuati 502 partecipanti, già idonei al sottostudio SURPASS-3 MRI, di cui 296 sono stati arruolati; 246 (59,8% maschi) avevano una scansione MRI valida alla settimana 52 e sono stati inclusi nelle analisi post-hoc per vari dosaggi di trattamento con tirzepatide o insulina degludec. Al basale, l’età media complessiva era di 56,0 anni, la durata mediana del DT2 era di 6,7 anni (IQR 3,7-10,7), l’HbA1c media era dell’8,3%, il BMI medio era di 33,4 kg/m² e 76 (30,9%) assumevano un SGLT-2i. Per tutti i gruppi con tirzepatide sono state osservate riduzioni significative, a 52 settimane, dell’infiltrazione di grasso muscolare, volume muscolare e Z-score, verificatesi nel contesto di una significativa riduzione ponderale. Il braccio in terapia con insulina degludec ha riportato un aumento modesto, ma significativo, del peso corporeo e del volume muscolare e nessuna variazione nelle altre variabili.
Significato: Tirzepatide è stata associata a significative riduzioni ponderale negli studi sul DT2 e a un effetto benefico sulla distribuzione del grasso corporeo nel sottostudio SURPASS-3 MRI. Tuttavia, una sostanziale riduzione del peso è spesso associata a depauperamento della massa muscolare. Dimostrare che il trattamento con tirzepatide comporta cambiamenti potenzialmente favorevoli nell’infiltrazione di grasso muscolare e riduzioni del volume muscolare (che sono in linea con la generale associazione tra variazioni del volume muscolare e del peso corporeo) fornisce ulteriori informazioni sulla sicurezza del trattamento e può aiutare gli operatori sanitari nella personalizzazione della terapia per DT2 e obesità.
13 maggio 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Giuseppe Frazzetto
Che cosa si sa già? La massa, la funzione e la composizione del muscolo scheletrico sono state spesso sottostimate nel processo di stratificazione del rischio individuale di progressione della malattia diabetica e delle sue complicanze croniche, principalmente a causa della scarsa disponibilità e degli elevati costi di misurazioni accurate.
Il muscolo scheletrico è la sede del più elevato assorbimento di glucosio insulino-dipendente nel corpo umano. Una ridotta massa muscolare scheletrica e la miosteatosi svolgono un ruolo importante nella patogenesi e progressione del diabete tipo 2 (DT2). Durante l’invecchiamento, si osserva atrofia del muscolo scheletrico (diminuzione annua dell’1-2% della massa muscolare dopo i 50 anni), associata a una riduzione della forza complessiva. È importante sottolineare che non solo gli anziani, ma anche le persone con DT2, presentano un rischio maggiore di perdita di massa muscolare scheletrica. Nelle persone con DT2, un calo ponderale del 5-10% è efficace per migliorare l’iperglicemia, mentre un calo del 15-25% può indurre la remissione della malattia. Per lungo tempo, solo la chirurgia bariatrica si è dimostrata efficace nel raggiungere una perdita di peso duratura di tale portata. Tuttavia, dati recenti hanno indicato effetti benefici simili con il doppio agonista dei recettori GIP/GLP-1 nelle persone obese.
Recenti trial clinici suggeriscono che trattamenti con GLP-1 RA e coagonisti recettoriali GIP/GLP-1 portano a una diminuzione della massa muscolare del 25-39% rispetto alla perdita di peso totale. Pertanto, vi è il timore che con tali trattamenti si perdano notevoli quantità di massa muscolare, con il rischio di indurre sarcopenia e fragilità fisica. Tuttavia, la massa magra, solitamente misurata mediante assorbimetria a raggi X a doppia energia, è solamente una stima approssimativa della reale massa muscolare scheletrica, poiché la massa magra comprende anche l’apporto di organi, ossa, fluidi e acqua nel tessuto adiposo.
Quali sono le nuove evidenze? Un’analisi esplorativa post-hoc del SURPASS-3 MRI ha consentito di descrivere le associazioni tra l’uso del doppio agonista dei recettori GIP/GLP-1 e le variazioni della composizione muscolare (volume muscolare e infiltrazione di grasso muscolare) in persone con DT2. Nel contesto di un significativo caloponderale e di un miglioramento metabolico complessivo, il trattamento con tirzepatide per 52 settimane è stato associato a significative riduzioni dell’infiltrazione di grasso muscolare, del volume muscolare e dello Z-score del volume muscolare. Contestualizzati con i dati longitudinali della UK Biobank, i risultati sembrano essere allineati con l’associazione generale tra variazioni del volume muscolare e peso corporeo, mentre le riduzioni dell’infiltrazione di grasso muscolare sembravano essere maggiori dell’effetto osservato sul peso corporeo. Tali dati suggeriscono una risposta adattativa alla riduzione del peso per il volume muscolare e un effetto potenzialmente positivo sull’infiltrazione di grasso muscolare.
Nel dettaglio, lo studio ha valutato in 296 partecipanti l’associazione tra l’uso una volta alla settimana del doppio agonista dei recettori GIP/GLP-1 tirzepatide (5, 10 o 15 mg) rispetto ad insulina degludec, titolata una volta al giorno, sulla composizione muscolare della coscia (volume muscolare e infiltrazione di grasso muscolare), misurata tramite risonanza magnetica al basale e alla settimana 52 di trattamento, nei partecipanti al sottostudio SURPASS-3 MRI. Gli autori hanno valutato in modo prospettivo lo Z-score del volume muscolare rapportato a sesso, altezza, peso e BMI. Lo Z-score del volume muscolare descrive quanto il volume muscolare in ciascun partecipante allo studio si discosti dal volume muscolare medio tra individui abbinati per sesso e BMI della UK Biobank. Inoltre, gli autori hanno confrontato i risultati sulla composizione muscolare nella coorte SURPASS-3 MRI con le variazioni attese del volume muscolare e dell’infiltrazione di grasso muscolare associate a variazioni ponderali non farmacologiche, utilizzando i dati della UK Biobank. Da tale confronto sono state rilevate riduzioni significativamente maggiori dell’infiltrazione di grasso muscolare con tirzepatide, indicando un effetto positivo di questo trattamento. Le diminuzioni del volume muscolare con tirzepatide erano simili alle variazioni previste e associate a variazioni ponderali, suggerendo che tirzepatide non era associata a un aumento della perdita muscolare in tale popolazione.
Questo studio presenta comunque alcuni limiti, tra cui l’assenza di valutazioni di forza, mobilità e prestazioni fisiche, nonché di risultati a lungo termine. Tra i punti di forza, invece, vi è l’uso della risonanza magnetica (RM), uno dei metodi più accurati e ritenuto gold standard per la valutazione della massa muscolare. A oggi, infatti, la maggior parte degli studi ha utilizzato la DXA a tale scopo, con prestazioni inferiori alla RM, e non era stato possibile escludere con certezza il rischio che la farmacoterapia potesse causare fragilità fisica o sarcopenia.
Conclusioni e spunti per la pratica clinica. I risultati dello studio suggeriscono una risposta adattativa alla riduzione ponderale per quanto riguarda il volume muscolare e un effetto potenzialmente positivo sull’infiltrazione di grasso muscolare a seguito del trattamento con tirzepatide in persone con DT 2 e sovrappeso o obesità. Tali dati supportano i benefici osservati negli studi clinici con tirzepatide e forniscono ulteriori evidenze sui potenziali effetti metabolici di questo doppio agonista dei recettori GIP/GLP-1.
LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO ORIGINALE: Lancet Diabetes Endocrinol 2025 Apr 30:S2213-8587(25)00027-0. Online ahead of print
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