Le automobili rovinano le arterie
Quando arrivò la benzina ‘verde’ ci spiegarono che con essa sarebbe stato risolto il problema dell’inquinamento da gas di scarico delle auto. Non era vero (del resto ci dissero anche che i CD sarebbero stati molto più resistenti del vinile ai graffi e agli urti!). La differenza è semplicemente nel fatto che l’agente inquinante emesso dai motori e dai tubi di scappamento con catalizzatore non si vede. Al posto della nuvola nera, i tubi di scappamento emettono PM 2,5 (microparticelle di ‘particolato’ con meno di 2,5 millesimi di millimetro di diametro), invisibili ma pericolose così come ossidi di azoto.
Le ragioni non sono ancora chiarissime ma è confermato che sul lungo termine l’esposizione a queste polveri finissime è associata all’aterosclerosi e precisamente alla quantità di calcio depositata sulle arterie.
Lo ha stabilito oltre ogni dubbio il Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis and Air Pollution uno studio svolto per 10 anni su 3.500 persone in sei aree metropolitane degli Stati Uniti. Lo spessore dell’arteria carotidea di queste persone, così come la quantità di calcio nelle arterie, sono state misurate all’inizio dello studio e a intervalli regolari. Nello stesso tempo sono stati acquisiti dati per valutare la concentrazione di PM2,5, di ossidi di azoto e di particelle di carbone nelle aree di residenza di queste persone.
La correlazione fra inquinamento e calcificazione delle arterie è stata così forte che è stato possibile definire un rapporto fisso medio fra i due valori mentre la correlazione con lo spessore della carotide non è apparsa significativa.
Association between air pollution and coronary artery calcification within six metropolitan areas in the USA (the Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis and Air Pollution): a longitudinal cohort study. The Lancet. 2016 May 24