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Diabete No Grazie

La dieta chetogenica come terapia nel diabete: perché noi diabetologi abbiamo ancora qualche dubbio

Una dieta in cui si riduce al minimo la quantità di carboidrati (ovvero di zuccheri) sembra essere un’arma formidabile per combattere una patologia la cui stessa definizione diagnostica è un eccesso di zuccheri circolanti nel sangue, ovvero il Diabete. E allora… perché no?

A cura di Fabrizio Diacono

6 marzo 2023 (Gruppo ComunicAzione) – Negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente il numero di persone che, con l’obiettivo di ridurre il proprio peso corporeo (non solo quando eccessivo), ricorre alla cosiddetta dieta chetogenica, ovvero un regime alimentare basato su una drastica riduzione dell’apporto giornaliero di carboidrati (da zero a massimo 50 grammi al dì) favorendo come macronutrienti prevalentemente i grassi e in misura minore le proteine. Tale regime dietetico sbilanciato induce il nostro organismo a ricercare energie alternative facilmente spendibili formando sia dai grassi introdotti, sia dai grassi depositati nel tessuto adiposo delle sostanze, i corpi chetonici, che fungono da supplenti della principale e fondamentale fonte energetica degli esseri viventi: il glucosio.

Negli ultimi 5 anni si è osservata una vera e propria esplosione di studi che hanno testato l’utilità di tale approccio sia nella prevenzione che nella cura del diabete tipo 2 (la forma largamente più prevalente che colpisce gli adulti) e del diabete tipo 1 (forma a minor prevalenza che colpisce prevalentemente in giovane età e che è causata da una drastica riduzione della secrezione di insulina da parte del pancreas).

E dire che la dieta chetogenica è stata ideata oltre un secolo fa come terapia dell’epilessia a supporto della terapia farmacologica, che rimane comunque a oggi fondamentale e insostituibile nel trattamento di tale disturbo neurologico.

Recentemente è stato pubblicato un lavoro che ricapitola tutte le evidenze scientifiche riguardanti la applicazione di tale approccio per trattare le persone con diabete. Quali i risultati?

I casi affetti da diabete tipo 1 trattati con dieta chetogenica in età infantile sono pochissimi: 6 di cui 3 affetti da epilessia appunto. Qualche centinaio invece le osservazioni in soggetti adulti con la stessa patologia. La dieta chetogenica mostrava certamente di ridurre i livelli di glicemia e il fabbisogno di insulina, ma attenzione, in alcuni casi si osservava una riduzione importante dei livelli di glicemia (ipoglicemia) che – come si sa – può avere conseguenze anche gravi e in altri casi, molto più rari, si osservava la complicanza più temibile di questa forma di diabete: la chetoacidosi, ovvero una condizione in cui proprio la coesistenza di corpi chetonici, carenza di insulina ed elevati livelli di glicemia comporta un abbassamento del pH sanguigno con conseguenze potenzialmente gravissime.

Il campo di applicazione più appropriato sembra essere invece quello del trattamento di soggetti con alterazioni della glicemia che precedono il diabete o nel caso del diabete tipo 2. Qui il corpo degli studi a disposizione è molto più ampio; si tratta in vero di molti studi, ma che coinvolgevano poche decine di pazienti ciascuno. La dieta chetogenica, che è stata comparata in molti casi con la dieta standard raccomandata quotidianamente ai nostri pazienti, ha dato risultati sempre, in tutti gli studi, nettamente migliori in termini di riduzione della glicemia, del peso corporeo e migliorando persino i livelli di colesterolo. Ha dimostrato di prevenire in maniera molto efficace l’insorgere stesso del diabete.

 

Dunque, perché no?

Tre sono i punti su cui riflettere.

Primo punto, forse il più sostanziale: affinché una terapia (e la condotta di un sano stile di vita è la terapia fondamentale nel trattamento del diabete) possa venire accolta come raccomandazione da parte dei medici, necessita di studi condotti su campioni di popolazione molto numerosi non solo per essere certi dell’efficacia ma anche della sicurezza di un trattamento. Nel caso degli studi sulla dieta chetogenica i numeri sono ancora insufficienti anche se a onor del vero i segnali sono decisamente incoraggianti.

Secondo punto: la cura delle malattie croniche è un percorso che i pazienti fanno accompagnati dai medici per tutta la durata della loro esistenza dal momento della diagnosi; si tratta dunque di anni, di decenni. L’esperienza con la dieta chetogenica è, sia nella vita comune di chi l’ha praticata, sia negli studi condotti, episodica e di breve durata. L’approccio nutrizionale raccomandato attualmente è quello di una dieta bilanciata con carboidrati a basso indice glicemico maggioritari e una quota minoritaria di proteine e di grassi. Un approccio sostanzialmente adatto alla specie umana in tutte le latitudini e sostenibile, vita natural durante, perché molto affine alla fisiologia della nutrizione umana. Un approccio ampiamente studiato e che nella sua versione più vincente, la dieta mediterranea, ha chiaramente dimostrato, su ampie popolazioni, di prevenire le complicanze e più temibili e mortali del diabete ovvero le malattie cardio-vascolari.

Di qui il terzo e ultimo punto: che riguarda proprio il diabete tipo 2. Negli ultimi anni l’utilizzo di classi di farmaci come gli inibitori della SGLT2 e gli agonisti del recettore del GLP-1 hanno rivoluzionato l’approccio alla cura di questa patologia, dimostrando di prevenire malattie renali connesse al diabete, scompenso cardiaco, eventi cardiovascolari come ictus e infarti e mortalità per eventi cardiovascolari e per tutte le cause, quando utilizzate. Tali benefici sono in parte indipendenti dall’effetto sulla glicemia. Si sottolinea che gli inibitori della SGLT2 possono, in rarissimi casi, favorire la chetoacidosi; dunque, sarebbe quantomeno imprudente utilizzarli durante un regime alimentare chetogenico, gli stessi agonisti del recettore del GLP-1 possono dare effetti collaterali non irrilevanti in regimi alimentari sbilanciati. Ci dovremmo dunque privare di armi formidabili per tutela la salute dei nostri pazienti.

 

In conclusione

Nella medicina, come nella scienza in genere, quello che oggi consideriamo essere l’assunto che più si avvicina alla verità, rimane tale fino a prova contraria. Non è escluso che un giorno studi ampi e ben strutturati possano concretare i segnali attualmente disponibili sui benefici della dieta chetogenica nella cura quantomeno del diabete tipo 2. Vale sempre la pena aspettare. Oggi è ancora troppo presto.


Effect of the Ketogenic Diet on the Prophylaxis and Treatment of Diabetes Mellitus: A Review of the Meta-Analyses and Clinical Trials
Nutrients 2023 Feb; 15(3): 500. Published online 2023 Jan 18