Gli eventi stressanti sono rischiosi per il cuore, anche nelle donne con diabete
Il diabete mellito è, a livello globale, una delle patologie croniche più diffuse e le malattie cardiovascolari, fra cui in modo particolare la cardiopatia ischemica, sono la principale causa di mortalità nelle persone che ne sono affette. Le evidenze prodotte e studiate dalla medicina di genere ci insegnano che le donne in menopausa con diabete tipo 2 hanno un rischio più alto di cardiopatia ischemica e una prognosi peggiore rispetto ai pari età uomini. Ciò determina l’esigenza di comprendere meglio da dove derivi tale eccesso di rischio, tenendo in considerazione anche l’importanza delle relazioni sociali nel determinare gli esiti di salute.
Obiettivo di uno studio condotto da Junmei Miao Jonasson, dell’Università di Goteborg (Svezia), e collaboratori e recentemente pubblicato su Diabetes Care era, per l’appunto, quello di valutare se il pregresso verificarsi di eventi di vita stressanti influenzasse il rischio di malattia cardiaca in donne in menopausa con diabete tipo 2 e se il supporto sociale e/o la presenza di una solida rete sociale riducesse tale rischio oppure le tensioni di carattere sociale lo incrementassero.
5262 donne in menopausa con diabete tipo 2 (incluse in differenti protocolli di studio negli Stati Uniti) sono state seguite in media per quasi 13 anni e 672 di esse (12,8%) hanno sviluppato cardiopatia ischemica. Al momento del reclutamento è stato valutato, mediante apposito questionario, il supporto sociale di cui godevano, è stata valutata la composizione della rete sociale (matrimonio o altra relazione stabile, familiari di primo grado, abitudini religiose, appartenenza ad associazioni, ecc.) ed è stata stimata, sempre attraverso questionario, la presenza di tensioni o problemi sociali. Il pregresso verificarsi di eventi stressanti è stato indagato valutando l’occorrenza di lutti o gravi malattie (marito, partner, familiari vicini), divorzi o separazioni, problemi economici, perdita del lavoro, storia di violenze e altro ancora.
Le donne che avevano vissuto più eventi stressanti presentavano un rischio significativamente più elevato di cardiopatia ischemica rispetto a coloro che non ne avevano avuti o ne avevano di meno, in maniera lineare.
Il grado di supporto sociale e la presenza di tensioni sociali non sembravano influenzare il rischio di patologia cardiaca, mentre l’essere sposate o avere una relazione intima stabile si associava a una riduzione del rischio di cardiopatia. Le donne che hanno riportato di sentirsi amate, anche con livello basso, avevano un rischio minore rispetto a coloro che hanno risposto di no. Una dimensione intermedia della rete sociale sembrava protettiva, rispetto ad una dimensione più piccola o più grande (isolamento nel primo caso? eccessivi obblighi familiari o sociali nel secondo?)
L’associazione tra eventi stressanti e rischio di cardiopatia ischemica può avere alla base differenti meccanismi, come ad esempio alterazioni biologiche legate alla alterata regolazione del sistema nervoso simpatico o semplicemente una minore aderenza ai programmi di cura del diabete e di prevenzione delle complicanze. L’effetto protettivo dell’essere sposate o parte di una relazione stabile potrebbe essere legato a un più attivo supporto nella gestione del diabete nel quotidiano.
Gli autori concludono che il pregresso verificarsi di eventi di vita stressanti può essere considerato un fattore di rischio di cardiopatia ischemica per le donne con diabete tipo 2 in menopausa.
Le donne che presentano tale condizione vanno quindi valutate con grande attenzione dal punto di vista medico (obiettivi di cura focalizzati sulla prevenzione della cardiopatia) e dal punto di vista sociale, considerando che, al di là dei risultati di questo studio, il supporto adatto al momento adatto ha certamente un impatto sulla qualità della vita e sulla qualità della cura del diabete.
Social Support, Social Network Size, Social Strain, Stressful Life Events, and Coronary Heart Disease in Women With Type 2 Diabetes: A Cohort Study Based on the Women’s Health Initiative
Diabetes Care, published online June 4, 2020