Fumo e mortalità: niente è meglio di poco
Le statistiche dicono che la popolazione statunitense fuma meno rispetto al passato, con conseguenti vantaggi sulla salute. Non è tuttavia chiaro il rischio cardiovascolare delle persone che fumano poche sigarette e non quotidianamente rispetto a chi non ha mai fumato o agli ex fumatori che hanno smesso del tutto. Per fare ciò un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio di coorte prospettico su 505.500 statunitensi, di cui si sono raccolte informazioni sulla salute per 20 anni.
L’analisi dei dati ha evidenziato che i fumatori quotidiani hanno avuto un rischio di mortalità 2,32 volte superiore rispetto ai non fumatori. Per i fumatori non abituali, cioè coloro che non fumano quotidianamente, questo rischio è stato di 1,82 volte superiore rispetto a chi non ha mai fumato. Tale rischio aumenta a partire da un numero di sigarette da 6 a 10 al mese, ed è progressivamente maggiore all’aumentare del loro consumo. I fumatori occasionali hanno inoltre un rischio di mortalità superiore agli ex fumatori abituali che hanno smesso da più di 10 anni.
Se crediamo che una sigaretta ogni tanto non può fare male, questo studio ci smentisce con numeri alla mano. Quando si parla di fumo: niente è meglio di poco!
Dose-Response Association of Low-Intensity and Nondaily Smoking With Mortality in the United States
JAMA Network Open 2020;3(6):e206436